Perché Jurassic Park è più verosimile dei sequel?

Oggi si celebrano i 27 anni dal rilascio nelle sale Jurassic Park; parliamo del perché sia ancora un punto di riferimento tra le pellicole del genere.

jurassic park
Condividi l'articolo

Oggi si celebrano i 27 anni dal rilascio nelle sale di una delle icone del cinema popolare; parliamo di niente poco meno che Jurassic Park e del perché sia ancora un punto di riferimento tra le pellicole del genere.

Non è un caso, infatti, che i fan più sfegatati nutrano l’opinione che il film del 1993 sia ancora più verosimile rispetto ai sequel della trilogia “World” usciti finora.

Se da un punto di vista, i progressi tecnologici hanno facilitato la realizzazione di titoli particolarmente legati all’uso di computer-grafica e altri effetti speciali, dall’altro non si può negare la minuziosità dei dettagli ad opera della vecchia scuola.

Leggi anche: Il cast originale di Jurassic Park potrebbe tornare in Jurassic World 3

L’utilizzo degli animatronics, in Jurassic Park, è predominante rispetto alle sequenze in cui i dinosauri sono completamente sviluppati al computer. Donald Gennaro, l’irritante assicuratore del parco, non fa una menzione casuale quando si rivolge alla visita presso il laboratorio: “e questi sarebbero, ehm, anima-animatronics?”

No, sono gli scienziati del parco che tra un robot e l’altro, si mescolano alla perfezione nella danza scenografica creata da Spielberg e Crichton. Per chiudere il cerchio della creazione infatti, è impossibile non citare le menti più autorevoli del progetto.

LEGGI ANCHE:  Steven Spielberg ha diretto il primo video musicale della sua carriera: ecco quale [VIDEO]

Innanzitutto, Jurassic Park deve la sua vita a un best seller che è stato scritto da una delle penne più in gamba degli ultimi decenni. Michael Crichton, autore del libro e sceneggiatore dell’adattamento cinematografico, è diventato famoso per la capacità di realizzare testi cristallini, quasi visivi. Altrettanto, deve la sua fama a lavori particolarmente apprezzati che hanno segnato l’avvento di una science fiction più matura e attuale.

Chirurgo di professione e scrittore per pura velleità, Michael Crichton è riuscito comunque a farsi applaudire dalle platee del premio letterario “Hugo”, sempre per Jurassic Park, e ad agguantare anche un Emmy per la serie “E.R. Medici in prima linea”, la celebre serie-tv con George Clooney, sempre tratta da uno dei suoi lavori romanzati (Casi di Emergenza).

Leggi anche: Jurassic World: Camp Cretaceous arriva su Netflix

Un talento per la narrazione insomma, che unito a quello di uno dei più grandi registi viventi della nostra Epoca, ha saputo conciliare una fervida immaginazione con la concretezza dell’audiovisivo.

Grazie alla regia di Spielberg, Jurassic Park ha preso vita attraverso una tecnica a dir poco sorprendente. Due ore e sette minuti in cui le vicende del best seller sono compresse in un tripudio di eccellenza dove la suspense e l’effetto “ohh” fanno da padroni.

LEGGI ANCHE:  Stranger Things 3, Netflix consiglia 8 film da vedere per sopravvivere al finale [Video]

Anche l’ambientazione in cui i personaggi dello storico film si muovono è completamente reale e non è rappresentata in green screen come molte volte succede ai più moderni titoli sci-fi. Le riprese si sono svolte nelle isole hawaiane di Kauai e Oahu, quale modo migliore per rendere realistica Isla Nublar?

Non c’è comunque motivo per togliere credibilità all’utilizzo della CGI anche perché il film diretto da Spielberg detiene il primato di aver mostrato per primo, sul grande schermo, figure poligonali dai movimenti complessi. Prima di Jurassic Park, si erano viste solo le astronavi di Alien – le cui dinamiche erano semplici e lineari.

Sarà per le scelte giuste al momento giusto, sarà per il connubio tra una spiccata capacità narrativa e quella di rappresentarla al meglio sullo schermo che Jurassic Park è una pellicola ancora oggi molto godibile e senza orma di dubbio, qualitativamente una spanna sopra a tanti concorrenti di oggi.

Insomma, il re non è ancora morto, dunque, lunga vita al re. O forse dovremmo dire… Rex?

Continua a seguirci su LaScimmiapensa.com