Heaven 17 – (We Don’t Need This) Fascist Groove Thang
Anche se non il loro singolo di maggior successo, questa canzone è certamente quella oggi più ricordata del gruppo synthpop Heaven 17. Tanto che, per esempio, gli LCD Soundsystem ne hanno registrato una cover molto di recente. Nel testo, ci si riferisce al fascismo come a qualcosa di “cool”, di “groovy”: l’epoca in cui viene pubblicato il singolo, il 1981, vede ovunque l’avanzare delle destre (un po’ come oggi).
In Gran Bretagna, paese della band, regna Margaret Tatcher, mentre Ronald Reagan (al quale si fa esplicito riferimento) è appena entrato alla casa bianca. L’invito della band è quello di non cedere alla seduzione di queste tendenze politiche, che si riflette peraltro in un certo tipo di musica “commerciale” (all’epoca questo discorso aveva ancora senso) ma vuota, che distrae e obnubila le coscienze.
Dead Kennedys – Nazi Punks Fuck Off
Già dal titolo, i Dead Kennedys non le mandano a dire. Le tendenze fasciste e naziste nella sottocultura punk hanno origine negli atti di pura provocazione perpetuati da personaggi come Sid Vicious e Siouxsie Sioux, che indossano magliette con la svastica con l’unico intento di scioccare, ma senza sposare alcuna causa in quella direzione politica. Il nazi punk diventa però presto una realtà ben più concreta, e in Gran Bretagna come negli Stati Uniti diverse band del genere cominciano a colorare di “white power” le loro liriche, scagliandosi contro minoranze etniche, omosessuali, ebrei e anarchici.
La risposta di Jello Biafra, cantante e leader dei Dead Kennedys, è molto semplice. Fomentando l’odio si fa il gioco del “potere”, combattendosi a vicenda “lo stato di polizia vince”. A monte del discorso politico, Biafra espone la semplice dicotomia espressa da Martin Luther King: violenza/non violenza. I nazi punks vengono identificati non tanto in quanto appartenenti ad una cultura o ad un movimento, Biafra (giustamente) rifiuta di riconoscere loro questo, e li identifica per ciò che sono. I nazi punks, come nazisti e fascisti in genere, sono odiatori, fine della storia. E ad essi ricorda: in un vero quarto Reich, sareste i primi ad “andarvene”.
Un nome più o meno obbligatorio in questa lista, che in questa canzone in particolare parla di “verità ufficiali” da smentire, istruzione istituzionale da evitare e verità storiche celate da riscoprire. Il discorso dei Rage Against the Machine potrebbe venire male interpretato oggi, in un’epoca nella quale praticamente ogni realtà storica viene messa sistematicamente in discussione (terrapiattisti ci siete?). In realtà si parla della storia americana, della cultura ufficiale e della controcultura alternativa; del reagire contro l’imposizione di una cultura di regime.
Non pensiamo ai complottisti odierni e ai no-vax, che fanno del dissenso una ragione di vita al di là di ogni razionalità e logica. Pensiamo alla censura, alla propaganda, agli indici di prodotti culturali vietati, alla sotto-rappresentanza delle minoranze. Qui la canzone dei Rage Against the Machine tocca un punto focale. Il potere, inteso come mandato affidato dal popolo ai propri governanti, va riportato indietro, ossia al popolo stesso.
Sonic Youth – Youth Against Fascism
Nei loro giorni migliori, i Sonic Youth sfornano questo inno antifa che attacca praticamente ogni forma di fascismo e proto-fascismo presente negli Stati Uniti all’epoca (come anche oggi). Tra queste: il Klu-Klux-Klan, lo strapotere delle élite militari, il razzismo e il settarismo insiti negli anfratti istituzionali. Tutta l’idea di una risposta decisa viene espressa dalla natura profondamente punk della canzone. La ripetizione del verso “It’s the song I hate” tradisce ambizioni da inno, pur riportando lo stile molto melodico degli Youth anni ’90.
Spanish Bombs dei Clash, tratta da quell’album capolavoro che è London Calling, fa riferimento ad uno dei principali conflitti che si sono avuti nella storia tra fascisti e anti-fascisti: la Guerra civile spagnola (1936-1939). Guerra raccontata da molti autori e artisti come Ernest Hemingway (in For Whom the Bell Tolls, 1940), Pablo Picasso (in Guernica, 1937) e dal fotografo di guerra Robert Capa. In essa combatterono volontari da molti paesi, difendendo la causa lealista spagnola contro il fronte golpista dei nazionalisti guidati dal generale Francisco Franco.
La canzone viene scritta all’indomani della morte di Franco (avvenuta pochi anni prima, nel 1975) e della liberazione della Spagna dal regime fascista da lui imposto. I Clash operano un confronto tra la Spagna ora liberata e i giorni della guerra, ricordando tutti i combattenti che perirono per difendere la causa della repubblica. Nella canzone si trovano numerosi riferimenti assennati, agli eventi della guerra e a figure come quella di Federico García Lorca, poeta e drammaturgo ucciso dai fascisti all’inizio della guerra.
Manic Street Preachers – If You Tolerate This Your Children Will Be Next
Da sempre schierati a sinistra, i gallesi Manic Street Preachers pubblicano nel 1998 questa canzone dal messaggio molto semplice: se tolleri questo, i tuoi figli saranno i prossimi. Anche in questo caso, l’ispirazione viene dalla Guerra civile spagnola, e nello specifico da un manifesto di contro-propaganda rivolto ai volontari combattenti internazionali, tra i quali c’erano anche molti gallesi. La canzone, come Spanish Bombs (dalla quale peraltro prende ispirazione) fa vari riferimenti per corroborare le tematiche trattate. Tra questi uno è ad Homage to Catalonia di George Orwell (1938), scrittore che partecipò a sua volta alla guerra contro i fascisti in Spagna.