1975: mentre il dominio coloniale portoghese volge al termine, l’Angola diviene una “scacchiera della Guerra Fredda” per gli Stati Uniti e la Russia, che sostengono rispettivamente le due fazioni in lotta tra loro: l’UNITA e l’MPLA. Ryszard Kapuscinski è un grande giornalista. Un idealista, amante delle cause perse e delle rivoluzioni, uno a cui piace lottare per i più deboli. Dopo aver convinto il suo capo presso l’agenzia di stampa polacca per la quale lavora, Ryszard parte alla volta dell’Angola, dove è scoppiata la sanguinosa guerra civile alla vigilia dell’indipendenza.
Al Postmodernissimo di Perugia, in occasione del Festival del Giornalismo 2019, abbiamo avuto la possibilità di poter vedere in anteprima l’adattamento del racconto di Kapuscinski (Another Day of Life), diretto da Raúl de la Fuente e Damian Nenow. In Ancora un Giorno ricorre spesso la parola portoghese “confusao”, utilizzata per descrivere l’anarchia e il caos delle zone di conflitto attraverso le quali si muove il protagonista, “Ricardo” Kapuscinski, determinato a dirigersi verso il sud del paese per cercare di incontrare il leggendario generale Farrusco.
Ed è proprio il caos l’elemento dominante di questo film, che sulla scia di Valzer con Bashir (2008, Ari Folman) immerge fisicamente lo spettatore nella zona di guerra e nel degrado, ma anche nel mutevole, e, a volte, surreale paesaggio mentale del protagonista, che si troverà innanzi a una decisione che potrebbe cambiare le sorti del paese. I due registi mescolano sapientemente i segmenti animati, alternandoli alle interviste dei testimoni/protagonisti al giorno d’oggi.
Ma la vera forza di Ancora un Giorno, oltre all’intensità dei protagonisti che ci vengono presentati, è da ricercare nella potenza visiva delle immagini che scorrono attraverso lo schermo. Le paranoie, le riflessioni, i ricordi e i sogni di Kapuscinski prendono forma, dando vita a sequenze surreali di città che crollano, di corpi, di sangue e di proiettili. E in tutto questo caos che domina quotidianamente la psiche e la vita del giornalista durante il viaggio, l’unica via di fuga dove poter trovare riparo e forza risiede nella memoria.
“Per non soccombere al caos, al disordine, alla confusione devi salvare un ricordo. Perché la gente se ne va prima dal mondo e poi dalla memoria”
Il ricordo di una foto, di un volto, del passato di un’infanzia forgiata nella guerra o del sorriso di una giovane combattente che lotta per un futuro migliore. Ancora un Giorno è questa memoria, perché la storia dei personaggi che vediamo scorrere sullo schermo (forse i veri protagonisti del film) necessita di essere raccontata, scritta e mostrata, affinché nessuno possa dimenticarli.
Il film distribuito da I Wonder Pictures uscirà nei cinema di tutta Italia mercoledì 24 aprile.