Se oggi il disastro nucleare di Chernobyl è tornato a essere un tema caldo, è sicuramente merito dell’omonima serie TV scritta da Craig Mazin, stasera in tv su La7.
Come prevedibile, le vicende drammatizzate sullo schermo hanno riacceso l’interesse dell’opinione pubblica attorno a uno degli eventi più catastrofici degli ultimi 50 anni, innescando riflessioni e approfondimenti sulla vicenda, oltre che immediate ripercussioni sul turismo e una vera e propria invasione di Influencer sui luoghi del disastro.
Le curiosità venute fuori dopo la messa in onda della serie TV sono davvero tante – la vicenda dell’eroe che vive con 369 al mese ne è un esempio. Ma nessuna di queste risponde a quella che sembrerebbe essere la domanda più importante di tutte. Che cosa resta di Chernobyl oggi, 33 anni dopo quella terribile esplosione nucleare?
Le conseguenze del disastro nucleare
È inutile negarlo. Gli strascichi di quel 26 aprile 1986 vivono ancora oggi, soprattutto nei luoghi in cui tutto è cominciato.
A differenza di ciò che si potrebbe pensare, non è Chernobyl la città che ha subito le più gravi ripercussioni dovute all’esplosione. Questo primato spetta invece a Pripyat, quella che oggi è a tutti gli effetti una vera e propria città fantasma situata a 3 chilometri dalla centrale. Come in uno scenario post apocalittico, a Pripyat le case sono disabitate e le costruzioni giacciono in balia del trascorrere del tempo. La vegetazione ha invaso ogni anfratto libero e le strade sono popolate da animali selvatici: volpi, lupi, orsi, linci, cinghiali, cavalli e bisonti, che hanno cambiato le proprie abitudini alimentari, ma hanno dimostrato di essere molto resistenti alle radiazioni nucleari. E pensare che un tempo qui vivevano oltre 50.000 persone.
Tutt’altro scenario c’è invece a Chernobyl, dove attualmente abitano circa 500 persone: per lo più anziani fortemente legati alla storia del paese. Negli ultimi anni, la città ha dato degli inconfondibili segnali di ripresa economica: oltre agli introiti provenienti dal cosiddetto Disaster Tourism, proprio accanto al reattore esploso, è stata infatti costruita una centrale solare di 3.800 pannelli, in grado di produrre energia pulita che può alimentare fino a 2000 appartamenti. Un simbolo di rinascita che testimonia il fatto che Chernobyl non vuole arrendersi. Inoltre, nel 2016 è stato costruito un enorme scudo di protezione in acciaio e cemento attorno alla vecchia centrale nucleare. Un gigantesco hangar che permetterà di contenere e monitorare le radiazioni per i prossimi 100 anni.
Ovviamente, i livelli di contaminazione sono ancora molto elevati su tutto il territorio, e le aree all’interno della zona di alienazione – un raggio di 30 chilometri attorno alla vecchia centrale nucleare, istituita subito dopo l’incidente – sono ancora proibite.