“Elegante e ipnotico”. Così i Manetti Bros e la loro casa di produzione indipendente, la Mompracem, presentano Tutte le mie notti: un thriller dalle atmosfere rarefatte, interpretato da due superbe Barbora Bobulova e Benedetta Porcaroli.
Tutte le mie notti segna per altro un doppio esordio. Dopo la formazione nell’ambito della cinematografia documentaria, il regista fiorentino Manfredi Lucibello firma infatti il suo primo film di fiction; mentre Benedetta Porcaroli supera brillantemente la sua prima prova su grande schermo.
Dopo il successo della serie Baby, con Tutte le mie notti Benedetta Porcaroli torna a interpretare una giovanissima squillo. Eppure, i due personaggi non potrebbero essere più diversi. Da un lato troviamo i Parioli, la Roma bene, la noia di una ragazzina in cerca d’emozioni. Dall’altro, c’è Sara: un’anima già persa, priva di punti di riferimento, che sceglie di prostituirsi per sperimentare la ricchezza, il potere, l’emozione di indossare un bel vestito.
Inizia così Tutte le mie notti: una bellissima ragazza in abito da sera, che corre scalza e ferita nel cuore della notte. Una macchina si ferma. Alla guida c’è Veronica (Barbora Bobulova): una donna apparentemente molto triste, e molto gentile. Ma secondo la migliore tradizione dell’horror e del thriller, quando un’automobile si ferma, è solo per riportarti da chi stavi scappando.
Scopriremo così che Veronica è l’avvocato di Federico (Alessio Boni): uno tra i più influenti industriali d’Italia. Sara aveva raggiunto la sua villa con l’amica Claudia (Carolina Rey). L’allegro festino, organizzato in onore di un altro magnate dell’industria, avrebbe dovuto concludersi con la firma di un accordo multimilionario. Ma qualcosa è andato storto. E ora tocca a Veronica capire le intenzioni di Sara, trovare un modo per comprare il suo silenzio.
Eleganza è davvero la parola chiave per descrivere Tutte le mie notti : un thriller strutturato come un dramma da camera. L’estremo rigore formale delle inquadrature esalta l’intensità delle due protagoniste, che descrivono l’arco narrativo del film attraverso i dialoghi, ma soprattutto i silenzi. Manfredi Lucibello costruisce così il film sulle sue attrici, mentre i volti si moltiplicano nei mille riflessi di una villa che è letteralmente una prigione di vetro.
Completano il quadro l’ottima fotografia di Gianluca Palma e un paio di sottili citazioni della prima stagione di Twin Peaks, di Laura Palmer come emblema della perdita dell’innocenza.
Tutte le mie notti è l’esempio di come in Italia esista anche una cinematografia indipendente; che esistano storie anche fuori dalla forma commedia, o dai cliché sul crimine organizzato. E’ un cinema fatto con amore, impegno, fatica. Perciò non possiamo che consigliarvi di cercare Tutte le mie notti nella sala più vicina: abbiamo bisogno di film come questo.