Let It Be contiene uno strano e mai discusso errore

Una delle più famose canzoni della storia della musica contiene uno strano errore nella tessitura strumentale, a cui nessuno sembra mai aver fatto caso.

Let It Be
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Apparentemente risuona alla perfezione nelle orecchie di tutti.

Let it be non è solo la canzone per eccellenza dei Beatles, ma una degli emblemi del rock della sua epoca e dell’intera storia del genere. Questo soprattutto grazie alla sua limpida struttura musicale e strofica, basata su un riff di pianoforte e a un ritornello leggendario. Il pianoforte ripete ossessivamente una frase precisa, che contiene il giro armonico del brano nella sua interezza:

Let It Be

Il giro armonico è molto semplice. Inizia infatti sull’accordo fondamentale della tonalità, do maggiore, per muoversi con un cromatismo al basso sulla sua controparte, sol maggiore, ovvero la sua dominante. Il passaggio sul sesto grado porta poi a fa maggiore, il quarto grado, che ci riporta sul primo. Dopo aver riproposto la prima parte del giro la frase termina con una cadenza IV-I, ovvero fa-do. Con le opportune varianti questa successione di armonie è la stessa in tutte le strofe e i ritornelli, il che non si trasforma in monotonia e noia, ma in chiarezza e leggibilità di un pezzo meritatamente fortunato.

Proprio per questo l’errore in Let It Be colpisce particolarmente.

Nel ripetersi sempre uguale della stessa idea musicale, sembra assurdo che nessuno si sia mai accorto di un errore evidentissimo. Dopo il solo di chitarra, quindi nella terza strofa, succede qualcosa di strano nella traccia del pianoforte. Sui versi And when the night is cloudy there is still a light that shines on me/Shine until tomorrow, let it be tutto è nella norma, sotto tutti i punti di vista.

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https://open.spotify.com/track/7iN1s7xHE4ifF5povM6A48?si=qBHwe4xIRYGVS3O6PKC-fg

Quando si passa alla seconda metà della strofa I wake up to the sound of music, Mother Mary comes to me/Speaking words of wisdom, let it be, succede qualcosa. Tra i secondi 2:57 e 2:58, sulle parole Mother Mary, al posto dell’accordo di la minore (cerchiato nell’immagine di cui sopra), eseguito comunque dall’organo di Billy Preston, è possibile udire chiaramente una dissonanza al pianoforte. Si può udire ancora più chiaramente in questa versione senza voci di Let It Be, intorno al minuto 3:01-3:04:

La cosa più assurda non è l’errore in sè, in quanto sono circolati negli anni diversi aneddoti sulle condizioni in cui i Beatles si recavano in studio. Strumenti logori, condizioni psico-fisiche discutibili, e spesso totale confusione su cosa stessero facendo. Tutto ciò sembra davvero un errore, poichè inoltre nelle partiture ufficiali questa “variazione” del pianoforte non è riportata. Ciò che è davvero strano è che nelle diverse remaster del brano questa svista non sia stata corretta in alcun modo. Le ultime infatti, risalenti al 2009 e al 2015, contengono lo stesso difetto dell’originale. Se quindi invece fosse una scelta conscia con un significato preciso?

Come spiegare tutto ciò?

La canzone fu scritta da McCartney come omaggio alla madre defunta dopo che gli comparve in sogno. È lei la Mother Mary a cui si rivolge, che appare a lui in times of trouble. Quindi una possibile spiegazione sarebbe quella che vuole quella dissonanza in corrispondenza dell’ultima invocazione dell’amata mamma, prima che il risveglio li allontani nuovamente. Risveglio che in effetti nel verso precedente viene cantato come accaduto in corrispondenza di un suono (I wake up to the sound of music). Simbolicamente quindi potrebbe rappresentare proprio la rottura dell’incanto, nel complesso del brano sempre uguale a se stesso e nel sogno che lo riavvicina alla mamma.

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Un’altra spiegazione invece vorrebbe quella dissonanza come un punto di riferimento per indicare qualcosa di nascosto. In maniera più o meno dichiarata i Beatles hanno spesso inserito messaggi subliminali nelle loro canzoni, e Let it be potrebbe non sottrarsi al gioco. Poiché spesso queste fantasie sono solo nella testa di chi le immagina, abbiamo preferito non trascrivere quello che abbiamo sentito noi, ma con qualsiasi software di audio editing chiunque può ascoltare il brano in rewind. Così ciascuno potrà trarre le proprie conclusioni riguardo questo strano punto nero all’interno di uno dei singoli più grandi della storia della musica.

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