Prima di addentrarci nella recensione di questo nuovo Hellboy, vanno fatte alcune premesse doverose. In primo luogo, si tratta di un reboot, un “rilancio“. Un film ex novo che non tiene conto dei due antecedenti capitoli targati Guillermo Del Toro. Almeno a livello narrativo. Ultimo ma non ultimo di importanza, anzi, è fondamentale ripetere che il medium fumetto non è il medium cinema. Hellboy nasce nel 1993 dalla mente di MikeMignola, pubblicato dalla Dark Horse, una terza via indipendente rispetto i due colossi Marvel e DC. Undici anni dopo, Guillermo Del Toro darà luce al primo film tratto dal fumetto con RonPearlman nei panni del rosso protagonista. Quattro anni dopo, ecco arrivare The Golden Army, tra i migliori cinecomics di sempre. Ancora una volta, undici anni dopo, sbuca questo reboot diretto dal britannico Neil Marshall, regista che ha all’attivo il claustrofobico Descent, insieme ad altri film dimenticabili.
In questo film, abilmente diretto da Marshall, tra long take e un bellissimo piano sequenza finale con Kickstart My Heart, non c’è un attimo di respiro. L’azione predomina su ogni cosa ed in ogni momenti si passa dall’action all’horror senza alcun preavviso. Qualche momento per riprendere fiato c’è, fortunatamente, ma viene subito spazzato via. Questo permette già di capire qual è l’intento di questo nuovo Hellboy: saper fondere azione ad una trama intrigante. Senza mai rinunciare a quegli stilemi classici della mitologia, da Merlino alle tre parche che ben si amalgamano a questo granguignolesco Hellboy.
Le due ore abbondanti sembrano volar via in una manciata di minuti, tra una testa mozzata, un collo rotto e viscere varie. Non si risparmia, Hellboy. C’è tantissimo sangue e il divieto ai minori è più che giustificato. Sin dall’incipit, capiamo che assisteremo ad un film con una buona dose di violenza e con un comparto visivo curato nel minimo dettaglio. La cui unica pecca, spaccando il capello in otto e non solo in quattro, è quella di essere fin troppo frenetico nel ritmo.
Ci troviamo di fronte ad un film che non è per bambini ma che soprattutto unisce due registi apparentemente agli antipodi per molti aspetti. L’aura della favola dark, tipica di DelToro, si coniuga allo stile visivo-narrativo del primo SamRaimi. Come accade nella bellissima sequenza che vede Hellboy incontrarsi con BabaYaga, una strega ben lontana dalle sensuali forme del film di CorradoFarina. Lì c’è quella che può apparire come la fusione tra Il Labirinto Del Fauno, nella sequenza con il mostro cieco nella tavola imbandita, e La Casa, per il momento body-splatter con Baba Yaga stessa. Vedere per credere. Sullo sfondo, Marshall si abbandona ad una solida base caratterizzata dagli stilemi classici dei film supereroistici, ossia quella strutturale definita che vede nei colpi di scena il suo punto di forza.