A volte per realizzare una lista di consigli per i nostri lettori cerchiamo di stilare classifiche o selezionare i migliori, trovandosi costretti ad escludere una larga parte di titoli che invece stimiamo profondamente per una o un’altra ragione. Allora si riduce il cerchio, limitando ad una nazione, ad un genere, ad un regista. La realtà è che quando si considera il cinema nel suo insieme, il rischio più grosso è quello di limitare il nostro sguardo in un qualsiasi modo. Da questo pensiero nasce la necessità di parlare di questi 5 meravigliosi dark thriller scelti praticamente a caso, ma tutti assolutamente di livello, dei quali altrimenti non parlerebbe nessuno o quasi.
Asura: The City of Madness, di Kim Sung-su (2016, Corea del Sud)
Asura: The City of Madness è un dark thriller poliziesco, di Kim Sung-su, regista Sud Coreano. Sullo sfondo di una città corrotta fino al midollo duellano un detective, un sindaco ed un procuratore, tutti con le mani in pasta in qualche losco affare e tutti con molti peccati da scontare. Il ritmo di Asura è notevole e la dose di sangue e violenza ancora di più. Kim Sung-su gira benissimo, soprattutto nelle scene d’azione. Il film non è uscito in Italia nelle sale se non in occasione del Florence Korea Film Fest, come tanti altri titoli dello stesso paese. Asura: The City of Madness è la scelta migliore se si vuole respirare un po’ l’aria dark di una città maledetta alla Sin City e se si vuol passare il tempo con un po’ di violenza e splatter dall’odore tarantiniano.
Detective Stone, di Tony Maylam e Ian Sharp (1992, Gran Bretagna/Stati Uniti)
Anche in questa coproduzione Gran Bretagna/Stati Uniti è garantita una buona dose di divertimento. Detective Stone è un dark thriller fantapolitico interpretato da Rutger Hauer, che tiene il magnifico look in foto per tutta la pellicola. Stone è il tipico tizio che non va fatto arrabbiare. Ex-poliziotto dalle capacità eccezionali, duro-non duro, che da la caccia ad un killer mostruoso, ibrido tra un alien e Venom, nei sobborghi di una Londra del 2009 post-apocalittica e semi sommersa dall’acqua. Girato con tre soldi, si porta appresso tutto il fascino dell’aria Carpenteriana, botte da orbi, una trama semplice, con buona suspence e un paio di scene (quella dell’obitorio e quella dell’armeria) da mitizzare insieme al protagonista, il Detective Stone. Divertimento assicurato.
Grazie Cronenberg per le perle che ci hai dato e troppo mondo ha ignorato. Come è successo per questo gioiellino del fanta/thriller che in un futuro non meglio descritto ambienta la nascita di un gioco basato sulla realtà aumentata (un primordiale Oasis di Ready Player One) creato da una leggenda del settore, Allegra Geller. Alla presentazione del gioco i partecipanti possono provarlo e quindi vengono catapultati in una simulazione di gruppo. Quando si legge che un film con una scrittura tanto folle quanto geniale come questo ha incassato appena 2,5 milioni di dollari è inevitabile pensare che il mondo del cinema non fosse del tutto pronto all’arte di Cronenberg. eXistenZ di Cronenberg è la perfetta sintesi di sci-fi, spy story ed action, che svela la propria natura a poco a poco, lasciando per buona parte del film lo spettatore disorientato e pieno di interrogativi. È geniale nella lettura di certe dinamiche videoludiche, che pur erano ancora semisconosciute all’epoca ed è la dimostrazione, ancora una volta, che l’idea è più immortale della forma. Se i mostri di Cronenberg (comunque belli all’epoca) non soffrono il passare degli anni, è unicamente per l’idea con cui sono costruiti ed il contesto in cui sono calati.
Cypher, di Vincenzo Natali (2002, Sati Uniti)
Vincenzo Natali è un canadese, che dopo aver girato il geniale Cube nel 1997, torna dopo 5 anni ad un progetto statunitense con questo Cypher. Anche questo è un film ingiustamente poco noto. Cypher mescola in un connubio piacevole la fantascienza, lo spionaggio e la distopia. Croce e delizia della sua realizzazione è la sceneggiatura: vivace senza l’uso di sincopate scene di azione, seppur affidata a numerosi spiegoni sostenuti da personaggi un po’ macchiettati, non per questo meno intriganti. Cypher ad onor del vero non scende a fondo nell’analisi dei personaggi, l’unico che ha un vero sviluppo è il protagonista, dalla doppia identità, che se in un primo momento si trova in balia degli eventi, col procedere dei minuti diventa invece artefice del proprio destino. La costruzione della trama quasi allegorica viene poi e concretizzata da un finale decisamente accattivante. Derek Rogers presenta con fotografia grigia, desaturata, un tema filo conduttore della sua filmografia, vale a dire l’intrappolamento in cui vive l’uomo, preda della società in cui è inserito. Natali si porta dietro anche molto del suo successo Cube, con stanze metalliche e atmosfere claustrofobiche dai colori al neon rossi e blu.
Vendicami, di Jhonnie To (2009, Hong Kong, Francia)
Vendicami è un film davvero singolare che fa della scenografia e delle sequenze action le sua armi più suggestive. Se fosse stato girato ad Hollywood affollerebbe le liste dei migliori film gangster e pulp insieme ai più noti titoli di Tarantino, Coppola, De Palma, Scorsese, Guy Ritchie e molti altri. Però è un film cinese, di Hong Kong ad essere precisi, coprodotto con la Francia, e non a caso ha come protagonista Johnny Hallyday, compianto rocker d’oltralpe scomparso da poco. Vendicami è una storia violenta e triste, dal sapore fortemente western, trascritta in una Macao dove, come nelle migliori storie di cowboy, la legge si fa desiderare e i cattivi restano spesso impuniti, finchè non arriva un giustiziere. Il giustiziere in questo caso è proprio Johnny Hallyday, Costello, che interpreta il padre di Irene, una madre di famiglia i cui figli e marito sono stati brutalmente massacrati nella propria casa. Johnnie To gira un film crudo e spietato, che fa duellare buoni e cattivi in una vera e propria arena multiforme (dando sfoggio di ambientazioni spettacolari: la foresta, la discarica e il downtown) dalla quale sono sottratti tutti gli elementi non necessari: la polizia, la gente comune; la stessa ricerca del perché (mandatoria in un thriller) viene accantonata (e giustificata anche da una peculiare caratteristica del protagonista).
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