L’esordio dei Red Hot Chili Peppers, nel 1984, è l’inizio di una carriera incredibile.
Los Angeles, 1984. Una band leggendaria sta per iniziare la propria carriera; anche se naturalmente ancora nessuno sa chi sono i Red Hot Chili Peppers, e cosa diventeranno. Anthony Kiedis, Michael Balzary (Flea), Hillel Slovak e Jack Irons formano la band nel 1983, l’anno precedente, cominciando con piccole esibizioni che sono però strumentalmente già all’avanguardia, unendo rap, funk, rock e punk. Tempo di firmare il contratto e registrare il primo album, però, che Slovak (chitarrista incredibilmente talentuoso ed eclettico) e Ironslasciano la band. Per sostituirli vengono chiamati il chitarrista Jack Sherman e il batterista Cliff Martinez, poi praticamente scomparsi dalla storia della band. La produzione viene invece affidata ad Andy Gill, chitarrista del gruppo post-punk Gang of Four.
Con Sherman e Gill le cose non vanno bene, e Kiedis e Flea non sono soddisfatti delle registrazioni. Le quali, tuttavia, riescono comunque a catturare il nucleo di quello che poi diventerà il loro sound, che qui emerge specialmente in canzoni come Buckle Down, Get Up and Jump, e Police Helicopter. C’è anche il primo grande classico del gruppo, True Men Don’t Kill Coyotes, per il quale viene girato un video promozionale; e ci sono alcuni interessanti esperimenti, come quello di You Always Sing the Same: la velocissima ripetizione del medesimo verso, per pochi secondi di aggressiva canzone.
Ma nel disco c’è molto più di ciò che ci si aspetta: da una parte abbiamo il rap/funk all’origine del sound che porterà i RHCP al successo negli anni successivi, e che si può ascoltare bene in un altro piccolo classico di inizio carriera: Out in L.A. (che darà poi il nome ad una compilation di b-sides pubblicata nel 1994). Dall’altra abbiamo un ammorbidimento e una levigatura del sound sorprendente, che per esempio in Mommy, Where’s Daddy? sfocia addirittura nel jazz, e che in ogni caso lascia spesso spazio a momenti fin troppo rilassati e posati per lo stile dei RHCP. Un altro esempio è la cover di Hank Williams: Why Don’t You Love Me?