FIPILI – Recensione di Onirica, l’argentiano esordio alla regia di Brucculeri

Onirica
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Onirica: un film, un’atmosfera.

Una macchina da presa che si immerge nelle Tenebre di un cinema che proietta Phenomena. Inizia così l’ampio omaggio al cinema di Dario Argento firmato da Luca Canale Brucculeri, alla sua prima esperienza da director. Con questo motivo meta-cinematografico imposta il clima letteralmente ipnotico di Onirica, interpretazione abbastanza audace della storia nostrana del cinema di genere.

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Il cinema di Dario Argento diventa un riferimento sia narrativo che estetico. I crimini perpetrati dall’assassino sono tutti ispirati ai celebri omicidi dei capolavori del maestro dell’orrore. Da Profondo Rosso a Il Gatto a nove code, passando da L’uccello dalle piume di cristallo e Suspiria, Onirica fa sue questa mitologia inglobandola in una storyline abbastanza impacciata, che non nasconde ingenuità e fragilità di scrittura, uscendo perciò rafforzata dal citazionismo.

Il comparto visivo di Onirica invece è spesso piuttosto ispirato.

Sia nelle virate più autoriali, sia nelle sequenze più omaggianti, Brucculeri centra spesso il tiro. La palette cromatica di Suspiria viene più volte omaggiata in maniera molto esplicita, ma riuscita, considerando i mezzi a disposizione di un film completamente autofinanziato. La vibrante e magnetica fotografia di Tovoli rivive in tutta la sua ferocia, secondo un approccio completamente diverso rispetto a quello adoperato da Guadagnino, che ha scelto tinte granitiche di grigio.

Persino nelle scelte più personali inevitabilmente richiama alla mente altri stilemi e momenti del cinema argentiano. L’ampio e ricorrente vedutismo con cui Brucculeri guarda con amore alla città dove molti dei suenos de la razon di Argento dormono ci regala ampi quadri che riempono gli occhi, ma che anche in questo caso hanno un chiaro precedente. È inevitabile, guardando le vedute di Piazza San Carlo, pensare alla meravigliosa e dechirichiana morte di Daniel in Suspiria.

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Onirica
piazza san carlo torino 1 3

Onirica è un omaggio perpetuo e totale al cinema di Argento.

Persino la musica sceglie esplicitamente il progressive sospirante dei Goblin come riferimento. Questa continua rivisitazione rende Onirica un grande incubo in cui rivivono gli stilemi e i personaggi dell’universo argentiano. Personaggi e ambienti di Suspiria vengono ad esempio fagocitati quasi letteralmente, in un esercizio al limite tra un’elaborazione onirica e un omaggio integrale. Nonostante i protagonisti spesso ribadiscano “Questo non è un film, è la vita reale”, l’incipit ci ricorda il nostro ruolo di spettatori di una fantasia surreale e sognante. E gli attori contribuiscono a questo straniamento, approcciando alla recitazione in una maniera piuttosto ipertrofica e al limite del kitsch, ma che non dispiace nell’economia globale del film.

Unico appunto realmente negativo dell’opera è relativo ai problemi di presa e missaggio dell’audio. Ma si può sorvolare di fronte ad un film che ha diversi punti a suo favore e che, va ribadito, non ha nessun corposo investimento a coprirlo. L’esordio di Luca Canale Brucculeri fa quindi ben sperare in un nuovo nome del firmamento del cinema nostrano.

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