Men In Black : International, la recensione del film con Chris Hemsworth
Presentato in anteprima al Giffoni Film Festival, il nuovo capitolo della saga Men In Black tenta di rilanciare la posta senza la storica coppia Will Smith - Tommy Lee Jones. Ma ne valeva la pena?
Tra le novità al cinema dal 25 Luglio anche Men In Black: International, quarto capitolo della storica saga, inaugurata nel lontano 1997. Ma se il primo Men In Black era un film dirompente, incredibilmente innovativo nel suo mix di comicità demenziale, fantascienza, action e venature horror, i nuovi capitoli perdono progressivamente mordente. E se questo è vero per Men In Black 2 (2002) e Men In Black 3 (2012), con Men In Back: International tocchiamo probabilmente il punto più basso della saga. Il quarto capitolo del franchise non è propriamente un reboot, eppure tenta di rifondare il mito con una nuova coppia di agenti, che arriva direttamente da Thor Rognarock: Chris Hemsworth e Tessa Thompson.
Certo, anche solo immaginare Men In Black senza Will Smith e Tommy Lee Jones era impresa ardua. Ma gli autori di Men In Black: International hanno scelto una chiave praticamente indifendibile: giocare al ribasso.
Dopo anni inutili di tentativi, Molly trova finalmente la sede dei Men In Black a New York. La direttrice Agente O (Emma Thomson) decide di premiare quest’intraprendente ragazza. Per il suo periodo di prova, la nuova Agente M dovrà raggiungere la sede di Londra, diretta dal celeberrimo Agente T (Liam Neeson). Per entrare subito nel vivo dell’azione, M trova il modo di affiancare l’Agente H (Chris Hemsworth) in una missione insidiosa. Insieme, raggiungeranno Marrakesh per affrontare una coppia di gemelli Hives: perfida razza aliena, in grado di inglobare il DNA delle sue vittime. Tra intrighi, tradimenti e armi di distruzione globale, gli Agenti M e H, con l’aiuto del micro alieno Pawny (Pedino nella versione italiana), hanno ora in mano il destino dell’umanità .
Men in Black: International presenta così una sceneggiatura oltremodo convenzionale, mentre la regia passa da Barry Sonnenfeld a Felix Gary Gray. Non si tratta di un passaggio felice. Il regista di Fast & Furious 8 realizza un prodotto decisamente anonimo, certamente allineato allo stile della saga, ma depotenziato di tutti i suoi elementi più esplosivi. La sensazione è che il nuovo Men in Black : International abbia “normalizzato” la saga in funzione di un pubblico generalista, fatto essenzialmente di famiglie con bambini. Oltre a struttura e personaggi, ridotti a una dimensione elementare, gli alieni diventano improvvisamente meno cruenti, meno spaventosi. Una variante innocua e disneyana di quelle apparizioni mostruose, al limite col Body Horror, che a livello visivo erano un elemento cardine della saga Men In Black.
Tremendamente innocui anche i protagonisti, Tessa Thompson e Chris Hemsworth. Minati da una sceneggiatura inconsistente, per gli Agenti M e H è impossibile reggere il confronto con la coppia formata da Will Smith e Tommy Lee Jones. Un duo iconico, frutto del mix irripetibile tra la comicità irriverente della star diWilly Il Principe di Bel Air e la statura drammatica di un volto simbolo del poliziesco americano.
Tuttavia, se Men in Black: International è al massimo un’occasione d’intrattenimento senza pretese, tra la fine di Agosto e i primi di Settembre il cinema ci riserva ben altre sorprese.