I personaggi più singolari della scena musicale romana sono tornati con un videoclip totalmente decerebrato.
Perfettamente nel loro stile, i kuTso ci hanno deliziato con una collaborazione che il 15 marzo si è risolta in un video che con molta semplicità ci presenta i diretti interessati. Matteo Gabbianelli e Giulio Berruti sono i protagonisti de ”Il segreto di Giulio”, presente in tutte le piattaforme. Noi ragazzi della Scimmia, abbiamo chiesto a uno di loro curiosità e retroscena :
Il segreto di Giulio, il nuovo brano della band presentato a stracult lo scorso 8 marzo, ci spiega che il segreto del Successo consiste nel conquistare il pubblico femminile. Due anni e mezzo fa, l’autoproclamato sex symbol del gruppo, Donatello Giorgi, lasciava il gruppo. Visto il tema della canzone, qual è il nuovo sex symbol dei kuTso?
I kuTso
hanno sempre avuto un unico sex symbol che risponde al nome di Matteo
Gabbianelli, l’Uomo più affascinante del Sistema Solare.
Collaborazioni di spessore.
In questo nuovo singolo è presente
una seconda voce, affidata a Giulio Berruti, attore assai noto per le sue
performance televisive ma apprezzato anche da registi cinematografici quali
Virzì, Guadagnino e perfino Peter Greenaway. Qual è la motivazione di questo
featuring così illustre?
Con Giulio ci siamo conosciuti durante la trasmissione di Italia Uno, Bring The Noise, dove eravamo la resident band. Io avevo già composto questa canzone come risposta alle pressioni del nostro management di allora, il quale mi ripeteva in continuazione che avrei dovuto scrivere una canzone che piacesse “alle donne”, che avrei dovuto rivolgermi al pubblico femminile in quanto motore del mercato discografico. Alla fine, invece di scrivere qualcosa che piacesse al gentil sesso, ho creato un brano che ripete il ritornello “è necessario che tu piaccia alle donne” ed elenca sarcasticamente una serie di motivi per cui non bisogna trascurare l’importanza del consenso femminile nell’attuale società. E chi meglio di Giulio Berruti, attore eccellente, modello bellissimo, influencer simpatico e affascinante, poteva incarnare ironicamente lo stereotipo del Bello che fa strage di cuori ed ha tutte le porte aperte?! Infatti nel brano è proprio lui a ripetermi che bisogna piacere alle donne per ottenere successo nella vita.
“Che effetto fa?” Domande sul nuovo disco.
Riallacciandomi alla domanda precedente, la quasi totale assenza di featuring di questo nuovo disco -fatta eccezione ovviamente per Il segreto di Giulio- rappresenta una sostanziale differenza rispetto a Musica per Persone Sensibili, dove i featuring costituivano la maggioranza della scaletta. Come mai questa controtendenza?
Rispetto agli album passati, “Che Effetto Fa” non ha canzoni riempitive, non ha brani meno importanti che necessitino di accostamenti illustri per sopperire alla debolezza compositiva, l’intero album può dunque tranquillamente risplendere di luce propria. Le persone esterne alla band che hanno suonato in questo disco erano tutte necessarie per quanto riguardava gli arrangiamenti e chiamate esclusivamente per le loro peculiarità artistiche, senza stare a guardare curriculum e palmares.
La produzione di questo nuovo disco risulta più complessa già ad un primo ascolto. È una questione legata ai diversi approcci con gli strumenti dei nuovi membri o una volontà di sperimentazione del membro storico?
Volevo fare un disco diverso dagli altri, volevo cimentarmi con nuove soluzioni d’arrangiamento e creare qualcosa che segnasse un nuovo percorso. “Che Effetto Fa” è una sorta di riassunto di questi ultimi tre anni di difficoltà, momenti importanti, belle cose, eventi tristi, voglia di vivere e di morire, gioia, disperazione, emozioni forti.
Una band votata al funk…
Dall’esordio fino ad oggi il rock ha lasciato sempre più posto al funk fino a toccare nel Segreto di Giulio la Dance anni ’90. Sarà questa la linea che manterrete in futuro o continuerete a sperimentare nuovi sound?
Il funk è sempre stato presente nella nostra musica fin dal primissimo ep “Aiutatemi” ed è un’attitudine che mi piace molto, pur non essendo la cifra stilistica principale dei kuTso, che si barcamenano tra il cantautorato e l’indie. In ogni caso uno dei gruppi che più ascolto attualmente sono i Vulfpeck, che sono riusciti a ravvivare l’interesse per la musica suonata e appunto hanno una matrice nettamente funk.
…e all’amore scanzonato.
La canzone di questo nuovo disco che forse ha stupito di più i fan è probabilmente Uno + Una, un brano che si avvicina moltissimo per tematiche, testi e sonorità all’indie italiano più sdoganato. Quanto c’è dei kuTso in quel brano?
C’è tanto Matteo Gabbianelli lì dentro e la sua vita sentimentale che più volte ha fatto capolino nei dischi dei kuTso. Uno + Una è una canzone “d’amore scanzonato” e fatalistico, che descrive una coppia che continua a voler stare insieme “nonostante le scenate estreme”, leccandosi le ferite, ma con la consapevolezza di un sentimento forte e imprescindibile che li tiene uniti come due poli opposti.
La nuova formazione.
Ormai è da più di un anno che Bernardino Ponzani, nuovo batterista della band, ha sostituito Simone Bravi, componente che ha fatto parte della formazione fin dai tempi di Decadendo su un materasso sporco. Matteo Gabbianelli è quindi rimasto l’unico membro originario della band. Chiediamo quindi proprio a lui: si è già creata la stessa sintonia che c’era con la vecchia formazione?
Devo
dire che la formazione attuale, composta da Brian Riente alle chitarre, Luca
Lepore al basso e Bernardino alla batteria, è la più affiatata delle
innumerevoli line up succedutesi nell’arco di questi 13 anni di attività della
band. Si sta sereni, pur mantenendo un alto livello di professionalità, anche
più elevato rispetto al passato. Poi, per fortuna, siamo tutti dei kutsoni e ci
divertiamo insieme durante i tour. Il più simpatico di tutti è Luca Lepore, che
dice stronzate in continuazione e sa imitare qualsiasi dialetto italiano con
assoluta credibilità.
Qual è stato il feedback dei fan più affezionati rispetto a queste sostituzioni?
Come sempre, c’è chi si è esaltato, chi c’è rimasto male e chi se ne è fregato continuando semplicemente ad ascoltare la nostra musica.
L’esperienza televisiva.
Un paio di domande slegate dal disco. Parlateci un po’ dell’esperienza come resident band per l’edizione 2017 del programma di italia uno Bring The Noise, anche se Ponzani non era ancora presente
E’ stata un’esperienza professionalmente molto importante perché ci ha insegnato cosa significa far parte di un programma televisivo e non esserne semplicemente un ospite; con il maestro Adriano Pennino, arrangiatore del programma e direttore d’orchestra, con cui avevamo già avuto il piacere e l’onore di lavorare durante la nostra esibizione a Sanremo, abbiamo affrontato una mole di lavoro notevole con ritmi pazzeschi e scalette che cambiavano in continuazione spesso pochi istanti prima di andare in onda! Sicuramente la nostra band era un po’ fuori contesto e in qualche modo castrata artisticamente, ma ho capito tante cose da quest’esperienza ed ho un profondo rispetto di chi suona nelle orchestre televisive, perché è veramente un lavoro estenuante.
Il grande flop.
Che fine ha fatto Grazie alla guerra? Brano pubblicato nel 2016 sul canale KUTSO TV e rilasciato come singolo su Spotify solo l’anno scorso. State forse lasciando quella perla satirica per un futuro lavoro?
Mah, in realtà quel brano è passato abbastanza inosservato ed è una cosa che mi fa molto dispiacere, perché penso sia una delle canzoni più importanti che abbia scritto. D’altronde Spotify è impietoso e se una canzone non è in playlist, è come se non esistesse. Però noi la facciamo tuttora dal vivo e vedo che invece il pubblico sottopalco la apprezza sempre…dunque lancio un appello a chi ci sta leggendo ora: “Fate salire quelle visualizzazioni, forza!”
Sentito? Proviamo insieme a sollevare le visualizzazioni di quella bella canzone, tra un ascolto del nuovo disco e un revival dei primi due. Auguriamo ancora tantissimo successo alla band del sex symbol Matteo Gabbianelli.