Tolkien e la Storia.
Siamo nel 1785, un contadino passeggia distratto per i campi limitrofi all’antica città romana di Calleva Atrebatum, nell’odierno Hampshire. Ad un tratto, un luccichio attira l’attenzione dell’uomo: è un anello alquanto singolare, più grosso della media e riportante una scritta in latino, che nella nostra lingua suona così “Senicianus vivi nel dio”.
Ma facciamo un passo indietro, fino all’inizio di questa storia. Nel 410 d.c. i romani decisero di abbandonare definitivamente l’isola di Britannia e lo fecero tramite un documento passato alla storia con il nome di “rescritto di Onorio”. Nella missiva dell’imperatore Onorio si “invitava” gli autoctoni a provvedere da soli alla propria sopravvivenza, poiché Roma lasciava per sempre le sponde dell’isola. La scelta dei romani costrinse gli abitanti a riorganizzarsi in fretta e furia, poiché le invasioni barbariche erano costanti e feroci e la sicurezza della popolazione precaria.
Molte città si fortificarono e divennero autonome, ma non tutte. E qui rientra in scena la nostra Calleva Atrebatum. Mentre le altre città misero in opera una nuova forma di organizzazione, Calleva Atrebatum subì un destino profondamente diverso: fu abbandonata completamente, gli abitanti sparirono e nessuno ha mai saputo il perché. In molti pensarono ad una epidemia di peste ma il mistero non fu mai risolto e le leggende intorno a quella città fantasma, nei secoli, divennero molteplici.
A questo punto, torniamo al nostro contadino nell’anno del signore 1785. La scoperta del particolare anello destò l’interesse degli archeologi. Passò un secolo prima che lo sforzo degli scienziati portò ad un’ altra eccezionale scoperta: una tavoletta con su scritto una inquietante maledizione.
“Per il dio Nodens. Silvianus ha perso un anello e ha donato metà del suo valore a Nodens. Fra coloro che portano il nome di Senicianus a nessuno sia concessa la salute fino a che non riporti l’anello al tempio di Nodens”.
La storia che ricaviamo dalla tavoletta è semplice: Silvianus aveva un anello che fu rubato da un certo Senicianus, per vendicarsi, il titolare del “tesoro” scagliò una maledizione sul ladro. Unica condizione per spezzarla: riportare l’anello al tempio sacro dedicato a Nodens, antico dio celtico.
Dopo la scoperta della tavoletta, il mistero si fece sempre più fitto e gli scavi continuarono a lungo. Nel 1929 l’archeologo Sir Mortimer Wheeler riferì la lunga e strana storia ad un certo J. R. R. Tolkien, il resto è storia.
N.B. Non ci sono notizie certe sull’influenza di questa storia sulla fantasia del grande scrittore, ma è una storia che suona così bene, che vogliamo crederci e sognare.
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