Ogni grande regista è stato un ragazzo innamorato del cinema. E ognuno di loro, ricorda quei film che hanno cambiato per sempre il corso delle cose. Non parliamo genericamente di ispirazioni e autori di riferimento. Sono sequenze che restano impresse nel loro immaginario. Una memoria viva, destinata a riemergere tra le righe del loro cinema. Potrà trattarsi di una breve citazione, come nel caso dell’incontro tra Marcellus Wallace e Butch in Pulp Fiction di Quentin Tarantino. Quando Marcellus attraversa la strada e riconosce Butch alla guida, Tarantino paga il suo omaggio a Psycho di Alfred Hitchcock, il maestro del brivido. Nei casi più estremi, l’amore per un film diventerà una vera e propria di riscrittura, come nel caso diSuspiria di Luca Guadagnino. Al centro, troviamo altri brillanti esempi di cinema subliminale: sequenze di grandi film che tornano trasfigurate in altri grandi film. Ecco le migliori.
1. Shining di Stanley Kubrick e The Phantom Carriage
Tra le sequenze più iconiche della storia del cinema, c’è l’esplosione della follia di Jack Torrance in Shining di Stanley Kubrick. Tutti ricordano il volto di Jack Nicholson, che dopo aver distrutto la porta con l’accetta annuncia trionfante “Wendy! Sono a casa amore!”. Ma non tutti sanno che quella sequenza è l’omaggio di Stanley Kubrick ad un’opera sperimentale del 1921: The Phantom Carriage (Il carretto fantasma) di Victor Sjöström. Un film che resterà come mito di fondazione per la nascita del cinema svedese e nordeuropeo. Kubrick riprende esattamente la sequenza della porta: la madre che tenta di mettersi in salvo con il suo bambino, il padre folle che si apre un varco con l’ascia, arriva alla maniglia e apre la porta. Basterà aggiungere il sorriso malato di Jack Nicholson, e l’omaggio vivrà di vita propria, diventando un’indimenticabile sequenza di culto.
2. Fronte del porto di Elia Kazan, Toro scatenato di Martin Scorsese e Boogie Nights di Paul Thomas Anderson
Se esiste un personaggio icona del misfit, l’uomo spezzato dalle avversità della vita, quello è Terry Malloy, alias Marlon Brando in Fronte del porto di Elia Kazan (1941). Nel piano sequenza finale, Terry affronta suo fratello Charlie, che l’ha convinto a vendere un incontro per quattro soldi e ha distrutto così la sua carriera di pugile. “Potevo diventare qualcuno, invece di niente” è il cuore di un monologo straziante, destinato a restare come una delle migliori prove di Marlon Brando. Nel 1980, Martin Scorsese riscrive quel monologo per Toro scatenato: il film che vale a Robert De Niro il suo primo Oscar come attore protagonista. Ma questa volta non c’è nessun fratello, soltanto Jake La Motta, pugile al tramonto della sua carriera, che parla da solo con la propria immagine allo specchio.
Quello al monologo finale di Fronte del porto è un omaggio che si moltiplica nel tempo, e diventa citazione nella citazione nel 1997 con Boogie Nights, il film ispirato alle rocambolesche avventure del porno divo John Holmes. Paul Thomas Anderson paga il suo omaggio all’amato Scorsese, ricostruendo l’esatta dinamica della scena, aggiungendo un’ironica rivelazione finale: il pezzo forte che ha fatto la fortuna di Dirk Diggler.
3. La corazzata Potemkin, Fantozzi e Gli Intoccabili
Come nel caso di Fronte del porto, esistono sequenze destinate a ricevere molteplici omaggi nel tempo. Ma per quanto riguarda La corazzata Potemkin di Sergej Ėjzenštejn, l’omaggio non potrebbe essere più diverso.
Parliamo ovviamente della scena della Scalinata di Odessa: esempio epico di cinema drammatico per Brian De Palma, che porge il suo omaggio nel 1987 con Gli intoccabili. Ma anche esempio mirabile di cinema demenziale grazie all’incursione di Paolo Villaggio con Il secondo tragico Fantozzi (1976).
Tra le sequenze che hanno consacrato l’icona del Ragionier Fantozzi, c’è proprio la scena del cineforum. Obbligato a subire il film russo al posto della partita della nazionale, Fantozzi si ribella, sale sul palco e scandisce a chiare lettere “La corazzata Potemkin è una cagata pazzesca!”. Seguiranno 92 minuti di applausi. Ma la gloria di Fantozzi è breve. Dopo che i colleghi inferociti hanno distrutto la pellicola, saranno obbligati a interpretare un doveroso remake. La scena scelta è proprio quella della Scalinata di Odessa. E se alla Pina tocca lo straziante omaggio al primo piano dell’occhio della madre, Fantozzi è l’infante nella carrozzina, destinato a precipitare rovinosamente lungo le scale.
A onor del vero, La corazzata Potemkin è un film estremamente serrato: tra le prime sperimentazioni di Ėjzenštejn nell’ambito del “montaggio delle attrazioni”. Cuore della scena è l’alternanza tra il totale della scalinata, dove l’esercito aggredisce la folla di manifestanti inermi, e i dettagli ravvicinati dei volti trasfigurati dal terrore. La tensione è scandita dalle ruote della carrozzina, che prosegue inesorabile la sua caduta. Una dinamica che Brian De Palma aggiorna e riproduce in una delle scene chiave de Gli Intoccabili. Scenario dell’omaggio diventa la scalinata della Union Station, a Chicago, mentre i poliziotti interpretati da Kevin Costner e Andy Garcia si preparano alla resa dei conti col boss Al Capone.
4. 500 giorni insieme e Il Settimo sigillo di Ingmar Bergman
Non solo Il secondo tragico Fantozzi propone una deformazione parodistica del cosiddetto “cinema d’autore”. Nella commedia cult 500 giorni insieme, un Jason Gordon-Levitt distrutto dalla rottura con Sole (Zooey Deschanel) si dedica a quella che sembra proprio la più deprimente delle attività: andare da solo a una rassegna di cinema d’essai.
Se nella fase dell’innamoramento il personaggio di Tom si vede improvvisamente proiettato in una sequenza da musical, ora l’epitome della tristezza è rappresentata dal cinema francese in bianco e nero. E per decretare la sconfitta rovinosa del nostro eroe, il regista Marc Webb sceglie un omaggio a Il Settimo Sigillo di Ingmar Bergman. La partita a scacchi con la morte diventa ora una partita a scacchi con cupido. Stessa spiaggia, stessa irrimediabile tristezza.
5. Requiem for a dream e Perfect Blue di Satoshi Kon
L’omaggio a una sequenza indimenticabile può travalicare il limite tra comicità e dramma, ma anche quello tra cinema di fiction e cinema d’animazione. E’ il caso di Darren Arenofsky, letteralmente ossessionato da un anime del 1997: Perfect blue, opera prima di Sathosi Kon.
L’eco dell’anime di Sathoshi Kon arriva fino a Black Swan. La storia racconta infatti la discesa nella follia di una giovane pop star giapponese, che dopo aver girato una scena di stupro perde progressivamente contatto con la realtà, iniziando a confondere realtà e allucinazione. L’omaggio a Perfect Blue diventa un vero e proprio remake live-action in una scena di Requiem for a dream. Nella sequenza della vasca, Darren Arenofsky ricostruisce la dinamica dell’anime fotogramma per fotogramma: il totale di Jennifer Connelly, la sua schiena nuda, il volto ripreso sotto il livello dell’acqua, finché non esplode un urlo disperato.