Too Old To Die Young: La recensione degli abissi di Nicolas Winding Refn

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Dopo due anni di lavorazione e montaggio e partendo da un’idea per un lungometraggio di 90 minuti, Nicolas Winding Refn realizza assieme allo scrittore di fumetti Ed Brubaker quello che, a detta del regista danese, deve essere considerato come un film di 13 ore. Egli lo definisce “un unico lungo flusso, non assimilabile alla struttura episodica”: Too Old To Die Young o Troppo Vecchi Per Morire Giovani nella sua traduzione italiana.

Ed è impossibile difatti relegare Too Old To Die Young ad un semplice prodotto per il “piccolo schermo”. Questo nuovo tipo di serialità che prende vita grazie ad Amazon Prime Video, che, assieme ad altri servizi di streaming on demand, ha permesso la sperimentazione di serie e film episodici che erano inconcepibili fino a qualche tempo fa (si pensi infatti alla terza stagione di Twin Peaks, a The Terror o alla ancor più recente Chernobyl). Un nuovo tipo di spettacolo nel quale le composizioni delle immagini, le emozioni e lo stile utilizzati hanno soppiantato la narrativa tradizionale televisiva.

Too Old To Die Young

Chiunque abbia familiarità con il regista di Drive, Solo Dio perdona (Only God Forgives) e The Neon Demon ne ritroverà immediatamente gli stilemi in questa nuova serie Prime Video. La narrazione noir nella sua forma più essenziale è cosparsa di molteplici personaggi memorabili, seppur inesplorati, ammutoliti e infine sacrificati. Essi si muovono all’interno di un sottobosco criminale, malvagio e bipolare passando dalla città di Los Angeles fino all’arido e selvaggio Messico. Immersi in atmosfere cupe, soffocanti e prive di speranza, nelle quali si sviluppa una trama ridotta all’osso che sembra non concedere via d’uscita.

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Il tutto amalgamato perfettamente con il classico stile ammaliante del regista: le lunghe e lente scarrellate ipnotiche, il silenzioso lavoro con i primi piani a ridefinire i volti, a dare loro staticità e a ingigantire i suoi personaggi. La sublime fotografia, incantevole con i soliti affascinanti cromatismi accesi, ben si sposa con l’ambientazione e il contesto della trama. E poi le improvvise esplosioni di estrema violenza, senza alcun timore per il grottesco né per gli eccessi. A coronamento, una OST calibratissima e martellante del solito Cliff Martinez, con l’aggiunta di brani di Frankie Miller e dei Goldfrapp.

Too Old To Die Young

Il cast è perfettamente incorniciato da un misto di orrore ed eleganza; a partire dal protagonista Martin Jones (Miles Teller), un poliziotto di Los Angeles che ricalca in toto il silenzioso personaggio di Ryan Gosling (visto prima con Drive e poi in Solo Dio perdona), ridotto a pura fotogenia e partecipe di pochissimi dialoghi; un antieroe contraddittorio che vaga, trascinato dal proprio destino, in un suburbano e deformato universo fatto di vendetta, sangue e redenzione, come se fosse un surrogato di Dio che, piuttosto che perdonare, punisce pedofili, misogini stupratori e feccia criminale di ogni tipologia.

A fargli da mentore è un malinconico ex agente dell’FBI di nome Viggo (John Hawkes), vigilante killer alle dipendenze della mistica Diana (Jena Malone), punitori con la missione di purificare l’America, esattamente come il protagonista. Dall’altro lato troviamo la storia del suo doppio: l’ascesa al tanto bramato potere da parte di Jesus (Augusto Aguilera) figlio di una boss del cartello messicano, Magdalena (Carlotta Montanari), la cui morte causata proprio dal protagonista Martin sarà il fattore scatenante della vendetta, creando così la sua nemesi personale. Ad affiancarlo la bellissima e misteriosa Yaritza (Cristina Rodlo), la sacerdotessa della morte, la sola e vera vendicatrice “divina” assieme a Diana.

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Too Old To Die Young

A Refn non importa di scendere a compromessi con il pubblico “televisivo”, palesando con Too Old To Die Young ciò che i suoi detrattori considerano le sue debolezze e i suoi fan considerano i suoi punti di forza cinematografici. Tuttavia, a parere di chi scrive, se si vuol criticare un eccesso di autocompiacimento registico con un montaggio insolito e poco scorrevole, con qualche personaggio letteralmente tagliato o un passaggio della trama narrativamente discutibile, non si può nemmeno tacere né rimanere indifferenti innanzi alla potenza visionaria ed espressiva pulsante in Too Old To Die Young, nella fascinazione seducente di alcuni personaggi o delle sequenze che si prendono tutto il tempo che vogliono, studiate nei minimi dettagli, dietro le quali si analizza l’America attuale e il violento degrado sociale verso il quale stiamo scivolando. E alla fine si viene inevitabilmente trascinati, senza fiato, nell’abisso apocalittico e senza speranza di Refn.