Trip lisergico di 9 ore per aver tentato di rimuovere una patina cristallina da un vecchio sintetizzatore.
Eliot Curtis, manager di un ente televisivo di San Francisco, era entrato in possesso di un vecchio sintetizzatore modulare. Un Bachla 100 per la precisione. Potrà sembrare uno scherzo ma questa storia è formata da un sintetizzatore, LSD e un restauro dalle conseguenze inaspettate. Andiamo però con ordine.
Gli albori dell’elettronica.
A molti di voi questo nome non dirà nulla, ma negli anni ’60 il pionere della musica elettronica Don Buchla divenne famoso per la creazione dei primissimi strumenti per la manipolazione analogica del suono. Il gioiellino che Curtis teneva per le mani ne era un rarissimo esemplare.
Restauro, sintetizzatore, LSD: la premessa del trip.
Era rimasto a prendere polvere in un buio archivio della Cal State University per una cinquantina d’anni prima di essere tirato fuori per un semplice restauro di cui Curtis fu incaricato. Di certo non si aspettava di ”rimanerci sotto”. Notata quella patina cristallina all’interno dello strumento, non esitò a cercare di rimuoverla persino con le mani, dopo che il solvente dapprima utilizzato non aveva fatto effetto.
La scelta di toccare quell’incrostazione (probabilmente senza ausilio di guanti) gli è costata un trip lisergico di ben 9 ore. La motivazione è presto detta: quel tipo di residuo cristallino non era nient’altro che LSD. È infatti noto che quella specie di sostanze possa entrare in contatto con l’organismo anche attraverso la pelle, come ci insegna il film SLC Punk, dove uno dei personaggi subisce un’overdose dopo aver corso con degli acidi in tasca attraverso un campo che stava venendo irrigato.
Una domanda spontanea.
Sorge però spontaneo un quesito: come diavolo ci sono finiti degli acidi all’interno di quella apparecchiatura? Non serve fare un indagine molto approfondita per scoprire che la rivoluzione musicale degli anni ’60 -di cui quel Bachla 100 è un artefatto- era andata di pari passo con la sdoganazione dell’utilizzo delle droghe, più o meno pesanti che fossero.
Gruppi come i The Who o gli immortali Rolling Stones non hanno mai nascosto i loro eccessi, e guarda caso la loro gavetta musicale è iniziata proprio in quegli anni. Se entriamo però più nello specifico, non possiamo non considerare una delle amicizie più strette di Don Buchla: Owsley Stanley. Nient’altro che il sound engineer dei Grateful Dead.
Risvolti inaspettati.
Sapete quel era la seconda occupazione di Stanley? La produzione illegale di LSD, cui seguiva necessariamente la sua consumazione. Il cerchio si chiude quindi e il caso è risolto. È quindi inutile che corriate a cercare su internet dei vecchi sintetizzatori sperando di trovarci la sorpresa: la vicenda che ha toccato Curtis, è più unica che rara.
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