Una leggenda delle piste internazionali si è inchinata alle nuove generazioni?
In data 6 aprile 2019, a Roma, in via di Portonaccio, si è esibito il padre della big beat. Norman Cook, maggiormente noto come Fatboy slim, ha scatenato per quasi 3 ore circa un centinaio di persone, con un dj set di tutto rispetto. Ma andiamo con ordine.
Fatboy Slim non è stato infatti l’unico ospite della serata. Ad aprire il preview dell’edizione 2019 del Just Music Festival è stato Timo Maas, producer e dj tedesco di fama internazionale. Ha scaldato gli animi per le prime due ore e i più discotecari avranno sicuramente apprezzato. Chi però aveva avuto la fortuna di assistere alla chiusura del concertone del primo maggio 2018, presso piazza San Giovanni (offerta proprio da Fatboy Slim), avrebbe apprezzato almeno una mezz’oretta in meno di introduzione.
Norman si era già presentato in sordina dietro la console verso le 23, ma semplicemente per collegarci il computer. Al suo arrivo definitivo la folla era ormai bella che esplosa e il mood generale non è cambiato poi di molto. Cosa insolita se si pensa a cosa succede in un qualunque altro concerto, dove gli spettatori non vedono l’ora che il gruppo di apertura se ne vada per acclamare il proprio idolo.
Un continuum musicale
Aldilà di questo feedback del pubblico, ciò che dispiaceva era la sensazione che si aveva fuori dal locale: tra le 23 e l’una di notte sembrava che alla console ci fosse sempre la stessa persona. L’allievo che supera il maestro o il maestro che si adatta all’allievo? Decisamente la seconda.
La faccenda non migliorava neanche all’interno. Anzi. Le due colonne poste al centro della pista producevano un rientro del suono che ti prendeva diretto allo stomaco, e chiaramente non era consigliabile neanche stare in prima fila, attaccato alle casse. Entrambe le posizioni avevano però diversi aficionados. Il posto migliore probabilmente si trovava affianco alla console, nella zona riservata ai clienti in lista, dove ovviamente non si poteva accedere liberamente. Qualche alto e basso insomma per quanto riguarda la resa sonora generale, ma nulla di eccessivamente drammatico.
Menzione d’onore va fatta all’impianto visivo. Se infatti la porzione di concerto affidata a Timo Maas era sprovvista di proiezioni su schermo, l’intera esibizione di Fatboy Slim era accompagnata da video che accendevano i più nostalgici. Dal ragazzo corpulento di You’ve Come a Long Way Baby, a dei video molto più recenti ma sempre nello stile schizoide cui Norman e i suoi collaboratori ci hanno abituato.
Non mancavano certo i momenti in cui la playlist di Norman esplodeva tra un ‘‘I have to Praise You like i should‘‘ e una ”Funk Soul Brother”, ma erano esattamente questo: momenti. Se per caso ti trovavi fuori dal locale all’accenno di quei pezzi non facevi in tempo a rientrare che erano già cambiati. Notevoli comunque gli omaggi agli artisti del passato e del presente, quali Run DMC (presenti in qualche sample) e Childish Gambino, del quale è stato possibile apprezzarne la versione in 8 bit sul grande schermo, accompagnata da brevi accenni della sua ”This Is America”.
Ad un certo punto questi accenni troppo brevi sono venuti a noia, e sulla ripresa del drop alla fine di Right here Righ now (durata leggermente di più degli altri pezzi) della gente comincia ad abbandonare il locale, come nei film marvel quando ci si alza dalla poltrona prima della scena post-credits. La gente se ne va però soddisfatta da un intrattenimento che non ti aspetti da un dj di 55 anni che, come in un villaggio vacanze, fa abbassare sulle ginocchia un centinaio di persone per poi proclamare vincitore il primo che si alza di scatto, il tutto con scritte sugli schermi in italiano.
Ad accompagnare i più coraggiosi verso le prime luci dell’alba arriva Leon, (producer nostrano di origini abruzzesi), il quale conclude una serata con Fatboy Slim come ospite ma che di big beat ha avuto ben poco.