Cosa avvenne l’ultima volta che i Pink Floyd incontrarono Syd Barrett
Era il 5 giugno 1975. I Pink Floyd stavano apportando gli ultimi ritocchi a Shine On You Crazy Diamond, traccia centrale del loro nuovo album, il concept Wish You Were Here. La canzone parla di un soggetto specifico, se pur non menzionato per nome: Syd Barrett. Il “diamante pazzo”, il primo leader, cantante e chitarrista della band.
Genio visionario, innovatore e sperimentatore, il cui cervello non aveva retto all’intenso utilizzo di droghe psichedeliche. Il prezzo per la sua straordinaria arte venne pagato in cambio di una cronica instabilità mentale, che rovinò la carriera di Barrett e portò i Pink Floyd, nel 1968, a cacciarlo dal gruppo.
In seguito poco avevano avuto a che fare con lui, fino a quel giorno di giugno del ’75, nel quale per una straordinaria coincidenza stavano lavorando proprio alla canzone a lui dedicata. Quel giorno, infatti, ben presto i Pink Floyd notarono uno strano individuo aggirarsi per gli studi della EMI: grasso, calvo, irriconoscibile, Syd Barrett era entrato senza annunciarsi.
Tutti e quattro i membri del gruppo furono sconvolti nel vedere in che stato si era ridotto in così pochi anni. Roger Waters, così dicono i testimoni, pianse. Barrett si intrattenne in conversazioni languide e distratte, ed era chiaro ai presenti che con la mente l’ex-cantante era sempre “altrove”.
Un’anima dannata
Ascoltando Shine On You Crazy Diamond, traccia oggi considerata tra le migliori del Pink Floyd, nonché una delle migliori canzoni mai incise, non dimostrò alcun interesse, mostrandosi molto poco impressionato. In seguito, e questo è il finale della storia triste, se ne andò senza salutare. Nessuno dei Pink Floyd lo vide mai più, fino alla sua morte, nel 2006.
Nel frattempo Wish You Were Here uscì, nel 1975, e provò di essere un altro grande successo per il gruppo, nonché un altro importante album profondamente segnato dall’ombra del loro ex-leader.