Il nuovo film di Roman Polanski, An officer and A Spy, è pronto per essere presentato alla 76a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
La pellicola in competizione ad uno dei più grandi festival della settima arte non sarà però accompagnata dal suo regista.
Molto probabilmente, infatti, Roman Polanski non metterà piede in laguna, causa il rischio di estradizione.
Il regista venne accusato nel 1977 di aver stuprato una ragazzina di tredici anni a casa di Jack Nicholson a Los Angeles. Vista la giovane età della vittima si procedette ad un patteggiamento: questo procedimento modificò l’accusa.
Non si parlò più di stupro, ma di comportamento immorale nell’aver avuto un rapporto sessuale con una minorenne, dando così per scontato che la giovane tredicenne fosse consenziente, sebbene drogata da sostanze stupefacenti.
Roman Polanski venne allora mandato a scontare una pena di 90 giorni a Chino, in California.
Venne però rilasciato dopo 42 giorni, grazie ad una valutazione che chiedeva la condizionale. Quando fu evidente che la richiesta non sarebbe stata approvata, Polanski fuggì a Londra.
Da allora non è più tornato negli Stati Uniti. Evita con accortezza ogni stato che preveda l’estradizione.
Grazie alla sua cittadinanza francese non può essere rispedito negli USA da Parigi, dove trascorre la maggior parte del suo tempo.
Tuttavia, grazie ad un accordo di estradizione stipulato tra Stati Uniti e Italia nel 1983, Roman Polanski rischierebbe di essere arrestato e prontamente rimandato negli Stati Uniti se decidesse di mettere piede su suolo italiano.
Il Festival di Venezia potrebbe dunque rappresentare una sorta di dejà vu per Roman Polanski. Nel 2009 quando si trovava a Zurigo per ricevere un premio alla carriera durante il festival omonimo, il regista venne arrestato dagli ufficiali svizzeri su ordine delle autorità statunitensi.
L’arresto scatenò moltissime reazioni: Harvey Weinstein fece circolare una petizione che venne firmata da moltissimi esponenti della settima arte, tra cui Natalie Portman e Tilda Swinton.
Nella petizione si richiedeva l’immediato rilascio di Polanski, dichiarando che era vergognoso che le autorità utilizzassero un evento culturale per arrestare uno dei più grandi registi contemporanei.
Una petizione che oggi, nell’era del #MeToo difficilmente sarebbe partita e altrettanto difficilmente sarebbe firmata da una Natalie Portman, che oggi è in prima linea nella battaglia per il giusto riconoscimento delle donne, contro le molestie che sono costrette a subire.
Sarebbe allora molto difficile che Roman Polanski trovasse degli alleati, qualora scegliesse di rischiare e presentarsi al Festival di Venezia.
A quanto sembra, però, Alberto Barbera era già preparato alla mancanza di Roman Polanski al Lido: probabile un’apparizione del regista via skype.
Ad oggi la vittima di Roman Polanski ha dichiarato di non portare rancore al regista e di volere solo che il caso venga chiuso definitivamente.