I 15 film asiatici più disturbanti di sempre

Il cinema asiatico è in parte famoso per aver sempre esplorato temi e concetti che hanno spesso sconcertato il pubblico occidentale.

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“Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. E quando guardi a lungo in un abisso, anche l’abisso ti guarda dentro”  (Nietzsche)

Il cinema asiatico è in parte famoso per aver sempre esplorato negli anni temi e concetti che, spesso, hanno sconcertato il pubblico occidentale. Film che sono incubi ad occhi aperti, che mescolano sensualità, ultraviolenza, sangue ed eros. Registi che sfiorano i limiti con film che mirano a disturbare e scioccare lo spettatore, i quali si raccontano attraverso una premessa esasperata, micidiale, trattando per la maggior parte tabù considerati estremi per i paesi orientali, ed oltremodo eccessivi ed impossibili da riscontrare nella nostra realtà.

Sfruttando la citazione di apertura, quando inizi a guardare nell’abisso, scoprirai che ci sarà sempre qualche film lì, in attesa, pronto a osare e disgustare, a spingerti ulteriormente la ricerca all’interno della perversione e della malattia, oltre la censura politica, oltre le tematiche controverse, e oltre qualsiasi stilema cinematografico classico.

In questo articolo abbiamo raccolto i migliori film disturbanti provenienti dall’estremo oriente.

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Film asiatici disturbanti: Tetsuo di Shinya Tsukamoto (1989, Giappone)

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Un uomo (il regista Shinya Tsukamoto), viene investito da Tomoo (Tomorowo Taguchi), che abbandona il ferito in un bosco. Quest’ultimo infetterà, essendo un feticista del metallo, Tomoo, cercando di vendicarsi.

Difficilmente riassumibile, non è la trama ad interessarci, ma la componente visiva. Tsukamoto, grande regista giapponese dall’indiscutibile talento visionario, ci mostra il più incredibile autoassemblaggio mai visto, nel quale la carne viva viene a poco a poco posseduta e sostituita dal metallo, fondendosi e dando vita a un essere senziente, ma intrappolato in un delirio del corpo e della mente. Tsukamoto mette in scena un soggetto bizzarro in modo del tutto originale e innovativo (viene considerato il pioniere del cyberpunk nella settima arte). Iper-frenetico, violento e intriso di pulsioni erotiche incontrollabili (può ricordare il cinema di Cronenberg a livello tematico), il film ad una prima visione difficilmente non riuscirà a disturbarvi.

Tsukamoto, oltre ad interpretare il ruolo dell’antagonista, dirige, scrive, monta, scenografa, co-fotografa e produce il film. La pellicola ha due sequel: Tetsuo II: Body Hammer (in realtà più un remake con più budget, operazione simile a quella che fece Sam Raimi con La casa 2) e Tetsuo: The Bullet Man, entrambi diretti da Tsukamoto stesso.


Film asiatici disturbanti: Emperor Tomato Ketchup, Shuji Terayama (1971, Giappone)

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Shuji Terayama è stato un artista poliedrico. Oltre ad essere regista, era anche un scrittore scenico ed un poeta, considerato il rappresentante principale dell’avanguardia in Giappone. I suoi lavori erano sempre provocatori e mirati contro ogni tabù, ed Emperor Tomato Ketchup è un esempio inconfondibile del suo stile sperimentale cinematogafico.

La pellicola è ambientata in un Giappone utopistico in cui un esercito di bambini hanno acquisito il dominio del paese, prendendo di mira gli adulti e schiavizzandoli, quest’ultimi colpevoli di sottrarre loro la libertà sessuale e di espressione. Il film è dissacrante, un ironico inno alla trasgressione e all’anarchia, in esso i bambini si fanno beffe della moralità tradizionale, si dichiarano liberi di commettere tradimento, di praticare l’omosessualità e addirittura di usare la Bibbia come carta igienica.

A causa della pesante censura in Giappone, il film è stato inizialmente tagliato a soli 27 minuti, come fosse un corto, mentre il taglio originale di 75 minuti venne proiettato solo nel 1993, 13 anni dopo la morte di Terayama.

Film asiatici disturbanti: Moebius, Kim Ki-duk (2013, Corea del Sud)

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Moebius è la diciannovesima opera di Kim Ki-Duk, presentato fuori concorso alla 70° edizione della mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Uno dei migliori film del regista sud coreano.

In Moebius il regista porta alle estreme conseguenze la sua tecnica e la sua poetica, privando la pellicola di qualsiasi dialogo o scambio di battute. Il film è difatti totalmente privo di parole. Riuscendo ad esprimere ogni emozione, tutta la sofferenza e la solitudine attraverso le immagini, l’espressività e la gestualità degli interpreti. La videocamera si muove sulla scena nevrotica, con fare instabile, a voler documentare l’isterismo di cui il racconto è catarsi. Uno sguardo opprimente, che costringe il nostro a guardare corpi che si odiano e si amano in un vortice di disturbante masochismo.

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Attraverso una messa in scena estrema del complesso di Edipo, il giovane figlio cade vittima, innocente, del delirio della madre. Scoperto il tradimento del marito, la donna tenta di evirare prima lui, fallendo, e poi il figlio. Sentimenti che si scambiano i ruoli, sovrapponendosi, quasi a confondersi. In un vortice impazzito all’interno del quale l’unica cosa che sembra avere un significato, valore per i personaggi, è il piacere corporale, erotico. Lo si percepisce nell’affannata ricerca del padre della possibilità di un trapianto di pene per il figlio evirato. Il cui solo obiettivo sembra essere quello di permettergli di raggiungere l’orgasmo, più che compensare una mutilazione.

Film asiatici disturbanti: In the Realm of Senses, Nagisa Oshima (1976, Giappone)

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Tra i migliori film erotici e disturbanti troviamo questa bellissima pellicola del regista giapponese Nagisa Oshima.

Basato sulla storia vera di Sada Abe, una geisha giapponese che nel 1936 strangolò il suo amante utilizzando la cintura del suo kimono, durante un orgasmo. Dopo essere rimasta qualche ora sdraiata di fianco al cadavere impugna il coltello e recide pene e testicoli del defunto, avvolgendoli poi in un pezzo di carta di riso. Il film descrive la relazione tra Abee Kichizo Ishida, proprietario di un albergo, attraverso una sovrabbondanza di scene eroticamente perverse, fino alla tragica conclusione.

Un capolavoro claustrofobico dell’eros il quale, escludendo la scena della mutilazione, porta intense sequenze di sesso reale tra fellatio in primo piano, penetrazioni, giochi erotici con le uova, fino al piacere ultimo dello strangolamento orgasmico. Una spirale erotica estrema nella quale i protagonisti finiscono per annientare se stessi straniando lo spettatore, inappagato fruitore di un’opera che allontana, disturba e porta a riflettere.

Oshima fu costretto a terminare le riprese in Francia per completare il suo film, successivamente battezzandolo come una produzione franco-giapponese per renderlo pubblico. Tuttavia, dopo le prime proiezioni, il film fu vietato negli Stati Uniti, in Canada, Germania e Giappone. È ancora proibito in Irlanda.

Film asiatici disturbanti: Suicide Club, Sion Sono (2002, Giappone)

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Suicide Club è stato il film che ha consacrato Sion Sono come un vero cineasta di culto. L’apertura del film inquadra i due grandi protagonisti, la morte e la massa.

In Giappone il tasso di mortalità è tra i più bassi al mondo, la popolazione arriva a essere molto vecchia. In una società stabile che si rigenera lentamente, e che fa della coesione il proprio tratto identificativo, la nuova generazione si ribella alla prospettiva di anonimato agonizzante e massificato, attraverso la deliberata negazione del sé integrato in quella realtà. Sono crea un film metaforico che vuole raccontare l’alienazione della società giapponese attraverso l’estremo atto del suicidio.

Il regista rappresenta con sguardo cinico e feroce la collettivizzazione della morte usando la sua estetica pop-gore, accentua la drammaticità con la grazia kawaii delle studentesse in divisa da liceo che, sorridenti, aspettano di gettarsi tutte insieme sotto al treno della metropolitana. L’orrore si manifesta in questo duplice aspetto, la massa e il sereno entusiasmo del suicidio. La moda-morte diventa aspetto qualificante della subcultura giovanile della tv e di internet. Internet è infatti il medium ovvero il mezzo che “connette”, ma anche il medium nel senso popolare di mago e chiaroveggente, con i pallini che appaiono sullo schermo del computer un secondo prima che si sappia quanti altri ragazzi si sono appena suicidati.

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Film asiatici disturbanti: Audition, Takashi Miike (1999, Giappone)

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In una realtà dove le donne vengono trattate alla stregua di oggetti, la vendetta femminile sopraggiunge spietata, silenziosa e soprattutto senza nome. Un uomo stanco di essere solo al mondo e con un figlio a cui badare, decide di fare un’audizione per trovare una moglie ideale e servizievole, che lo possa accompagnare nella vita di tutti i giorni. La ragazza che viene prescelta non esiste realmente, o meglio rappresenta tutte le quelle donne che non sopportano più di essere relegate in ruoli che non sentono propri. Stanche di essere paragonate ad oggetti o a trofei da esposizione, decidono di ribellarsi al genere maschile, prendendosi una vendetta, meditata da tempo. Un’opera dalla regia incantevole, a tratti quasi delicata, che fa della violenza fisica e psicologica la sua arma vincente.

Audition di Takashi Miike punta tutto a raccontare una storia spietata, senza edulcoranti di sorta, e pronta a colpire che la sua brutalità poetica. I colori accesi e cupi, utilizzati all’interno del film, sono in grado di donare un’atmosfera quasi sognate e surreale alle vicende narrate, donando maggiore fascino al tutto. Un’opera che non può lasciare indifferenti, sia per il modo arguto con cui affronta il tema e sia per lo stile prescelto con cui decide di farlo. Miike fa quindi scontare l’eleganza e la brutalità, in una storia che è teatrale nella propria essenza, dove tutto quello che è importante viene detto attraverso il silenzio.

A cura di Davide Roveda

Film asiatici disturbanti: Grotesque, Kōji Shiraishi (2009, Giappone)

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Il titolo trae senz’altro in inganno. Grotesque non ha nulla di grottesco. Il film è stato vietato in moltissimi paesi europei (un vanto per il regista Shiraishi). Violenza e tortura sono la base estetica di questo film che senza dubbio riesce a pieno nell’intento di scioccare. La British Board of Film Classification ha rifiutato di rilasciarlo nel Regno Unito, una decisione che in seguito ha spinto Amazon a rimuovere il DVD dalla vendita del sito web.

Un medico sadico e paranoico prima droga e poi rapisce una sfortunata coppia durante il loro primo appuntamento. Al loro risveglio, inizia a torturarli per diversi giorni, ed è tutto qui in realtà il succo della sceneggiatura. L’atmosfera del film è totalmente malsana, non solo per merito delle varie sevizie e violenze visivamente terribili, ma anche per l’interpretazione del torturatore, inquietante nella sua totale indifferenza. Un film che mescola sangue, violenza, stupidità e perfidia, estremamente faticoso da guardare, anche per i fan più accaniti del genere splatter. Una vera e propria ode alla violenza e alla tortura.

Film asiatici disturbanti: Guinea Pig: Flower of Flesh and Blood, Hideshi Hino (1985, Giappone)

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Questa è la seconda e ancora più malata parte di una serie di sette film splatter, le cui scene violente sono talmente realistiche al punto che i produttori furono costretti a dimostrare alle autorità che nessuno degli attori fosse rimasto traumatizzato o ucciso durante le riprese.

Il regista Hideshi Hino crea un collage insostenibile di percosse, torture e altri esperimenti sadici. Un assassino, travestito da samurai, rapisce una ragazza alo scopo di torturarne e mutilarne il corpo, che viene aperto e smembrato per mostrarci l’interno. Metaforizzando la deflorazione e la perdita della verginità con una performance estrema che si ricollega immediatamente al titolo, fiore di carne e sangue, il regista osanna la bellezza “estetica” femminile di un corpo squartato che da bocciolo si schiude in tutto il suo terribile splendore, creando un’opera d’arte totalmente malsana.


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