In occasione della prima edizione dell’Alibi Summer Fest di San Severo, abbiamo assistito ad una delle tappe del tour estivo dei Subsonica. Ecco le nostre impressioni.
La musica ha una capacità evocativa ben nota, e gruppi come i Subsonica, che cavalcano la scena da ormai vent’anni, non possono che essere legati a fette di ricordi di una vita passata. Una generazione intera può associarli ai grigi rientri pomeridiani del doposcuola, passati a scrivere i testi di Microchip Emozionale sul diario della Onyx. Insieme ad altre persone con cui abbiamo chiacchierato sotto al palco prima del concerto, sono uscite fuori memorie della vita universitaria o di storie passate che avevano come sottofondo almeno uno dei brani della band torinese.
Praticamente sono di famiglia.
E da qualcuno con cui si ha così tanta confidenza, ci sia aspetta un live show nell’ordinario, qualcosa a cui ci si è già abituati da tempo e che si ha il piacere di riascoltare per puro divertimento. Così, per rivivere magari le sensazioni associate ai ricordi e per stonare a squarciagola i brani più consumati.
E invece no. Nonostante le migliaia di concerti e gli 8 dischi pubblicati , i Subsonica continuano ad affascinare come al primo ascolto. Non una serata nostalgica per adolescenti male invecchiati come ci si aspettava, ma una celebrazione del passato e del presente della band, dove si alternavano brani come Liberi Tutti, Abitudine, L’odore, Aurora Sogna, alle più recenti Punto Critico e Bottiglie Rotte.
Più che artisti, i Subsonica sono dei performer capaci di trasformare il concerto in esperienza come pochissimi altri in circolazione.
Sanno coinvolgere il pubblico , e nonostante le poche presenze registrate in occasione del festival, non abbiamo visto una sola persona immobile durante in concerto. “Due o tre concerti dei Subsonica a settimana e non avreste bisogno di pagare la palestra“, parafrasando Samuel.
Voci e suoni erano perfettamente calibrate, e creavano una miscela musicale ancora originale ed energica, nonostante la scaletta generosamente piena dei brani più vecchi. Un insieme di teste che si muovevano all’unisono, di voci che cantavano in coro e di sorrisi ed euforia generale: questo è stato il concerto. E descrivere asetticamente quello che abbiamo vissuto sarebbe stato riduttivo.
Il nostro consiglio è quello di assistere ad almeno uno dei loro live, anche se magari il quintetto torinese non vi ha mai detto un granché; vi assicuriamo che è un’esperienza totalizzante che lascerà soddisfatti anche gli animi più critici.
In più va fatta una precisazione: alcuni membri del gruppo sono scesi in mezzo al pubblico alla fine del concerto. Tra loro, la gentilezza disarmante di Max Casacci riteniamo sia tra le cose più degne di essere documentate: non si è limitato a fare foto o a scrivere autografi, ma si è confrontato con i fan su diversi aspetti legati al concerto e alla carriera musicale dei Subsonica.
Ora, noi di concerti ne abbiamo visti tanti, ma così tanta disponibilità da parte di un membro di una band di una certa notorietà non c’era mai capitata di vederla. Quindi grazie Max per aver riportato quella dimensione di umanità alla categoria – spesso inavvicinabile – degli “artisti”.