California. Scotts Valley. Immaginate adesso di essere degli spettatori invisibili di un vertice tra i cervelli dietro a Netflix. L’ufficio è oscurato dalle tende abbassate e si discute niente poco meno che di nuovi modelli d’intrattenimento. A quel punto salta fuori l’argomento del Binge Watching. Qualcuno si alza e afferma: “perché non sviluppiamo un’antologia di cortometraggi super accattivanti e sbalorditivi?”
Dev’essere andata più o meno così quando l’azienda statunitense ha deciso di lanciare uno dei suoi prodotti più originali: Love, Death & Robots. Forte del suo grande successo, la Grande N ha annunciato, giusto qualche minuto fa, che il secondo volume della serie è in dirittura d’arrivo.
Non è servito un comunicato stampa o fare grosse argomentazioni; è bastato mandare un conto alla rovescia sulla pagina Facebook della compagnia, con un collage degli episodi che hanno contraddistinto il capitolo precedente. 5 ,4, 3, 2 e voilà, l’hype è già alle stelle.
Per chi non conoscesse la serie, Love Death & Robots non è un prodotto audiovisivo comune come un telefilm, fatto di episodi a cadenza seriale. Stiamo parlando di una serie antologica, ossia caratterizzata da episodi indipendenti l’uno dall’altro e in questo caso, molto diversificati.
In ogni storia ci troviamo davanti ad ambientazioni, stili e tecniche completamente indipendenti ma che trovano il loro punto di contatto nella visione folle e fuori dagli schemi dei suoi ideatori: David Fincher (autore di Seven, Fight Club, The Social Network) e Tim Miller (regista del primo Deadpool).
Ogni istante di Love, Death & Robots è caratterizzato da una grande unicità. La componente grafica la fa da padroni e propone sequenze davvero mozzafiato. Si va dall’animazione tradizionale alla la computer grafica iper-realistica (in motion-capture) e passando, infine, dalle rappresentazioni caricaturali.
Il prodotto cattura l’essenza del concetto di poco ma buono, si intuisce dal fatto che la durata di ogni episodio è davvero minuta (durano all’incirca come un breve cortometraggio) e forse è proprio questo il suo punto forte: fruire di ogni visione è così piacevole che astenersi dal binge watching, è quasi impossibile.
Ma la sfida che gli autori vogliono proporre non è solo quella di tenere gli spettatori incollati agli schermi, bensì quella di provvedere a un’arte priva di vincoli come la censura. Scoprendo Love, Death & Robots è possibile, infatti, imbattersi in scene di nudo e sesso esplicito per nulla filtrate. Stessa cosa avviene per le sequenze visceralmente violente e senza freni. Probabilmente, sarà così anche nel prossimo volume. E questa è cosa buona e giusta.