Nel 1977, Argento prese un breve racconto di Thomas de Quincey nella raccolta “SuspiriaDe Profundis” e lo elaborò a suo piacimento insieme alla moglie, DariaNicolodi. Forse non avrebbe mai immaginato del capolavoro che riuscì a sfornare all’ultimo ciak, o forse sì. Suspiria è un film feroce, impreziosito dalla fotografia di Luciano Tovoli che rende Suspiria un vero capolavoro anche per il solo impianto visivo. Predomina il rosso, tra un gioco di luci e ombre che vedrà la povera Jessica Harper, collante anche per il film di Guadagnino, dover combattere suo malgrado contro una congrega di streghe nell’accademia di danza di Friburgo, fino allo scontro finale con la Madre dei Sospiri. Il cui respiro, “non puoi dimenticarlo“. La reale potenza di questo film nasce proprio grazie ad una perfetta e potente alchimia tra il comparto tecnico.
Sorvolando sul mero contenuto, altrettanto importante, musica, fotografia e regia trovano una perfetta fusione, tanto da creare un immaginario ben definito e radicato nello spettatore così come nel cultore. Ne è un esempio quello che potrebbe essere l’omaggio targato Refn, The Neon Demon. I riferimenti visivi al film di Argento sono chiari e palesi e questo capolavoro del regista danese dovrebbe far capire l’importanza di Suspiria. Un film su cui si è detto tanto ma mai abbastanza.
Colori accesi che si sposano alla perfezione con una colonna sonora a dir poco ansiogena firmata dai Goblin. Un connubio che esalta ancor di più la regia tipica di Dario Argento nel suo film che viene definito “il suo più baviano“. Una regia morbosa e feroce, che incalza lo spettatore soffermandosi su particolari rumorosi e agghiaccianti, come il memorabile primo doppio omicidio. In poche parole, Suspiria è parte integrante della storia del cinema italiano, così come lo è Argento. Forse il suo film più importante a livello estetico e soprattutto di immaginario, influenzando non poco il cinema contemporaneo di genere.
Il regista palermitano aveva questo Suspiria come sogno proibito, chiuso nel cassetto. La voglia di farlo secondo la sua idea nacque dopo che Guadagnino uscì dalla sala. Rimase estasiato da quanto visto e decise così di voler dare la sua visione dei fatti. Ed ecco che ci troviamo nella Berlino divisa del 1977, ad Ovest, con la RAF a seminare bombe e terrore. Ed un aereo Lufthansa carico di ostaggi in preda ai terroristi.
In questo backgroud storico, Guadagnino ci porta dentro l’accademia di Madame Blanch e MadameMarkos, donne a capo di una congrega di streghe, che vede arrivare una amish dall’Ohio fuggita di casa per inseguire il suo sogno danzereccio. Ed è qui che Suspiria decide di prendere un a strada totalmente diversa. Su un piano contenutistico, il film di Guadagnino racconta molte storie nella storia che prestano il fianco ad un analisi simbolica di quanto visto. Dalla presenza di uno psicanalista come ultimo barlume della ragione nel mondo dell’irrazionalità , ad una messa in discussione della madre come genitrice nel senso positivo del termine.
Il tutto, corredato dalle musiche malinconiche di ThomYorke e da una fotografia che rimanda al meraviglioso grigio monolitico del cinema di Fassbinder. La componente liberty del primo Suspiria viene sostituita da un impianto visivo ben distante dai colori accesi di Tovoli, accentuando grazie a moltissime riprese grandangolari il senso claustofobico di tutto il film.
Non contempo, Guadagnino si getta a capofitto nell’onirico con sequenze di rara bellezza stilistica e diegetica, scavando nella testa della protagonista. Un punto molto importante di questo Suspiria che approfondisce e reinterpreta l’onirismo presente nell’originale. Attraverso le conversazioni con Madame Blanch e Susie, Guadagnino indaga lo sviluppo della protagonista fino al momento che rappresenta la vera apoteosi del film: il Sabba finale dove torna il rosso del Suspiria argentiano per una delirante parte preconclusiva che chiude il film alla perfezione.
Per poter godere dello spettacolo di questi due Suspiria, è possibile trovare in edizione home video, tutte e due le versioni. La prima in ordine cronologico è il Blu-ray del film di Argento restaurato sotto la superivisione di Tovoli, arricchito da una photogallery e soprattutto da un dettagliato racconto del direttore della fotografia che spiega la sequenza iniziale che vede Jessica Harper nel taxi. E se prestate attenzione troverete anche il volto di Argento comparire per una frazione di secondo.