Non tutti sanno che Jon Favreau, oltre ad aver affiancato Iron Man spalla a spalla, nei panni del fidato capo della sicurezza Stark (Happy Hogan), è stato anche produttore esecutivo di tutta la trilogia dedicata all’uomo di latta e non bastasse, anche dei capitoli sugli Avengers – compreso l’ultimo grande successo noto con la “desinenza” Endgame. Questo individuo ha letteralmente vissuto la saga dall’interno; come interprete e come figura gestionale, il suo ruolo era di supervisionare il lavoro di artisti dal calibro di Robert Downey Jr.
Proprio per questo motivo, le sue recenti dichiarazioni circa la concretezza di una nomination agli Oscar del geniale e filantropo collega, vengono percepite come un voto di fiducia decisamente forte.
“Penso che (Robert) sia stato in grado di scoprire ed esplorare dimensioni del suo personaggio nel corso di molti film. Ma se si guarda a come l’interpretazione è iniziata e poi a come è finita, si percepisce un lavoro davvero ponderato sul personaggio sia da parte dei registi che di Robert Downey Jr.”
Così l’interprete di Happy – di nome e di fatto – si spiega ai microfoni di Variety; “di sicuro, ha il mio voto”, ha poi aggiunto.
Perché Jon Favreau potrebbe avere ragione?
Chi meglio di Jon Favreau avrebbe potuto lanciare un’esortazione del genere? Nel ruolo di Happy Hogan, Favreau ha seguito il corso del supereroe corazzato sin dal primo momento. Parliamo di un’epoca oscura, quella in cui i Marvel Studios dovevano fare i conti con la minaccia di un’imminente bancarotta finanziaria.
Non solo, prima di Iron Man (2003), i cinecomics erano ancora considerati film per nerd brutti e sfigati, un cliché che proprio grazie al successo mondiale della pellicola, plasmerà per sempre il palinsesto degli anni a venire.
Un riscatto che si manifesta nella duplice funzione di riportare in carreggiata la Marvel e soprattutto, la vita di Robert Downey Junior dal punto di vista professionale. In quel periodo, l’attore si stava arrampicando fuori da un lento declino iniziato nel 1996 per i suoi problemi con la droga. Come una fenice, l’artista è riuscito a ri-abilitarsi e a confermare il suo indubbio talento nella figura di Tony – che proprio per questo, è in parte impregnata del suo vero se stesso.
Passione e grande forza di volontà, sembrano voler premiare la star con un’inaspettata candidatura alla massima onorificenza a cui si possa ambire in ambito hollywoodiano. Nonostante la parte appaia in corredo a una produzione commerciale – quella delle pellicole dei supereroi – l’esempio di Robert Downey Junior assomiglia a ciò di cui una Hollywood spezzata dalle controversie, abbia davvero bisogno. Infatti, molte voci all’interno dell’industria, sembrano chiederlo a voce alta.
“Se si da un’occhiata al lavoro svolto anche solo per i film Marvel, è un fenomeno… Tra l’altro, meriterebbe un Oscar anche solo per come ha motivato la cultura popolare negli ultimi 40 anni.” Il parere di Joe Russo, membro del famoso duo di registi che ha diretto Avengers: Endgame è chiaro. Quella di Downey Jr, è una carriera da premiare.
Rimane da vedere se le emozioni suscitate dalle battute finali dell’americano, nell’ultimo film della saga Marvel, siano abbastanza per un’eventuale nomination. Intanto, l’edizione degli Academy Awards appena trascorsa, ha visto la partecipazione di Black Panther a ben 7 categorie, pellicola che tra i giganti del Dolby Theatre, ne è uscita a testa alta ottenendo 3 statuette. Che il vento stia cambiando?