Il cinema di oggi non regge i confronti con quello del passato, anche grazie ai film come The Other Side of The Wind.
L’ultima e purtroppo postuma opera di Orson Welles, ha finalmente visto la luce nel 2018 dopo una lunga e travagliata post-produzione. Un lavoro che ha richiesto innumerevoli tentativi di produzione, anche a causa di mancanti finanziamenti e conflitti burocratici sui diritti d’autore. Svariati ostacoli che non hanno permesso alla pellicola di essere ultimata in fase di montaggio, fino a giorni nostri. Il regista infatti, dopo aver assemblato i primi 45 minuti di girato, morì lasciando incompiuta la sua ultima creazione. Il film però fortunatamente è sopravvissuto a tutto questo arrivando direttamente a noi. Questo anche grazie a Peter Bogdanovich, regista e amico fidato di Orson Welles, che lo ha ultimato secondo strette indicazioni.
Th Other Side of The Wind è un film incredibile, esteticamente e narrativamente moderno, nonostante la sua realizzazione sia avvenuta tra il 1970 e il 1976.
Un lavoro enigmatico e denso di significati, che riesce ad arrivare ugualmente allo spettatore, nonostante la sua natura frammentata e spesso simbolica. Un viaggio verso la decostruzione del mito, di quella Hollywood che continua a creare e a distruggere le stelle del cinema, astraendole da quel che semplicemente sono: persone. Un’opera caratterizzata da vari formati e tipologie di riprese diverse, volte a rappresentare l’occhio dell’uomo moderno e il suo modo di percepire e raccontare la realtà. Un’espediente visivo funzionale e congeniale alla storia raccontata, che va quindi ad enfatizzare tutto ciò che la sceneggiatura voleva narrare fin dal primo minuto.