I prodotti Netflix più sopravvalutati

Le serie e i film Netflix sono veramente DA VEDERE o si tratta solo di prodotti esageratamente sopravvalutati? Ecco alcuni titoli che riteniamo overrated.

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Netflix produce una quantità tale di serie tv e film che sta diventando sempre più complicato stargli dietro. Per la maggior parte si tratta di prodotti che non valgono veramente la pena di essere visti. Ma sono molte le produzioni che la stragrande maggioranza degli utenti definisce DA VEDERE. Per qualche motivo però, i prodotti Netflix sono (quasi) sempre incredibilmente sopravvalutati. Si tratta di serie che tengono lo spettatore agganciato allo schermo fin dall’inizio perché ogni singolo episodio finisce con cliffhanger o contiene diversi colpi di scena. Ma il prosieguo non è quasi mai all’altezza dell’hype creato dalle premesse e dalla grande pubblicità che precede ogni lancio. I film Netflix non sono da meno ovviamente… Per ogni film prodotto dal gigante statunitense dello streaming online c’è qualcuno che grida al capolavoro e fa salire le aspettative, che vengono puntualmente deluse da prodotti mediocri o semplicemente “carini”.

1. La casa di carta

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«Un’allegoria della ribellione» l’ha definita il quotidiano francese Le Monde. Celebrata per le citazioni storiche, l’inno alla libertà, l’apologia al marxismo… C’è chi ha voluto persino vedere nella serie, una risposta alla vecchia domanda posta dal drammaturgo Bertlolt Brecht «Che cos’è rapinare una banca al paragone di fondarne una?». Forse però, gli autori della serie hanno dimenticato o frainteso la parte più importante degli insegnamenti di Brecht…

A ben vedere, infatti, l’unico effetto di «straniamento» che la serie provoca è un mix di noia e delusione. Se è vero che La casa di carta ha “nobili” intenzioni e premesse, dopo poche puntate queste passano in secondo piano e la serie si rivela peggiore di qualsiasi telenovela sudamericana. Infatti il difetto maggiore della tanto celebrata Casa de papel, è l’incoerenza. Altroché ribelli, i personaggi sono tutti tipizzati e stereotipati. Il sessismo e il maschilismo regnano al fianco del populismo. Una delle incongruenze più lampanti è messa in bocca proprio a Berlino, unico personaggio con un minimo di caratterizzazione psicologica: cita Mussolini e inneggia alla dittatura, ma canta Bella Ciao. Se a tutto questo sommiamo la non credibilità di certi eventi e la prevedibilità di altri, i buchi nella sceneggiatura, il ritmo spezzato da dialoghi mielosi e romanticismo spicciolo, beh… Non è difficile capire perché La casa di carta abbia il “privilegio” di aprire il nostro articolo.

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2. 13 Reasons Why

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«La nostra era un’amicizia alla cioccolata calda, adatta ai mesi freddi ma non a tutte le stagioni» … «Fanculo alla vita!»

Può una serie sul suicidio basare i propri dialoghi su simili banali argomentazioni? 13 Reasons Why, la “celebre” serie firmata Brian Yorkey, purtroppo, lo fa. Eppure, le premesse dei creatori erano estremamente interessanti: 13 episodi per 13 cassette; 13 cassette per una narrazione post mortem dei “13 motivi” che hanno causato il suicidio della protagonista “assente” Hannah Baker. Tredici però banalizza a tal punto le proprie premesse da ridursi a un banale teen drama per ragazzini. E in effetti, soprattutto in quella fascia di pubblico, il successo che ha raggiunto è stato grandioso; tanto da destare preoccupazione tra istituzioni e genitori. Il rischio di emulazione infatti è altissimo; alcune scene sono estremamente esplicite e violente! Come se non bastassero tutti i difetti e “rischi” della prima stagione, la seconda è stata un vero buco nell’acqua. La nuova stagione è stata largamente bocciata dalla critica, mentre il pubblico sembra del tutto indifferente.

3. Orange is the new Black

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Quando Orange is the New Black ha fatto il suo debutto su Netflix, tutti ne erano entusiasti. La serie è stata subito elogiata per la sua visione unica della dimensione carceraria. Ambientato tra le mura grigie di un carcere femminile, Orange is the New Black si concentra sull’esperienza in carcere di Piper. I produttori però si sono presto resi conto che quella di Piper non era la storia piú interessante da raccontare. Così l’attenzione si è spostata su altre detenute. Dopo che la quarta stagione si era conclusa con un assurdo cliffhanger, Netflix ha rilasciato la tanto attesa quinta stagione nell’estate del 2017. Purtroppo però, da quel momento, la trama è sfuggita al controllo degli sceneggiatori, diventando assolutamente poco credibile. I personaggi si comportano in modo troppo contraddittorio con la loro storia precedente, come se niente fosse successo prima. La serie si è trascinata a un punto di non ritorno, ma Netflix non sembra voler staccare la spina e continua ad annunciare la produzione di nuove stagioni.

4. You

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You è una serie statunitense uscita nel 2018 (prima su Lifetime e poi su Netflix) basata sull’omonimo romanzo di Caroline Kepnes. Il protagonista di questo thriller psicologico è il libraio Joe, che si innamora della bellissima Beck fino a diventarne ossessionato: Joe si può definire un vero e proprio stalker. Lo spettatore è reso partecipe della sua ossessione da una voce fuoricampo che permette di sentire tutti i suoi pensieri e desideri più oscuri. Purtroppo il tentativo di trattare un tema così grave e scottante come quello dello stalking, si perde dietro i cliché e la superficialità tipici dei teen drama più convenzionali. Le interpretazioni sono poco più che sufficienti e non emozionano particolarmente. Lo spettatore è spinto ad andare avanti nella visione da degli escamotage che sono delle evidenti forzature. Joe agisce indisturbato a fronte dei peggiori crimini. Infatti, You si rivela deludente soprattutto per il suo approccio superficiale e irrispettoso nel trattare l’orrore dello stalking.

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5. Élite

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 Élite è una serie realizzata da Netflix col chiaro intento di cavalcare l’onda del successo della serie spagnola La Casa de Papel. Con quest’ultima infatti, Élite condivide gran parte del cast e, ovviamente, la provenienza spagnola. Per il resto, Élite non è altro che l’ennesimo teen drama ambientato in una scuola. Ma la scuola in questione non è quella solita da serie tv anzi, è una scuola d’élite piuttosto utopistica. Gli studenti che la frequentano sono dei ricchi e viziati figli di papà che si trovano “casualmente” a dover condividere i banchi di scuola con tre nuovi ragazzi, dopo che la loro vecchia scuola – ovviamente pubblica – è crollata. Questo è solo il primo dei numerosi avvenimenti poco credibili di cui è composta la trama. Le vite dei protagonisti sono costellate di ogni trasgressione e problematica possibile e immaginabile, il tutto concentrato in appena 8 puntate. Nella prima avviene un omicidio, quindi ci si aspetta che la serie prenda la piega di un mistery. In realta Élite si configura più come una telenovela infarcita di cliché e si concentra su banali intrallazzi amorosi. Delle numerose tematiche messe in campo come razzismo, dipendenze, corruzione e discriminazioni di ogni genere, nessuna viene approfondita in modo serio: Élite è una serie che punta alla superficialità e, in questo, riesce benissimo.