Climax, il giusto mix di danza e droga per un film claustrofobico all’inverosimile

Il film uscirà nelle sale italiane il 13 giugno 2019.

Climax
Un frame del meraviglioso intro di Climax
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Citando la Treccani, il climax è “una figura retorica consistente nel passare graduatamente da un concetto all’altro, o nel ribadire un concetto unico con vocaboli sinonimi via via più efficaci e intensi, o più genericam. nel disporre i termini di una frase in ordine crescente di valore e di forza“. In altre parole, è quella figura retorica usata, soprattutto nella letteratura, per aumentare il grado di intensità delle parole. E che di riflesso, rapiscono il lettore. Appurato che il legame tra cinema e letteratura sia tanto saldo quanto indissolubile, è pressoché semplice notare come questa figura retorica propria della letteratura sia parimenti propria della settima arte. E non c’è bisogno di stilare un’infinita classifica dimostrativa di ciò. Basta semplicemente guardare il sesto film del controverso regista franco-argentino Gaspar Noé, Climax, per l’appunto.

Basato su fatti realmente accaduti, la cronaca francese è diventata materiale filmico puro per Noé, il quale, dopo aver scioccato Cannes ’16 con Love, torna con un altro film che idaga i corpi. Qui però, li priva del morboso erotismo colma vuoti e dei viaggi extra sensoriali di Enter The Void. In un certo senso, li fa regredire mano a mano usando l’espediente della danza contemporanea, paradossalmente antica e primordiale come nel Suspiria di Guadagnino.

Climax

Quella che doveva essere una festa pre partenza verso un concorso oltreoceano diventa un vero e proprio incubo. Qualcuno ha versato LSD nella sangria, alcolico che tutti bevono avidamente fino allo sfinimento. Gli attori ci vengono introdotti sin da subito, attraverso una televisione  dove possiamo vedere le loro interviste. Ascoltiamo le risposte ma non tutte le domande, che possiamo solo immaginare. E tutto intorno, vecchie VHS che mostrano tutti i film che hanno chiaramente ispirato Gaspar Noé per questo suo Climax.

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Passa metà film ed ecco i titoli di apertura, anticipati da una ragazza che al centro della pista allarga le gambe e inizia ad urinare. Climax è un film francese, ci tiene a specificarlo Noé. Lui contro tutti, come il suo macellaio di Seul Contre Tous. Inizia la seconda parte, quella perfetta dove il delirio allucigeno prende forma. Ed ecco che si alternano incesti, violenze, deliri tra long take e (falsi) piani sequenza. Sofie Boutella, la protagonista di questo marasma, cerca disperatamente di capire chi abbia messo la droga nella sangria ma l’effetto allucinogeno tocca anche lei. Tutto è in preda al delirio, anche Noé che verso la fine decide di mostrare il tutto capovolgendo la telecamera. Finché non arriverà una luce bianca a spezzare questo incantesimo, o maledizione ad esser precisi. Nulla di esoterico, sia chiaro.

È tutto reale nella sua finzione allucinogena e filmica. Il caso vuole che Noé decida di porre fine a quello che in gergo viene definito “bad trip” con l’inserimento della neve, vista già ad inizio film. I più maliziosi staranno pensando all’uso di neve come slang italiano per definire la cocaina. Ebbene, i maliziosi hanno ragione. Climax si presenta esattamente così. Una pista di cocaina prima della festa, un allucinogeno che causa il bad trip e la cocaina ancora una volta per fuggire dalle suddette allucinazioni. In questo preciso e festaiolo ordine. La costruzione del film rispecchia fedelmente l’uso delle droghe, tema caro al regista, ma non è solo questo.

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Climax

Le contaminazioni del cinema di genere, Argento, Romero e Zulawski in primis, sono chiare e palesi, tanto da rendere Climax, a tratti, un vero e proprio Giallo italiano con annesse contaminazioni di cui sopra. La famosa scena del sottopassaggio di Possession viene quasi del tutto ripresa, così come la fotografia ed il simbolismo di Suspiria e la progressiva trasformazione delle creature non-morte romeriane. Climax è un film sì citazionista ma anche un prodotto di un regista consapevole del genere e che lo usa per portare avanti la sua poetica sui corpi attraverso l’estetica dell’estremo, mettendo come sempre a dura prova lo spettatore.

La centralità non si trova più solo ed esclusivamente nel sesso, nel primo piano e nella psichedelia, nella violenza. Tutte queste dinamiche vengono accorpate in un unico  film, Climax. Il quale rispecchia esattamente l’etimologia della figura retorica di cui sopra.Si potrebbe parlare per ore ed ore di Climax, del suo lavoro sugli spazi che rendono claustrofobici tutti i cento minuti scarsi di film. Si potrebbe dire questo e altro di Climax. Un film che segna a suo modo la storia del cinema contemporaneo e che inserisce Noé tra i migliori registi del millennio. Un artista che fa della provocazione la sua unica (o quasi) ragion d’essere. E noi ne siamo ben lieti.