Metal Machine Music è l’album più estremo di Lou Reed. Esperimento artistico o solenne presa in giro? Un po’ tutti e due: vi raccontiamo il perché
Siamo nel 1975. Lou Reed è uno degli artisti del momento, uscito più che bene dalla sua esperienza con i Velvet Underground e popolare grazie ad album come Transformer (1972) e il live Rock ‘n’ Roll Animal (1974). Il suo ultimo album, a quel tempo, è Sally Can’t Dance (1974), lavoro nel quale il coinvolgimento del cantante è stato minimo, e nel quale la RCA, la casa discografica, ha preso il sopravvento nelle operazioni di produzione, con l’intento di elevare il potenziale commerciale di Reed; operazione, questa, peraltro riuscita.
Ma è di Lou Reed che stiamo parlando. Il cantante è profondamente insoddisfatto del risultato di Sally Can’t Dance, e del ruolo passivo da lui giocato. Peggio ancora, la casa discografica preme perché l’artista consegni al più presto il seguito dell’album, per sfruttare il momento favorevole. Sapendo che il contratto impone alla RCA di pubblicare “qualunque” album egli consegni, Lou Reed decide di architettare una complessa vendetta, travestita da opera d’arte.
Metal Machine Music, pubblicato nel 1975 ma presto ritirato dal mercato, è un album di puro sperimentalismo rumoristico. Certo, niente di particolarmente nuovo, in termini di avanguardia (Reed si ispira infatti ai lavori di La Monte Young degli anni ’60), ma sicuramente sorprendente, visto il curriculum dell’artista. Vero, nella discografia dei Velvet Underground si ritrovano diversi esperimenti del genere, con muri di chitarre distorte e feedback assordanti. Ma qui si va oltre: quattro canzoni, di un quarto d’ora l’una, prive di struttura, e composte unicamente da vago rumore.
L’impressione è proprio quella che Lou Reed abbia voluto creare un album appositamente inascoltabile, nel tentativo di spingere la RCA a rompere il contratto con lui. Ma il cantante asserisce che si tratta invece di un esperimento intenzionale, tanto che, a quanto dichiara, sparsi nell’album dovrebbero esserci addirittura dei riferimenti all’Eroica e alla Pastorale di Beethoven, a comprovarne l’alta statura artistica.
Ma vogliamo crederci davvero? Di nuovo: è di Lou Reed che stiamo parlando. Nel frattempo, dopo essere stato in un primo momento, comprensibilmente, bocciato dai critici, Metal Machine Music è stato alquanto rivalutato, specie alla luce di altri lavori sperimentali pubblicati dal cantante in seguito.
Che dire, ecco l’album. Se avete il coraggio di ascoltarlo tutto di fila, a voi le conclusioni finali. Nel frattempo non scordate di seguirci sempre su La Scimmia sente, la Scimmia fa.