Il debutto della cantante è stato folgorante, ben al di là delle aspettative.
Che Billie Eilish sia, per molti aspetti, un simbolo di trasgressione molto facile e digeribile per adolescenti lo possiamo dire. Quanto ci sia di costruito nel fenomeno della ragazza prodigio, cantautrice geniale e giovane stella dell’electropop, difficile dirlo.Certo, possiamo ragionevolmente immaginare che da qualche parte ci sarà qualche ascoltatore (o ascoltatrice) adolescente che con Billie Eilish nelle cuffie sarà convinto di sentire musica trasgressiva, originale, “diversa”.
Bene, diciamo subito che ovviamente non è così: di realmente originale, di realmente nuovo, nell’album qui recensito c’è poco e niente. Ma ecco il punto: non ce ne importa nulla, perché WHEN WE ALL FALL ASLEEP, WHERE DO WE GO? è un album perfetto. Da una parte i singoli che già ci avevano anticipato le sonorità del disco e ci avevano dato un’idea di quello che avremmo trovato: you should see me in a crown, when the party’s over, wish you were gay, bury a friend.
Dall’altra altrettante canzoni, altrettanto valide, che provano come le anticipazioni fossero solo la punta dell’iceberg: bad guy, xanny, all the good girls go to hell, my strange addiction. E ancora, una serie di pezzi delicati, ben più complessi di quanto ci si aspetterebbe: 8, listen before i go, i love you, goodbye.
“I’m the bad guy. Duh”
Lo stile: Lana Del Rey che canta James Blake? Può essere una descrizione. Ma c’è molto di più: post-dubstep, trap (nelle basi), R&B, neo-soul, indie pop, e poi tanta, tanta elettronica. Nella sua musica Billie Eilish non perde mai di vista la melodia, indefessamente malinconica, leggermente provocatoria, intrecciata con arrangiamenti e armonie che vogliono rompere con la classica forma della canzone pop.
Allo stesso tempo, il disco qui descritto è molto orecchiabile, alla portata di tutti (tendenzialmente, si intende, under 40), con suoni alla moda e di tendenza, e temi che sono “anti-” solo in superficie: già con questo esordio Billie Eilish vuole parlare di tutte le sue fragilità, che sono anche le fragilità del mondo intero.
Ma vuole anche, e riuscendoci, imporsi al mondo della musica con un lavoro solido, concreto, convincente, ispirato, impegnativo. WHEN WE ALL FALL ASLEEP, WHERE DO WE GO? è esattamente questo, e noi lo stiamo già riascoltando per l’ennesima volta.