Got 8, pagellone sesta puntata

Avete visto la sesta ed ultima puntata dell’ottava stagione di GOT? Noi, si! Eccovi il nostro pagellone dell’ultimo episodio de Il Trono di spade

pagellone
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Ultimo appuntamento con il pagellone dedicato a GOT. Avete visto la sesta puntata?

GOT, il pagellone della sesta puntata.

  • Daenerys Targaryen, 4

Il sereno discorso ai suoi Immacolati, Dotrakhi, Mangiamorte, Dissennatori, Sith, Uruk-hai e vegani nel Ground Zero fumante della Capitale, sembra una compilation dell’Istituto Luce sui comizi di Hitler, Malefica, lo zio Scar, Voldemort e Wanna Marchi. L’allettante promessa di “liberare tutto il mondo, da Grande Inverno a Dorne” fa molto dottrina Kissinger, outfit e i capelli perfettamente in ordine invece suggeriscono il the dark (ed etero) side of Elsa di Frozen. Promuove Verme Grigio, ormai il suo Saruman versione colored, e promette la pena capitale a Tyrion. Chiaramente prima si deve fare la manicure, permettendo all’ex primo cavaliere di svegliare Jon “she’s my queen” Snow e renderlo il suo assassino. L’incontro finale tra i due ultimi Targaryen, nello scheletro fumante della sala del trono, è a metà fra la rimpatriata di Leo DiCaprio con la mogliettina, che gli aveva appena affogato i tre figli, in Shutter Island e Attrazione Fatale. Lei voleva decidere chi potesse vivere e chi no, chiaramente in nome del “bene” e dell’ “amore”, e in questa missione voleva Jon al suo fianco, come quei due stregoni gay-nazi di Grindelwald e Silente da ragazzini. Lui replicava “you’re my queen” e, baciandola, l’uccideva. Non era meglio giocare alla sinistra e all’anatomia con Daario a Mereen? L’ennesimo leader progressista bruciato da un cattivo carattere, stavolta una donna, la Ocasio-Cortez prenda appunti. Killing me softly nipote

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  • Jon Snow\Aegon Targaryen, 6+

Jon “She’s my queen” Snow si muove tra carcasse e rovine come se vi fosse appena precipitato dopo aver aperto un armadio magico in Gran Bretagna. Ma si sbraccia per difendere i prigionieri da Verme Grigio e gli altri repubblichini perché in fondo pensa di essere a un talent show di Save the Children. La regina Daenerys dichiara guerra al mondo tipo Mussolini da Palazzo Venezia e Gaucci da Santo Domingo ma lui appare frastornato e distante come un giapponese che ascolta il filosofo Diego Fusaro in tv o una conduttrice che offre il cinque ad Andrea Bocelli. Poi finalmente Tyrion e il fatto che manca mezz’ora alla fine della saga gli aprono gli occhi e lo portano a diventare lo Sterminatore di regine. Per aver ucciso il proprio amore e garantito la pace, viene prima arrestato dalle SS orfane di palle e Daenerys, poi usato come ostaggio e mezzo di una trattativa che manco ai tempi delle Brigate Rosse e poi bellamente mandato in esilio, nella semi indifferenza di parenti e amici che, grazie a lui, sono nel frattempo diventati sovrani o pezzi grossi. Alla riunione dei big di Westeros neanche si fa riferimento ai suoi diritti da erede legittimo, d’altronde la gratitudine è il sentimento della vigilia. Ma Johnny Neve non serba rancore, come i suoi modelli Harry Potter, Goku e Ned Flanders. Quando i suoi “fratelli” si degnano di salutarlo mentre viene gentilmente scortato per la Barriera, come da prassi per assassini e stupratori, Jon\Aegon trova pure la forza di benedire il dominio di Sansa, chiedere perdono a re Bran e restare calmo di fronte la pazzia di Arya. A momenti si scusa di esistere con i giovani Stark, felici, contenti e potenti grazie a quel cupo ricciolino che hanno appena mandato in esilio. Alla fine l’hanno trattato da bastardo, Cat sarebbe contenta. Certamente una fine modesta per uno che, nato senza madre ma degno di resurrezione, è stato comandante dei guardiani della notte, re del Nord, cavalcatore di draghi e Sterminatore di regine. In fondo la rivelazione sui suoi nobili natali è servita solo a fare impazzire la fidanzata regina zia. La non importanza di chiamarsi Aegon. Teoricamente obbligato a non poter prendere moglie e spedito al freddo, potrebbe diventare il nuovo re oltre la Barriera, giocare con Spettro e magari trovare una bella bruta che di spalle e al buio somigli a Ygritte, ma forse è un po’ pochino per l’ultimo drago ed erede legittimo. Dati i tempi, speriamo almeno che qualche cellula femminista non lo uccida per il “feroce femminicidio di matrice reazionaria e fallocentrica.” Cornuto e mazziato, alla fine si rivela un Aragorn mancato e un Harry Potter meno fortunato e con molti meno amici veri.

  • Sansa Stark, 8

Avvertite le tartarughe delle Galapagos, le uniche che forse non se l’aspettavano. Sansa Stark ha avuto finalmente la sua corona. Certo, per ottenerla ha dovuto farsi portare ad Approdo del re sporcando di polvere la chioma rossa e pure minacciare la guerra per salvare la testa del fratello-cugino Jon, classico bluff da pokeristi di campagna. La sua ambizione, non slegata da effettive capacità politiche, è inferiore solo al suo fascino e il suo urletto “ma Bran non può essere re perché è un impotente di merda” è una chicca. Nonostante questo boicottaggio il guardone viene eletto sovrano, anche perché non si stava proprio al Cern di Ginevra o nella Nazionale del 2006. Ma la nostra cupa rossa preferita non perde tempo e il secondo successivo la proclamazione la sentiamo dire tipo “fratellino ti voglio bene ma non mi inginocchio a te, Nord libero !1!” tra Leonida, Cersei e Lega vecchia maniera. E poiché la politica è ostrogoto antico da quelle parti Sansa si porta subito a casa l’indipendenza del Nord, ottenendo in un minuto quel Bossi non ha ottenuto in trent’anni, e lo status di regina. Anche gli altri big, dato che col re guardone va bene tutto, potrebbero chiedere l’indipendenza o quantomeno pretendere l’autonomia speciale, molto conveniente da un punto di vista fiscale, come tra l’altro hanno fatto pure i verdi lord di Lombardia, Emilia e Veneto, ma questa è un’altra storia. Alla fine l’unica regina sarà Sansa. A legittimarla come stronza di successo pure il falsissimo e frettoloso “scusami” al defraudato Jon Snow, che pure lei aveva endorsato tanto per fare impazzire l’odiata Deny e provocare lo Tsunami che abbiamo visto. Il “Lo giuro” di Sansa è il nuovo “Stai sereno”. Invece lo “zio, siediti” rivolto al redidivo e goffo Edmure Tully è il preambolo di un simpatico matriarcato dalle parti di Grande Inverno. Claire Underwood scansate.

  • Tyrion Lannister, 8

Indignato dalla follia distruttrice della sua sovrana scaglia la spilla da Primo Cavaliere in un sussulto d’eroismo. Dovrebbe fare la fine del compagno partigiano Varys ma sfrutta bene l’ultima visita al carcere e scuote Jon Snow dal suo letargo, facendolo diventare lo Sterminatore di regine. Stranamente tenuto in ostaggio e non giustiziato da Verme Grigio e gli altri Mangiamorte, partecipa a una folkloristica riunione di condominio prima come ostaggio e poi da king maker: corona a Bran “perché ha una bella storia”, come nel miglior storytelling del centrosinistra e delle promozioni Apple, e nuova spilletta con la manina per il Folletto. E’ centrale nella puntata in chiave politica, ironica e pure sentimentale, con il semplicissimo e commosso ritrovamento stile Indiana Jones dei due fratelli amanti sui quali è piovuta la Fortezza Rossa ma nulla che scalfisse loro il viso. Adesso presiede un Consiglio del re da circo Barnum con tagliagole promossi ad economisti, rigidi donnoni da combattimento, contrabbandieri riciclatisi in statisti e saccenti nerd balbuzienti. E quando sua maestà si degna di palesarsi, sempre seduto come i cattivi di James Bond, è tutto un ridere. Complice morale dell’assassinio di Daenerys, alla faccia di papà l’ultimo Lannister l’ha fatta franca di nuovo.
A-weema-weh, a weema-weh\ In the power, the mighty power\ The little lion sleeps tonight.

  • Arya Stark, 6,5

Due settimane a masturbarci con la storia degli “occhi verdi da chiudere” e a chiedere al nostro spazzolino da denti se “Arya ucciderà Cersei o Deny”, per poi ritrovarcela cugina psicopatica di Ash Ketchum ma con le ambizioni di Cristoforo Colombo. Il suo congedo con Jon Snow, erano inseparabili da piccoli, non è molto emozionante e il suo apporto alla pseudo conferenza di Yalta si è limitato a una minaccetta bluff a Yara Greyjoy. Il meglio l’aveva dato a nord, nella notte di Grande Inverno in cui serviva solo la violenza. Adesso la piccola lupa vuole superare le colonne d’Ercole ed esplorare il mondo sconosciuto. Magari scoprirà il sacro graal, il nuovo allenatore della Juventus o che i terrapiattisti avevano ragione. Intanto recide i cordoni ombelicali con Westeros. I fan già chiedono uno spin off con lei protagonista, ma non basta uccidere gente in zone dimenticate da Dio per diventare Lara Croft. Girovagando per il mondo\La mia sfera lancerò\ Ed ogni Pokèmon così catturerò! Oh oh!

  • Bran Stark, 8

Alla fine ci ha ingannati tutti, come Kevin Spacey ne I Soliti Sospetti. Tutta la stagione a fare il guardone inquietante, lo storpio compassato o al massimo l’esca semi-riconoscente con gli amici che morivano per lui. Invece l’estetica low profile e quell’ostentato e falso distacco dalla vita col ritornello di “Non voglio diventare lord di Grande Inverno”, “vivo nel passato”, “lo faccio solo per amicizia”, “non mi interessano i soldi”, è la migliore DC da parecchio tempo a questa parte. E DC non sta per DC Comics e non c’entra niente con Batman o Superman, qui si parla di Democrazia Cristiana e una spettacolare mossa Kansas City da Prima Repubblica. Il ragazzo spezzato vince il Gioco del Trono, senza aver praticamente mai partecipato, e si prende la seggiola più ambita, lui che pure era sempre seduto. Il suo successo, immeritato al limite del beffardo, ricorda la vittoria del pattinatore unico sopravvissuto alla “strage” di tutti i suoi concorrenti o dei finti invalidi che fregano l’Inps. Quando Tyrion gli chiede se accetta, lo stronzo seduto sorride alla D’Alema “perché pensi che sia venuto fin qui?”. La sua linea politica da sovrano sembra quella di dare carta bianca a tutti, tanto per vedere l’effetto che fa: Bronn con più titoli di Napoleone, Nord subito indipendente, ZTL per tutto il centro, panino col ratto di cittadinanza, Dracula alla sanità, Peter Griffin allo sport, Pamela Prati alla famiglia e Alfonso Signorini nuovo maestro dei sussurri. Il suo congedo semi compiaciuto con quel Jon che ha indirettamente fregato è perfidia, sembrava un congresso di partito. D’altronde il suo primo gesto da monarca è stato il compromesso sull’ultimo Targaryen, scagionato ma non troppo, punito ma non abbastanza, roba che Ponzio Pilato e Fanfani scansatevi. Avesse giocato pulito, con le sue visioni e onniscienza avrebbe forse scongiurato stragi e devastazioni, ma il potere logora chi non c’è. Altro che Andreotti, è Bran il Divo di Westeros.

  • Verme Grigio, 5

Verme Grigio è la Bellatrix Lestrange di Deny, gli Immacolati gli altri Mangiamorte. Tiene ostaggi Tyrion e Jon Snow per trattare, agendo da consumato terrorista, perché se voleva davvero la sua “giustizia” ha avuto diverse settimane per metterli a morte. E invece si fa intortare da Tyrion e da un manipolo di lord in gita. Non ottiene nessuno dei due patiboli, rifiuta di stanziarsi a Westeros e porta i suoi a Narth, magari in cerca di qualche sorella o cugina di Missandei. Ora qualcuno dirà che sui migranti ci aveva visto giusto “portano solo criminalità e disastri, chiedetelo agli abitanti di Approdo del re, stop invasione”.

  • Drogon, 7

Non impeccabile la security della madre, ma da Jon\Aegon non se lo poteva aspettare. Inoltre sembra pure dargli ragione. Brucia e distrugge il Trono di spade, qualcuno doveva pur farlo. Se ne va portando con sé Deny, in un piacevole falso idillio materno con Podrick che canta “Che figata fumare in spiaggia con i draghi che volano”.

  • Ser Brienne di Tarth, 7

Evidentemente liberata dal giuramento di protezione delle sorelle Stark, la bionda gigante diventa addirittura comandante della guardia reale. Ci regala un momento sentimentale quando aggiorna la biografia di Jaime Lannister, descrivendolo meglio di Garibaldi e San Giorgio. Tra le numerose imprese sul campo attribuitegli anche un “mi ha sverginata con stile”.

  • Samwell Tarly, 7

Un po’ improbabile come uomo di potere, infatti propone ai suoi colleghi lord la democrazia e quelli gli ridono in faccia. Qualche giorno dopo diventa gran maestro di Approdo del re, una drastica svolta rispetto ai tempi di Qyburn che resuscitava i morti. Più probabile che Sam faccia morire di noia i vivi.

  • Yara Greyjoy, 6,5

L’ultima piovra è anche l’unico big di Westeros che vuole combattere per vendicare Daenerys. Agita la pena capitale per Jon Snow, viene minacciata da Arya, acconsente al nuovo sovrano e torna alle Isole di ferro. Almeno ha provato a movimentare per qualche secondo il salotto. E soprattutto è l’unico personaggio Lgbt sopravvissuto al Gioco del Trono. Adesso il kraken in fondo al mare canta I want to Break Free\I want to break free from your lies vestito da casalinga disperata.

  • Gendry Baratheon, 6.5

Il possente fabbro ritorna da lord di Capo Tempesta con tanto di bella armatura di cuoio nera munita di tagli sinuosi che fa tanto bdsm. Non esprime una posizione ma osserva la scena con fare apparentemente pensoso. Un Baratheon sobrio ad Approdo del re è già una grande novità.

  • Edmure Tully, 5

Ecce trota. Ripescato da qualche buco nero (teoricamente l’ha liberato Arya dai Frey), il lord di Delta della Acque si presenta lindo e arrogante al G-10\12\ di Westeros e si autocandida re con l’arroganza con cui noi chiediamo un caffè al bar o un bacio alla mamma. Dalla sua aveva l’essere stato lo sposo delle nozze più tristemente famose di Westeros e una buona esperienza in abbagli tattici e prigionia. La sua proposta semina imbarazzo anche tra le zanzare e le bottiglie sparse incautamente nel set. Ad abbassare violentemente il sipario ci pensa la nipote Sansa, “zio, siediti per favore”. Missing Pesce Nero.

  • Ser Bronn, 7

Il tagliagole più rampante di Westeros, fosse vivo Kubrick farebbe un film su di lui, altro che Barry Lyndon. Alla fine ha più titoli lui che minuti giocati nella Roma Totti. Povera Lady Olenna se sapesse chi adesso bighellona tra le sue rose. Ma il neo lord, per ricatto, di Alto Giardino diventa pure maestro del conio e la sua prima battaglia politica è la richiesta di denaro per sistemare i bordelli. Ma di Ditocorto ce n’era una solo. A Tyrion ha dedicato questo classico: Hai un amico in me\ un grande amico in me!\ Se la strada non è dritta e ci sono duemila pericoli \ Ti basta solo ricordare che\ che c’è un grande amico in me\Di più di un mercenario in me!

  • Ser Podrick, 6.5

Non parla mai, ma la scampa sempre, con quel sorrisetto da playboy di provincia stimato pure dalle madri. Lo ritroviamo membro della guardia reale e pure scarrozza-sovrano. Sempre stato coraggioso e leale, è diventato un grande guerriero, peccato si parli di lui solo per “tra tutte le virtù, la più indecente”. Anche se da spada giurata non potrebbe andare a donne…

  • Ser Davos, 6.5

Ufficiale: il contrabbandiere più famoso di Westeros l’ha sfangata. Ha affrontato più battaglie campali lui che Pippo Baudo festival di Sanremo. Fa anche l’unica proposta sensata del salotto politico di Verme Grigio, proponendo agli Immacolati di prendersi un vasto terreno e costruire una casata. Che però sarebbe durata una sola generazione per ovvi motivi logistici. Il suo percorso in Got finisce in gloria arrivando a sedere nel Concilio Ristretto con la delega alla flotta. E si permette pure di dettare la linea sugli investimenti e correggere gli altri sulla sintassi, grazie alle lezioni dell’indimenticata Shireen Baratheon. Aveva capito tutto Pedro a L’Eredità: quell’apparentemente insensato e sfidante “per me è la cipolla”, pronunciato a un inviperito Amadeus, anticipava perfettamente le sorti belliche e politiche di Westeros.

  • Lord Robin Arryn, 6

Il tardo-lattante abbindolato da Ditocorto è diventato un teenager dalla risata facile. D’altronde alla kermesse della Politica c’è diverso materiale comico e lui, scortato e manovrato dal buon lord Royce, si sente un liceale in gita. Non interviene ma se la spassa come il terzo di Scemo e più Scemo. E fa bene, chi glielo doveva dire tanto tempo fa che sarebbe sopravvissuto al gioco del trono, inaugurato proprio con la morte di suo padre.

  • Il Principe di Dorne, 5

Nelle ultime settimane “Il principe di Dorne” era diventato il nuovo Godot, lo zio d’America, il whatsappino ammiccante della collega belloccia, un giorno di maggio senza pioggia. Nella nostra follia speravamo in chissà quale degno nipote di Oberyn Martell alla guida di un potente esercito dorniano. E invece ci ritroviamo un uomo mediamente abbronzato, sgargiante e dinoccolato sullo sfondo di una breve assemblea di condominio. Non ci sono più le vipere rosse di una volta.

  • I pizzini di Varys, 4

Il ragno tessitore si era congedato in grande stile da temerario oppositore antinazista, lasciandoci intendere che i suoi pizzini inoltrati ai sette angoli di Westeros avrebbero tirato la volata a Jon Snow, da lui rivelato come Aegon Targaryen. Ma evidentemente i suoi corvi hanno sbagliato strada e magari i suoi pizzini hanno fatto sentire importante qualche pensionato di Canicattì o hanno provocato un colpo di Stato in Angola.

  • Gli ingegneri di Approdo del re, 8

In poche settimane Chernobyl diventa una metropoli. E noi ancora senza Tav e Ponte sullo Stretto.

  • Sesso, 4

E’ stata la stagione in cui è stato mostrato meno sesso esplicito,  eppure – o proprio per questo- è stata quella in cui l’amore è contato di più.

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P.S. si conclude un viaggio, grazie a tutti per aver seguito questo pagellone settimanale. E’ stato un bel modo di vivere una straordinaria storia insieme. Ma sono convinto che in queste settimane, parlando e litigando su Jon, Daenerys, Tyrion, Jaime, Cersei e tutti gli altri, dei loro destini, amori ed errori, abbiamo parlato tantissimo anche di noi, dei nostri desideri e delle nostre paure. Semplicemente usavamo questi fantastici personaggi come avatar. Alla prossima. 

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Leggi le puntate precedenti de Il Pagellone:

Pagellone Prima puntata

Pagellone Seconda puntata

Pagellone Terza puntata

Pagellone Quarta puntata

Pagellone Quinta puntata