Franco126 trasforma l’Alcatraz nella sua ‘Stanza Singola’

ll concerto milanese di Franco126 è stato un inno alle canzone italiana degli anni Settanta e Ottanta, in cui la sua poetica urbana affonda le radici.

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Sul palco un divano, una scritta al neon con il titolo del suo primo album da solista, la carta da parati e diversi abat-jour vintage che, sparpagliati qua e là, ricordano terribilmente quelli che ci accolgono ogni volta a casa di nonna.

Piccole scelte scenografiche con cui Franco126 trasforma l’Alcatraz di Milano nella sua Stanza Singola.

Dopo l’esibizione di apertura di Francesco De Leo, il bohémien di Bomba Dischi noto per essere l’ex leader de L’Officina della Camomilla, il baffo più famoso di Roma entra sul palco, come al solito, un po’ storto, con un’ormai riconoscibile felpa di Sergio Tacchini e gli immancabili occhiali da sole che, una volta ogni tanto, abbassa con l’indice per guardarsi intorno e ammiccare ai fan che affollavano il locale per assistere alla data sold out.

Famoso grazie al progetto, in cui, con Carl Brave, è stato la metà di un duo, Franco126, classe 1992, si è riconfermato essere uno degli esponenti più influenti di quell’ondata di musica cantautorale contemporanea che, nell’ultimo periodo, sta conquistando il panorama musicale nazionale. Con il suo timbro inconfondibile, la parlata lenta e l’accento romano, Franco si muove tra le insegne illuminate della Molinari e del Totocalcio, canticchiando i versi del suo disco d’esordio come solista, Stanza Singola, uscito lo scorso 25 gennaio.

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Versi che, impolverati di malinconia e nostalgia, vengono recitati a squarciagola da un pubblico ammaliato, costringendo il cantante a chiedere di alzare il suono in cuffia.

Franco126 concerto

Accompagnato da due chitarre, un basso e una batteria, il cantautore romano ha condiviso il palco con l’eclettico Stefano Ceri, il produttore di Frah Quintale che è diventato ormai simbolo del nuovo pop italiano, e l’etereo (e, lasciatemelo dire, impeccabile) Venerus, uno degli artisti più interessanti del momento, che ha accompagnato Franco126 nell’esecuzione del singolo Senza di me, secondo estratto del nuovo mixtape di Gemitaiz GVC8.  Nessun duetto con i fratelli della Love Gang, quindi. Sul palco, infatti, non sembra esserci posto né per il rap tradizionale né per l’indie canonico: l’atmosfera del tutto personale e, senza ombra di dubbio, indimenticabile che Franco ricrea con Stanza Singola risulta essere un’eccezione all’interno del panorama tradizionale, a partire dalle sonorità che caratterizzano l’album, più mature rispetto a quelle del precedente Polaroid, ripreso durante la serata con l’esecuzione delle note Noccioline, Sempre in due e Solo guai.

Frutto di un’evoluzione stilistica che ha portato ad una crescita sia nella scrittura che nell’esecuzione, il concerto milanese di ieri sera è stato un vero e proprio inno alla canzone italiana degli anni Settanta e Ottanta, in cui la poetica urbana, ineffabile e malinconica del rapper romano affonda le sue radici e che l’artista decide di omaggiare con la playlist che anticipava il suo ingresso sul palco –che conteneva, tra le tante, anche Minuetto di Mia Martini, Non succederà più della coppia Mori-Celentano e Ahi Maria di Rino Gaetano– e con le commoventi e inaspettate performance di Io non piango e La mia libertà del Maestro Califano. Che dire? Complimenti per i gusti, Franchi’.

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Ma, quindi, si è trattato di un concerto magistrale, senza alcun difetto? Se dovessimo trovare una nota dolente, non avremmo alcun dubbio: al bancone, al posto della Beck’s, avrebbero potuto anche metterci la Peroni.