I Black Keys mostrano, con Let’s Rock, un disco semplice ma d’impatto, cosa significa fare rock nel 2019.
Come preannuncia il titolo, Let’s Rock dei Black Keys è un disco che vuole essere assolutamente… rock. Dan Auerbach e Patrick Carney vogliono riscoprire la tradizione chitarristica americana, facendo riferimento, quanto basta, alle anime blues e soul della loro terra. La cosa abbastanza sorprendente è che ci riescono più che bene. Non che avessimo effettivi dubbi sull’abilità stilistica del duo. Ma, in un’epoca nella quale, diciamolo, il rock and roll è diventato stantio, ed ogni artista promette “stavolta farò un disco rock” (come un certo Liam Gallagher, per esempio), è bello quando poi qualcuno ci riesce davvero, e senza sbandierarlo tanto.
Let’s Rock riprende il meglio dello stile dell’album classico della band, Brothers (2010), cercando un po’ di passare sopra sia alle facili hit di El Camino (2011), che alle deviazioni più psichedeliche di Turn Blue (2014). Canzoni come Shine a Little Light, Go e Lo/Hi possono soddisfare qualunque fan del genere, proponendo un rock forte, che riesce a non cadere nello scontato, e a suonare comunque fresco e in qualche modo “giovane”, se pur evidentemente radicato nella tradizione.
Altri pezzi, come Tell Me Lies e Every Little Thing, ci girano intorno, con ricorsi per esempio al wah-wah anni ’70. Un caso a parte, poi, il blues rock di Get Yourself Together, forse il pezzo migliore dell’album. C’è spazio anche per il folk, con Sit Around and Miss You. Chiude in bellezza l’ovvio riferimento a David Lynch, Fire Walk with Me, con il ritorno, nel video, di quello che sembra proprio essere il fantastico ballerino che già danzò su Lonely Boy nel 2011.
Particolare da notare è l’assenza, per la prima volta dopo dieci anni, del fedelissimo produttore e quasi terzo membro della band, Danger Mouse. Non si sa perché la band abbia voluto rinunciare allo storico collaboratore, e c’è da decidere se il sound che ne risulta ci piace o meno: più secco, più sporco, meno eclettico e meno pieno. Certamente, con l’assenza del produttore, si assentano in gran parte anche le tastiere.
Particolare, poi, il motivo di ispirazione dell’album: da qui la sedia elettrica in copertina. Si fa riferimento all’esecuzione capitale di Edmund Zagorski, un omicida giustiziato in Tennessee nel 2018. Si tratta della prima condanna a morte con sedia elettrica eseguita negli Stati Uniti fin dal 2012. Prima di morire, sembra che le ultime parole pronunciate dal condannato siano state proprio “Let’s Rock”.
Per tutto l’album, il duo si destreggia tra le canzoni con la maestria e la sicurezza degli esperti del mestiere. Il bello di Let’s Rock, a fine ascolto, sta nella sua semplicità, immediatezza, e soprattutto disinvolta umiltà. A quasi vent’anni di carriera, i Black Keys dimostrano di possedere ancora uno stile solido e preciso, e di essere in grado, pur dopo un noteovle periodo di assenza, di tornare con un disco non pretenzioso, ma potente allo stesso tempo. Imparate, Liam Gallagher e simili: è così che si fa rock.