Marco Cocci pubblica il suo primo album da solista, dopo anni da frontman dei Malfunk.
Molti lo ricorderanno come il giovane Tommaso di Ovosodo o come Alberto de L’Ultimo bacio di Gabriele Muccino, ma Marco Cocci, oltre alla recitazione, ha sempre avuto una grande passione e un notevole talento per la musica.
Negli anni Novanta e nei primi anni Duemila, con i Malfunk è stato protagonista della scena indie rock italiana (nella concezione più pura del termine “indie”, che oggi si sta tristemente perdendo). Inoltre, Marco Cocci ha preso parte al grande progetto benefico Rezophonic (un supergruppo composto da artisti appartenenti a diverse band e realtà musicali).
Steps è il suo primo album da solista ed è, come ha raccontato lui stesso, il risultato di un lungo percorso artistico e personale. Sono proprio i “passi” di questo percorso che hanno portato Marco Cocci a intitolare il suo primo album Steps.
Un disco intenso ed eterogeneo, composto da tredici brani.
I testi delle canzoni dell’album sono tutti in lingua inglese, diversamente dai successi dei Malfunk, e trattano tematiche molto diverse. I tredici testi di Steps sono accomunati da un tono intimo e introspettivo che si differenzia notevolmente dall’approccio strettamente rock, con sfumature grunge e punk, dei Malfunk.
Un cantautorato intenso e delicato che, come dichiara lo stesso Cocci, non è stato inizialmente concepito come album, ma nasce dall’esigenza di trasformare in musica le esperienze, le riflessioni e i pensieri degli ultimi anni della sua vita.
Gli arrangiamenti che accompagnano la voce dell’autore confermano la direzione di questo primo lavoro da solista. Arpeggi, ritmiche e sonorità che spaziano dal cantautorato folk alla ballad rock caratterizzano la maggior parte dei brani del disco.
Il disco si apre con le coinvolgenti While Everyone e Love Song che offrono all’ascoltatore l’immediata sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di musicalmente puro e originale. Tutto inizia con il tono confidenziale e volutamente ripetitivo della melodia del pezzo d’apertura. Prosegue poi con il ritmo coinvolgente dell’orecchiabile Love Song, nella quale Cocci ricorda a tratti vari autori rock degli anni Novanta, a tratti un più moderno cantautorato pop alla Paolo Nutini.
Un arpeggio dolce e una voce leggera trasformano la narrazione di White Quite Place in un gradevole brano emotivo e rilassante.
Gli stili si alternano con efficacia, passando dal folk acustico di At The Sun al brevissimo ma emozionante intermezzo Cry.
Si passa poi alla più sperimentale e psichedelica Blue Boy. Ritornando alla purezza dei suoni acustici e delle chitarre di Sleepless Man, uno dei brani più belli dell’intero disco.
Marco Cocci in questo album d’esordio si dimostra un musicista completo, competente e originale. Ovviamente non si tratta di un lavoro svolto in solitaria. Molti dei risultati finali sono conseguenza delle collaborazioni e delle partecipazioni di colleghi e produttori esperti.
Tra evidenti influenze artistiche (è innegabile che alcuni brani trovino ispirazione nelle discografie di artisti come Bob Dylan, Eddie Vedder, Chriss Cornell, etc.), Steps trova una sua dimensione ed è in grado, fin dal primo ascolto, di convincere. Inoltre, si presta perfettamente alle esecuzioni dal vivo, chitarra/piano e voce.
In un ipotetico prossimo disco, potrebbe essere curioso e interessante ascoltare Marco Cocci solista che sperimenta con testi in lingua italiana, ma, nell’attesa, godiamoci l’ottima musica di Steps.