Silent Alarm e la paura di crescere

Silent Alarm
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Silent Alarm è il diario personale di un giovane adulto e tutti dovremmo leggerlo

Silent Alarm esce nel 2005, nel picco della popolarità della musica indie mondiale, ma è molto diverso dalle classiche uscite di quegli anni. L’album, opera prima dei Bloc Party, è un disco desolante, freddo, pessimista, con dei rari momenti di leggerezza. Il disco si ispira decisamente alle sonorità cupe dei Cure e dei Joy Division, che stavano ispirando band in tutto il mondo. Tutto il fenomeno indie-post punk di quegli anni, infatti, è dovuto proprio alla loro forte influenza. I Bloc Party quindi si discostano molto dai loro colleghi inglesi, che proponevano un indie decisamente più allegro e colorito. Cosa ha portato quindi un album così diverso dal movimento di quegli anni, ad essere una delle opere più acclamate del primo decennio degli anni 2000?

Unicità del sound

Ascoltare Silent Alarm, ma in generale, tutti gli album dei Bloc Party, permette di capire subito il distacco tra di loro e la scena indie inglese. La band, probabilmente più di ogni altra in quegli anni, ha spinto fortemente la fusione tra l’indie rock, il dance punk e l’elettronica. Anni dopo, su questa scia, altre band come i Foals (con Antidotes, il loro primo album ndr) avrebbero continuato la loro eredità. I primi in assoluto, però sono stati i Bloc Party. Silent Alarm è un disco infatti che vuole essere unico per come suona.

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La formazione originale dei Bloc Party, 2005

I ritmi serrati della sezione ritmica di Matt Tong e Gordon Moakes (batterista e bassista rispettivamente) sembrano quasi stati composti da un programma di produzione musicale per precisione e tempi. Il virtuosismo del chitarrista Russell Lissack, che ha esplorato suoni al limite dei sintetizzatori con un enorme quantità di pedali ed effetti. L’inconfondibile voce di Kele Okereke che passa dal falsetto al cantato normale nel giro di secondi. Questi elementi che potrebbero essere così fortemente in contrasto fra di loro, invece trova un’alchimia unica all’interno del disco. Silent Alarm è pieno di chicche per tutti gli appassionati di musica: i Bloc Party sembrano quasi aver fatto di tutto per fare in modo che l’album suonasse il più eterogeneo possibile.

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Kele Okereke, cantante e principale autore dei testi dei Bloc Party

Canzoni che fanno l’occhiolino all’indie di quei tempi, come Banquet ed Helicopter, due singoloni da radio che sono tra i più amati della band. Momenti di tenerezza con le canzoni This Modern Love ed Here We Are, e momenti di puro pessimismo con Like Eating Glass e Compliments. Senza poi dimenticare momenti di pura aggressività musicale con Luno e Price of Gasoline. Lo stesso Kele ha affermato come il disco volesse essere il più aperto possibile a le influenze di ogni singolo membro della band, dall’elettronica, all’R&B, al rock classico.

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Paul Epworth, produttore dell’album

Il processo di sperimentazione

Silent Alarm, infine, è molto sperimentale. Sia per la fase di produzione, che per la fase di composizione, la band ha sempre cercato le sonorità più disparate. Il merito di questo va a due persone principalmente: Russell Lissack e Paul Epworth, chitarrista e produttore rispettivamente. Lissack, sulla scia di Tom Morello (Rage Against The Machine, Audioslave ndr), ha fatto in modo di creare un sound unico con un massiccio utilizzo di effetti per la chitarra e modificando spesso lo stesso strumento, per renderla il più versatile possibile. Esempi di questo enorme ricerca, lo si può notare già dalla prima canzone Like Eating Glass e il suo riff iniziale.

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L’impressionante pedaliera del chitarrista Russell Lissack

D’altro canto, Paul Epworth, alla sua prima vera prova da produttore non è da meno. Dando molto più spazio alla batteria e al basso nel mixaggio dell’album, gli ha dato una accezione decisamente più dance, rispetto alla predominanza classica della chitarra nel genere indie. In questo senso, infatti, ha seguito quello che era lo stile anni 80′ delle band a cui i Bloc Party si sono maggiormente ispirate. Assurde poi, alcune sue trovate per la produzione dell’album. La più divertente riguarda la canzone Price of Gasoline: per creare un suono simile ad una marcia per tutta la durata della canzone, ha campionato il bassista camminare su due tavole di legno attaccato alle suole delle scarpe. Ora, Epworth è uno dei produttori più richiesti dell’ambiente e ha vinto il premio Oscar per la produzione della canzone Skyfall di Adele.

L’estetica perfetta dell’album

Difficilmente la copertina di un album racconta così bene il contenuto di quest’ultimo. Silent Alarm parla di crescere, di cominciare a capire dove apparteniamo nel mondo e cosa siamo davvero. Il disco racconta di come, dopo la realizzazione di questo cambiamento imminente, il nostro modo di vedere le persone, i rapporti, persino la nostra stessa casa oramai assumono una connotazione meno familiare e destabilizzante. Questo sentimento è già ben individuabile dalla copertina, un desolato paesaggio innevato, con degli alberi spogli che si stagliano in lontananza.

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La foto originale della copertina di Silent Alarm

Il titolo, Silent Alarm, richiama perfettamente la sensazione che ha fatto scaturire tutto il senso dell’album: una sirena afona che riecheggia nella nostra testa quando per la prima volta capiamo cosa significhi vivere nel mondo da adulti. Sappiamo che sta per cambiare tutto, che certe cose che ci siamo goduti fino a quel momento avranno un sapore, un odore e anche un suono diversi, perché cominciamo a capire, seppur solo in parte, come gira il mondo. Sentiamo il pericolo del cambiamento nell’aria. Tutto l’album è strutturato come una guida della band nei confronti dell’ascoltatore nel loro viaggio nella comprensione del cambiamento dell’età adulta, come un immaginario botta e risposta tra la band e chi li sta ascoltando.

Un disco che è un diario che tutti dovrebbero leggere

Se Silent Alarm dovesse essere accostato ad un qualsiasi libro, sarebbe sicuramente Gente di Dublino di James Joyce. Parla di gente paralizzata di fronte al mondo, di tante storie diverse di sconfitta e di pessimismo.

L’allarme silenzioso incombe con la prima canzone Like Eating Glass che inizia con una battuta iniziale di chitarra e di basso, suonata con incessante ritmo, come una sirena che sta avvertendo l’imminenza di un pericolo. La batteria si unisce poco dopo e con essa, Kele Okereke, sveglia l’ascoltatore, che fino a questo momento ha dormito incurante di quello che stava succedendo:

‘’It’s so cold in this house’’

Una semplice realizzazione, una spiazzante frase iniziale, che ben imprime nella testa dell’ascoltatore un messaggio semplice: anche casa tua, prima o poi, non ti darà più il calore che un tempo aveva, perché il mondo esterno, freddo e spietato, il mondo degli adulti che fino a quel momento avevi considerato lontano, si sta delineando come il tuo futuro imminente e non puoi scappare da esso. Questa realizzazione allora comincia a schiacciarti, perché il sentore di non avere scelta ti fa sentire in trappola:

‘’Like drinking poison, like eating glass’’

Oramai non puoi trovare piacere nemmeno nelle cose che hai fatto sempre, anche mangiare diventa una violenza su te stesso, pertanto va trovata una soluzione, che non è così semplice come si crede.

Segue Helicopter, travolgente pezzo con un possente riff iniziale, nel quale Kele sbeffeggia l’ascoltatore, che sta proprio cercando una soluzione:

‘’Are you hoping for a miracle?’’

La reazione alla difficoltà iniziale è quella di aspettare un intervento esterno, ma è necessario capire che non si può sempre sperare in un aiuto risolutore, perché la vita non va così: fin troppe volte i tuoi problemi te li dovrai risolvere da soli senza poter contare su nessuno. L’essere adulti comprende anche questo.

‘’Are you hoping for a miracle? It’s not enough’’

Nemmeno un miracolo può aiutarti, devi solo crescere e affrontare la vita.

Positive Tension, terzo pezzo dell’album, ci fa entrare in un aspetto tipico della vita adolescenziale: la noia e la sensazione di essere bloccati proprio da quest’ultima:

‘’Things replace things, days replace days’’

Lo scorrere del tempo è ripetitivo e incessante, un grigiore assoluto permea la vita di un’intera generazione e da cui non sembra esserci scampo:

‘’And you cannot hide or ever, ever escape’’

E lo lascia con un consiglio:

‘’Play it cool boy’’

Banquet è il singolo più famoso del disco, caratterizzato da questo riff sincopato di chitarra, che lo ha reso un vero e proprio gioiello di produzione musicale ed è il primo pezzo che davvero entra nell’ambito molto delicato delle relazioni che cominciano a mutare con l’acquisizione di una certa maturità. L’ascoltatore si ritrova in una relazione in cui il partner, nonostante l’amore che gli o le viene costantemente dato, non si sente comunque davvero apprezzato:

‘’Why’d you feel so underrated?’’

Crescere significa anche rendersi conto dei propri limiti, certe volte per quanto tu possa fare del tuo meglio, non è detto che ciò venga apprezzato, anche dal nostro stesso partner. Questa presa di coscienza riguardo la relazione, che fino a quel momento non era stato considerato minimamente, fa in modo di portare l’ascoltare a rendersi conto che:

‘’Heaven’s never enough’’

Nemmeno un ipotetico paradiso, che nella cultura comune è sinonimo di soddisfazione eterna, sarebbe capace a soddisfare il proprio partner. E da qui il primo messaggio di speranza dell’album:

 ‘’And if you feel a little left behind, we will wait you on the other side’’

Nonostante tu non possa riuscire a fare ciò che vuoi, potrai sempre trovare qualcuno che ti aspetterà e ti sosterrà, per non farti sentire abbandonato. 

La relazione descritta in Banquet trova la sua conclusione in Blue Light dove i due amanti si sono separati. La canzone descrive la sensazione di melanconia che segue una rottura, che accompagna l’ascoltatore costantemente come un silenzioso compagno di viaggio tra le strade della città:

‘’It will walk you home safe every night’’

L’ascoltatore si chiede se l’altra persona sta soffrendo esattamente come lui, se sta pensando a ciò che ha perso e se tutto questo lo tiene sveglio. Sente nostalgia anche in cose che prima non gli piacevano, tanto è la necessità per lui di ricordare la persona amata. Quando si cresce però, come già più spesso ribadito nel disco, va anche accettato lo stato delle cose:

‘’If that’s the way it is, that’s the way it is’’

La maturità nell’accettare la fine della relazione però, non cambia i sentimenti provati, che vengono riassunti con una potente metafora alla fine della canzone:

‘’You’re the bluest light’’

Molti locali e bar in Inghilterra usano luci blu nei bagni per impedire alle persone di assumere droghe attraverso siringhe, perché questo tipo di luce impedisce la giusta individuazione delle vene (di colore blu): l’ex partner, con la sua presenza, impediva all’ascoltatore di perdere il controllo e, di conseguenza, compiere gesti insulsi e autodistruttivi.

She’s Hearing Voices tocca il delicato tasto dell’utilizzo di psicofarmaci raccontati dalla prospettiva di Kele che parla di una sua amica, la quale soffre di schizofrenia. La canzone descrive con attenzione un attacco isterico della ragazza. Anche la presa di coscienza riguardo le malattie mentali è un passo importante nella crescita personale, nell’accettazione di ciò che siamo.

‘’She go red pill, blue pill’’

Sebbene la scena possa essere inconsciamente collegata a Matrix, Kele descrive l’abuso di farmaci della sua amica che, per cercare di calmare il suo attacco, prende più medicinali assieme.

Dalla desolante situazione di solitudine di una persona che soffre per la sua malattia, si passa ad uno dei momenti più teneri del disco This Modern Love,  che alcuni di noi ricorderemo per essere la colonna sonora dell’ultima puntata della prima stagione di ‘’How I Met your Mother’’. Il titolo è chiaro: descrive una relazione in alcuni suoi aspetti molto personali, in cui troviamo principalmente il punto di vista di Kele, probabilmente per la prima volta in tutto l’album. Lo si nota principalmente per alcuni versi che sembrano cercare di giustificare alcuni comportamenti che potrebbero essere male interpretati dall’altra persona:

‘’Don’t get offended if i seem absent-minded, i get tongue-tied’’

La presenza della persona amata, come abbiamo provato un po’ tutti oramai, ci blocca e ci fa sentire in imbarazzo anche solo a proferire parola talvolta. Il punto di svolta della canzone si trova poco dopo, dove Kele identifica uno dei problemi principali di questi amori moderni: la mancanza di adeguata e costante conversazione tra i due. Troppo presi da cose esterne, cellulari, social network, o qualsiasi altra distrazione, finiamo per perdere la capacità di addentrarci davvero nell’altra persona, cercando di capire cosa gli piaccia o di cosa abbia bisogno:

‘’This modern love breaks me’’

Kele si sente oppresso dalla mancanza di queste cose, volendo cercare di portare la sua relazione ad un livello più alto per entrambi. La canzone allora si conclude con una tenera proposta da parte sua:

‘’Do you wanna come over and kill some time?’’

Vedersi, solo per perdere tempo, senza la necessità di fare qualcosa in particolare, perché l’importante è semplicemente lo stare insieme.

The Pioneers sposta l’attenzione dell’ascoltatore sull’importanza del vedere sempre la vita da da due punti di vista diversi, perché per quanto sia danneggiato qualcosa, il tempo può sempre ripararlo o rimetterlo insieme:

‘’All you need is time’’

Un messaggio di speranza importante per chi si affaccia al mondo senza essere davvero consapevole di come si possono evolvere le cose e vede solo il bicchiere mezzo vuoto. Il tempo, eventualmente, sana ogni ferita.

Price of Gas è un pezzo molto politico che si discosta parecchio tematicamente dall’album, essendo essenzialmente una previsione di una ripresa economica per quanto riguarda il prezzo della benzina. Ci sono alcuni riferimenti storici interessanti e va anche riconosciuto la genialità della produzione.

Segue Here We Are primo singolo dell’album e ultimo vero momento tenero dell’album. La canzone è strutturata come se ci trovassimo proprio nei pensieri di Kele, che mentre ripensa a tutte le promesse non mantenute alla persona amata e sembra di cominciare a capire dove ha sbagliato:

‘’I figured it out, I can see it now’’

Ha finalmente capito dove ha sbagliato e la canzone accompagna questa presa di coscienza con un’esplosione di chitarra e batteria che sembrano descrivere perfettamente quello stato d’animo accesso dalla realizzazione fatta. Sembra la canzone perfetta per un post litigio, che finisce con uno dei due partner che corre dall’altro per scusarsi e cercare di rimettere tutto in ordine. .

Luno è un pezzo trascinato da una travolgente sezione ritmica, che racconta di un immaginario ragazzo, Luno, in preda ad una piena fase di ribellione adolescienziale:

‘’And you’re tired of your mom, and you’re tired of your dad’’

Reprimere il più possibile la figura dei genitori nella propria vita è sicuramente tra le reazioni più comuni, in una fase di teenage angst. Luno per sfuggire a ciò che non gli piace della sua famiglia, ma anche del suo corpo e delle sue relazioni, si getta nella droga. Kele, che si presenta nella canzone come suo amico, cerca di farlo tornare in sé:

‘’Come back to me the way you were, the way you were when we were young’’

Il ricordo di tempi più semplici cerca di essere il perno su cui Kele prova a far forza per provare ad aiutare Luno, che oramai è irriconoscibile.

‘’I’m trying to tell you everything’’

Sta cercando in tutti i modi di farlo risalire a galla, ma la droga lo tiene lontano da lui.

Segue Plans, penultima canzone dell’album, con la quale Kele si rivolge di nuovo all’ascoltatore, il quale posto di fronte alla difficoltà della vita, si sta tirando indietro e sta sprecando tempo:

‘’Wake up dreamer, it’s happening without you’’

Il mondo continua ad andare avanti, nonostante chi rimane indietro per troppa paura di fallire.

‘’We are all scared of future’’

Tutti abbiamo paura di ciò che non sappiamo e conosciamo, ma bisogna continuare ad andare avanti, perché non giova a nessuno rimanere paralizzati.

‘’You kill, or be killed, it’s about progress’’

La dura legge del più forte viene nuovamente messa di fronte agli occhi dell’ascoltatore: bisogna combattere nella vita o soccomberemo perché è così che gira il mondo.

‘’Compliments’’ è la track finale dell’album e si concentra sull’inutilità provata nel fare un lavoro che non ci appaga davvero, un problema che molti giovani adulti riscontreranno sicuramente. Accompagnata da una batteria elettronica, un synth e una chitarra mixate con un volume minimo, la canzone crea un desolato scenario di vita:

‘’We sit and we sigh, and nothing gets done’’

Seduti ad una scrivania, bloccati da un lavoro che non ci piace, sospiriamo e non facciamo nulla che ci possa far sentire davvero qualcosa e inesorabilmente invecchiamo. Con questa immagine nichilista, Silent Alarm finalmente si chiude. Il mondo descritto da questo album è un mondo difficile per chi ci si affaccia per la prima volta dopo aver passato la vita in una beata ignoranza, dovuta agli agi della famiglia o più semplicemente per la mancata maturità classica dell’adolescenza.

Silent Alarm e quello che ci lascia

Silent Alarm è un disco che vuole lasciarci sicuramente con una grossa riflessione da fare: cosa fare quando questa sensazione opprimente ci investe completamente? Il disco non ci da una soluzione, ma ci permette di sviluppare un pensiero a riguardo. La vita merita di essere vissuta affrontando il mondo e le nostre paure nei suoi confronti. Per quanto minuscoli siamo di fronte a certe cose, farsi schiacciare non può mai essere la soluzione. Questa riflessione potrebbe risultare esagerata, se considerata come risultato dell’ascolto di un album indie rock. La musica, però, non va giudicata nell’involucro in cui ci viene presentata, ma solo per il messaggio che vuole inviare. I generi musicali sono solo espressione del periodo in cui gli artisti vivono e non vanno giudicati: il contenuto invece è quello che davvero compreso e snocciolato.

Quest’album vuole essere un punto d’incontro tra tutti quelli che si sentono perduti davanti all’incombere dell’età adulta e a tutte le responsabilità che ne conseguono. Un tentativo così ambizioso, eppure, perfettamente riuscito. Silent Alarm è un diamante sia per i contenuti che per la musica ed è un disco che avrebbe bisogno di essere ascoltato da tutti. A distanza di 15 anni, rimane uno degli esempi più brillanti di genio musicale.

I Bloc Party suoneranno Silent Alarm nella sua interezza al Home Venice Festival, il 14 luglio. La band sta portando in giro l’album già da un anno e noi della redazione li abbiamo già potuti vedere, durante la prima fase del tour. Un live decisamente emozionante e unico. Per tutti gli amanti e non, è un’occasione più unica che rara. Potete trovare qui i biglietti per l’evento.

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