Passato alla storia per le sue interpretazioni spesso condite da una morte ormai scontata, Sean Bean ha un suo modo di vedere questa sua caratteristica cinematografica.
Nel 2014 era partito l’hashtag #DontKillSeanBean, una protesta per salvare l’attore dalle sue numerose morti sul grande e piccolo schermo. James Bond, Bormomir e Ned Stark, sono solo alcune delle sue tante dipartite. La cosa più frustrante per diversi spettatori era dovuta al fatto che la sua presenza portava con sé un inevitabile epilogo. Un vero spoiler con le gambe, tanto che abbiamo trovato solo alcuni film in cui l’attore non ci lascia le penne. Ma si tratta di un aspetto tutt’altro che negativo, anzi l’attore ne è persino felice. Il suo morire non solo è diventato un’icona, grazie a vari meme e battute, ma anche un marchio di fabbrica da non sottovalutare. Sean Bean ha ad esempio ricevuto una richiesta per essere una vittima illustre di un noto videogioco con protagonista un killer, il tutto per scherzare su questa sua funerea abilità.
Intervistato da Larry King, Sean Bean ha rivelato come questo segno distintivo nella sua carriera d’attore sia in realtà un aspetto positivo a suo modo di vedere. Questo non prima che Larry gli ricordasse di un sito web omonimo dell’hashtag risalente al 2014, purtroppo non più online, che recita nella sua prima pagina: “Sean Bean muore in tutto, il che è un peccato visto che è fantastico. Questo sito è dedicato al mettere fine alle morti dei personaggi di Sean Bean in televisione e al cinema. Aiutateci a salvare Sean Bean!”
Sean ha voluto ricordare gli inizi della sua carriera per spiegare come mai è fiero di queste morti.
L’attore ha spesso interpretato degli psicopatici, dei killer o comunque i “cattivi” dei film. Per uno dei primi ruoli della carriera interpretò infatti il ruolo di un ragazzaccio violento, il primo tra i suoi tanti villain, in The Bill; per poi proseguire con molti altri al fianco di James Bond o di Harrison Ford. Sono proprio questi primi ruoli che lo hanno segnato come attore, lanciandolo nelle grandi produzioni di Hollywood sempre nel ruolo di nemesi dell’eroe di turno. Un grande onore per Sean Bean, felice di affermare che se i suoi ruoli sono sempre stati apprezzati, al punto da chiedergli di essere ripetuti, è grazie all’odio delle persone.
Un odio viscerale e colmo di disprezzo per dei personaggi, che non può essere altro se non la più grande conferma di un ottimo lavoro. A Sean non è mai pesato quindi interpretare il bad guy della situazione, perché è bravo a farlo e sa di esserlo. Probabilmente se non fosse stato così “cattivo” non sarebbe morto così tante volte, ma allo stesso tempo la sua carriera non sarebbe mai decollata. Un rapporto di odio e amore con la morte, dove l’odio è però solo sperimentato dalle sue controparti filmiche. Una fortuna visto che in Giochi di Potere lo uccisero per ben 3 volte, tutto per l’indecisione su quale macabra soluzione adottare.
“[…]mi odiavano così tanto che lo studio sembrava non solo volesse uccidermi, ma anche assicurarsi che fossi davvero morto. Ho recitato in Giochi di Potere dove facevo il cattivo… e ho dovuto girare il finale 3 volte”
Dopo aver girato una prima versione in cui Sean veniva annegato da Harrison Ford, soddisfatto della sua dipartita l’attore se ne tornò in Inghilterra. Nemmeno il tempo di un the e dovette tornare indietro per girare un altro finale, dove Harrison, questa volta, non solo lo annegava ma completava l’opera sfondandogli il cranio con un oggetto… per sicurezza. A quanto pare non era abbastanza. Dovette infatti ritornare sul set una terza volta, per girare la morte definitivamente utilizzata nel montaggio finale. Come hanno deciso di ucciderlo? infilzato da un’ancora… a quel punto non vi era più alcun dubbio che Sean fosse morto anche questa volta. Concludiamo l’articolo con un’infografica da morire dal ridere. Trovate infatti le circostanze e le modalità mortifere delle sparizioni di Sean Bean. Auguri Sean, altre mille di queste morti cinematografiche!