Chissà che peso ci si porta sulle spalle dopo aver firmato singoli-trionfi di pubblico come Sportswear. Accontentare tutti, dopo il percorso con la Dark Polo Gang, sarebbe stato impossibile. Con Arturo, il suo primo disco da solita, Side decide di fare tutto di testa sua, regalando al suo pubblico una produzione che, più di essere un album, assume i contorni di una confessione pura, priva di ogni finzione.
Luci e ombre, predatori e prede, redenzione e dannazione. Il primo album da solista del rapper romano si presenta al pubblico come una conversazione frammentaria tra lui e i suoi scheletri nell’armadio. Una confessione introspettiva, libera da ogni censura. Una seduta psicanalitica, in cui l’artista riveste sia il ruolo di paziente che quello di dottore. Un monologo interiore in cui Side confessa i propri demoni e i propri tormenti, i propri peccati e le proprie ossessioni. Più che un disco per il pubblico, stiamo parlando di una preghiera di liberazione che, necessaria per imparare a convivere con il proprio male e a sopravvivere, lo eleva al tanto desiderato paradiso, dove viene accolto da una voce femminile, dolce e angelica, una voce in grado di dar fine ad ogni dolore, di spazzare via anche la più malata delle ossessioni: la voce della madre.
Sebbene, ad un primo ascolto, possa sembrare di ascoltare una raccolta di brani quasi slegati fra di loro, brani che aspettano di trovare un filo conduttore, Arturo è costruito attraverso istantanee sfuggenti –istantanee sparse ovunque e perse nel rumore che riempie la mente annebbiata del mostro– di una vita di eccessi, piena di contraddizioni. Rivendicando il diritto di esistere delle voci fuori dal coro, Side si mette completamente a nudo e, proprio per questo, la presenza di voci che non siano la sua o quella della madre-angelo risulta essere quasi superflua, di troppo.
Giusto equilibrio tra un intimismo inedito e la trap canonica, fatta di mera auto-celebrazione, eccessi ed esasperazione, la trap a cui proprio la Dark Polo Gang ci ha abituati, Arturo si presenta come un disco dalla doppia anima: se nove pezzi portano la firma di The Night Skinny, Rip e XSempre sono stati prodotti da Sick Luke. È quasi come se Side non riuscisse a spezzare definitivamente i legami che lo legano al suo passato, a rinnegare ciò da cui è partito e con cui ha raggiunto la notorietà .
Certo, dopo Medicine e Non sei capace, forse ci aspettavamo qualcosa di più. Eppure, forse, non ci sarebbe stato miglior modo per Side di iniziare un nuovo percorso, se non con un album come questo, mix di vecchio e nuovo, omaggio al passato con lo sguardo fisso al futuro.