Come recita il titolo del suo album d’esordio, Licciardi non è per niente un cantautore alternativo. Nella sua musica è possibile intravedere la cifra stilistica di un passato che vive e pulsa ancora, appropriandosi di connotazioni e idee odierne, per rinnovarsi. E’ un passato che ritorna, nostalgico, nel tentativo di non soccombere, sia nei testi che nella sonorità , al presente. Ma il presente non è un nemico per Licciardi, ma un fratello, un amico da abbracciare. Le influenze musicali di grandi artisti, che hanno fatto la storia del cantautorato italiano e non, si incontrano ai gusti e le problematiche dell’oggi.
E’ possibile sentire l’eco dei versi e delle musiche di De Gregori, di Dylan come anche di Niccolò Fabi e Brunori Sas, per dirne alcuni. Un gusto musicale formatosi ascoltando qualunque cosa Licciardi sentisse vicino, sentisse proprio. E tutte queste influenze ritornano e si ritrovano in Non sono un cantautore alternativo. La musica leggera si fonde al blues e al rock più puro; producendo un cantautorato ibrido, che funziona. Il tutto ispirato e creato da una profondità di pensiero e talento tecnico nel suono della chitarra, strumento che Licciardi fa proprio.
Sono racconti vicini a tutti noi, storie comuni in cui è possibile intravedere lo spaesamento, la nostalgia, la desolazione di chi soffre per le delusioni della vita. Ma Licciardi non è mai nichilista, non è mai angosciante; canta con serenità , con passione, consapevole che le esperienze fatte lo hanno reso chi è oggi. Ed è anche per questo che chi si ritrova ad ascoltare uno dei brani estratti da Non sono un cantautore alternativo riesce ad empatizzare, a sentire proprie quelle tematiche e quei pensieri.
Prodotto con l’aiuto dell’associazione Gru di Giarre, luogo d’origine di Licciardi, e colleghi ed amici che hanno musicato i brani, il disco è stato prodotto con laNoja Recordings, casa discografica di Carlo Barbagallo.
Di sotto il link per ascoltare Non sono un cantautore alternativo