The Who: quando con Tommy segnarono la storia

Tommy
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Un concept album all’ennesima potenza.

I The Who furono una vera e propria potenza dirompente negli anni ’60. Il loro primo album My Generation è tutt’oggi un inno generazionale potentissimo e che li portò sulla vetta delle classifiche britanniche, in diretta competizione con Beatles e Rolling Stones. Dopo il primo tentativo di creare una opera rock con il secondo album A Quick One e il concept The Who Sell Out, Tommy è il primo vero progetto studiato e realizzato per raccontare una storia completa. Una delle prime opera rock esistenti, Tommy ha decisamente cambiato il modo di scrivere e concepire la musica per le generazioni future di musicisti.

Pete Townshend e la sua visione.

Il chitarrista della band era la mente dietro la maggior parte delle canzoni da loro pubblicate. Durante un’intervista al Rolling Stone dichiarò di voler creare un album con protagonista un ragazzo cieco, sordo e muto che però sarebbe stato un portento nel giocare a flipper. Quella che sembrava un’idea strampalata divenne invece un progetto saturo di significato, con all’interno sensazioni contrastanti ed emozioni forti. Tommy è il protagonista dell’intera opera.

I The Who ci accompagneranno nella sua storia, dalla nascita alla risoluzione della sua condizione. Il padre del protagonista torna improvvisamente dalla guerra e uccide l’amante della madre di fronte agli occhi di Tommy, che vede la scena tramite uno specchio. I genitori esortano quindi il figlio a non sentire, vedere e parlare. Tommy diviene quindi completamente catatonico.

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Violenza e libertà.

Dopo il terribile trauma, a peggiorare la situazione ci saranno ulteriori eventi devastanti. Lo zio abuserà sessualmente di lui mentre il cugino, bullo della scuola, lo sevizierà fisicamente e psicologicamente. A rivoluzionare la situazione sarà la sua innata predisposizione per il flipper. Giocando tramite le vibrazioni, Tommy diventa il nuovo mago del flipper e ottiene una grandiosa visibilità.

I due genitori intanto stanno cercando una soluzione per sbloccare lo stato del figlio. Ogni bizzarro tentativo sembra inutile. Alla fine un medico consiglia loro di comunicare col figlio tramite lo specchio, chiave di volta dell’intera vicenda. La madre non accetta tale condizione e distruggerà lo specchio presente nella loro abitazione. Questo comporterà la totale liberazione ed esorcizzazione dal mutismo, la sordità e la cecità di Tommy.

Tommy non è un album in senso stretto ma un’unica, singola traccia.

Pete Townshend ha dichiarato, cosa che ormai sembra fin troppo banale da pensare, che un disco del genere va concepito come una singola grande traccia. Non ci soffermeremo quindi troppo sul singolo brano ma cercheremo di analizzare l’opera nella sua interezza.

Risulta un disco crudo e diretto per quanto riguarda la schiettezza presente nei testi e come la trama viene raccontata. Entrando più specificatamente all’interno del progetto, si possono trovare tantissime sfaccettature. Tommy appare inizialmente come un essere in balia del destino, inerme di fronte alla violenza degli altri. Questo atteggiamento tira fuori il lato peggiore di chi lo circonda, di chi riesce a osservare solo il lato esterno del protagonista. Lo zio e il cugino possono liberamente sfogare le proprie ignobili violenze su di lui perché incapace di replicare o di poter creare loro alcuna conseguenza.

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Tramite lo specchio invece si riesce a capire quanto una persona che soffre possa desiderare un cambiamento, un appiglio per distaccarsi da una realtà che lo ha reso dissociato da essa. Un vero trattato sull’alienazione. Musicalmente possiamo trovare all’interno pop rock misto a rock psichedelico, un dominio della chitarra che viene supportata da tutti gli altri strumenti, in cui la ritmica di Keith Moon risalta in modo ponderante.

Dal capolavoro al film.

Parlare dell’album senza citare il riadattamento cinematografico sembra decisamente riduttivo. La pellicola girata da Ken Russell si prende qualche libertà ma risulta in tutto e per tutto perfetta per rappresentare l’opera. I colori accesi e la recitazione esasperata dei protagonisti rendono in maniera netta quel che si voleva rappresentare con il disco e il periodo in cui è uscita. Tommy fu creato come la fusione tra un musical e un concept album e la realizzazione del film fu la perfetta chiusura del cerchio.

All’interno dell’opera cinematografica troviamo le reinterpretazioni di artisti come Elton John, Tina Turner, Eric Clapton e Jack Nicholson. Una vera e propria commistione di generi che hanno caratterizzato il cinema inglese nel dopoguerra.

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