Musica e film – Ritorno al futuro

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Musica anni ’50 e cinema anni ’80 si incontrano nel più famoso film sui viaggi nel tempo.


Ritorno al futuro di Robert Zemeckis arriva in un momento storico e culturale molto particolare. Ronald Reagan è alla presidenza, come sottolinea lo stesso Marty McFly ad un incredulo Doc Brown, trent’anni nel passato. Per gli Stati Uniti è un’epoca di eccezionalismo, auto-celebrazione, rivisitazione delle radici del passato. Radici che qui, come in altri film definibili “Reaganiani” (come The Blues Brothers, per esempio), affondano negli anni ’50. Epoca che viene vista, negli anni di Reagan, come un periodo d’oro al quale tornare, dal quale prendere esempio e del quale recuperare quanto più possibile.

Gli anni ’50, prima dell’assassinio di Kennedy, prima degli hippie, prima del Vietnam. Anni in cui le strade sono pulite, e su tutto trionfa l’idilliaca immagine dei teenager che bevono un frullato in un locale stile Happy Days e ascoltano al juke-box i primi 45 giri di successo. Vi siete mai chiesti come mai Marty McFly, viaggiando nel tempo, finisce proprio nel 1955 (al di là delle motivazioni fornite dalla storia?). Ebbene, il motivo è proprio questo: costruire un ponte culturale con un’epoca passata che viene immensamente rimpianta.

Due periodi che si citano a vicenda.

La musica ha un ruolo fondamentale nella costruzione di questo ponte, a partire dalla ripresa di una canzone di culto degli anni ’50: Mr. Sandman (qui nella versione dei Four Aces), che sembra davvero odorare di juke-box. Ma il collegamento avviene già a monte, nel 1985, quando Marty e la sua band suonano la celebre Power of Love. Canzone, in realtà, scritta ed interpretata da Huey Lewis and the News. Sì, è un pezzo new wave, con synth e tastiere, ma se ascoltato con attenzione vi si possono cogliere molti riferimenti stilistici al rock and roll anni ’50.

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Numerosi sono gli artisti, in quel periodo (nel 1985), che guardano alla decade di trent’anni prima con nostalgia e voglia di riscoperta delle fondamenta di una musica puramente americana. Così per esempio Bruce Springsteen, con I’m on Fire (1984), George Thorogood, con la celebre Bad to the Bone (1982), oppure anche gli inglesi Queen, con il rockabilly di Crazy Little Thing Called Love (1980). Non sono coincidenze.

Il rock and roll come collegamento tra due periodi.

Il collegamento però più evidente tra le due decadi arriva nella scena che rappresenta il climax del film. Marty deve suonare al ballo “Incanto sotto il mare”, per far sì che sua madre e suo padre ballino insieme, si innamorino, e che la storia vada come dovrebbe andare. A missione compiuta, viene richiesta a Marty un’ultima esibizione, e lui decide di suonare “un blues in si”.

Si tratta di Johnny B. Goode, una delle più celebri e note canzoni del primo periodo del rock and roll, scritta ed interpretata da Chuck Berry. La canzone è però del 1958, e nel film siamo ancora nel 1955: questo è il motivo per cui il pubblico di teenager rimane stupito nel sentire un sound così nuovo ed accattivante. Pure, gli sceneggiatori decidono di sfruttare la scena per creare un paradosso temporale.

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Udendo il pezzo, un certo Marvin Berry telefona a suo cugino Chuck, dicendogli “Hai presente quel nuovo sound che stavi cercando? Senti questo!”, ed esponendo la cornetta alla musica. Qui si suggerisce che Chuck Berry abbia “inventato sé stesso”, musicalmente parlando. Questa scena è stata parodiata molteplici volte, per esempio dai Simpson e dai Griffin, coinvolgendo in una situazione analoga artisti come Isaac Hayes, Rick Astley e Kurt Cobain.

Una scena cult.

Non è finita qui. Il doppio collegamento incrociato tra le due epoche prosegue quando Marty, esaltato dall’esibizione, si lascia andare ad una esecuzione troppo avveniristica per quegli anni: si dimena, sta quasi per spaccare un amplifictore, ed infine usa il tapping come Eddie Van Halen. Già in precedenza, per convincere il padre di avere di fronte un alieno venuto da un altro mondo (leitmotiv degli anni ’50, epoca d’oro dei b-movies di fantascienza), Marty gli aveva fatto ascoltare un pezzo dei Van Halen.

Alle orecchie di George McFly, abituate al doo-wop, sembra ovviamente di sentire davvero suoni impossibili provenienti dallo spazio, mentre si tratta invece solo del rock and roll di una generazione successiva. A questo riguardo, alla fine dell’esibizione del ballo, Marty dice “Forse non siete pronti per questo, ma ai vostri figli piacerà”. Intendendo, con “i vostri figli”, sé stesso. Il ponte tra le due epoche è completato.

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