La 25ª ora – Come Spike Lee raccontò il Ground Zero

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In occasione del compleanno di Spike Lee, abbiamo deciso di parlarvi di uno dei suoi film più riusciti: La 25ª ora.

Il film può vantare un primato singolare: oltre ad essere stato uno dei primi a parlare dell’attentato dell’11 Settembre, fu il primo in assoluto a mostrare Ground Zero. Come molte altre opere di Spike LeeLa 25ª ora (stasera alle 21.20 su Rai4) non si ferma alla sola retrospettiva dei personaggi presenti, ma analizza anche la città nella quale vivono (in questo caso, ovviamente, New York), scandagliandone gli aspetti sociali e culturali. Nella fattispecie, Lee si sofferma sulle conseguenze della tragedia e su come il drammatico attentato alle Torri Gemelle abbia inciso sulla vita delle persone. Con La 25ª ora Spike Lee mostra l’America senza censure, con tutti i suoi problemi in bella vista, facendo particolare riferimento al tema del razzismo.

Monty Brogan è uno spacciatore di droga fidanzato con una ragazza di origine portoricane di nome Naturelle. I suoi amici più cari sono Jacob, un professore che insegna in un liceo e Frank, un agente di borsa nevrotico. Il padre di Monty gestisce un bar, è un vigile del fuoco in pensione. In seguito ad una soffiata la polizia ha perquisito l’appartamento di Monty, trovando contanti ed una grossa quantità di droga. Il ragazzo viene condannato quindi a sette anni di carcere, in seguito al suo rifiuto di collaborare con la polizia e rivelare informazioni riguardo le sue attività di spacciatore. Il film descrive la giornata prima di essere accompagnato in carcere, dove Monty cerca di trascorrere un’ultima notte di felicità con i suoi amici più cari, con il tormento però di non sapere chi sia stato effettivamente a fare la soffiata alla polizia. Il pensiero della talpa attanaglia Monty in una morsa dolorosa, facendolo persino sospettare della sua ragazza Naturelle.

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La 25ª ora

Spike Lee sa come raccontare una storia con passione. Attraverso pochi presupposti iniziali, lo spettatore viene coinvolto nel destino di Monty, nelle sue paure, nei suoi dubbi e persino nelle sue debolezze. Con l’uso di alcuni flashback tutti i tasselli prendono posto nella storia, rivelando il triste epilogo. Monty non sa bene cosa fare, e per accettare questa condanna, cerca consiglio nelle persone più vicine a lui. Si evidenziano così tutti i rapporti personali del protagonista, di diversa natura, che lasciano spazio alla caratterizzazione di altri personaggi del film. Scopriamo così il rapporto con i suoi due amici d’infanzia, che hanno preso strade opposte rispetto a quella di Monty; il legame con suo padre, che cerca di stare lontano dall’alcool e vive nei ricordi di sua moglie e dei suoi colleghi morti nell’attentato dell’11 Settembre; e il rapporto con Naturelle, come si sono conosciuti e le difficoltà affrontate insieme. Monty cerca di analizzare la sua vita, anche se in fondo sa la verità: è tutta colpa sua.

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La 25ª ora

La 25ª ora è un film sulla rabbia, sulla paura di una condanna così lunga, sulla paura del futuro. Non c’è possibilità di redenzione, la sentenza è stata emessa. Il lavoro di Spike Lee si dimostra eccellente nel delineare tutte le emozioni del protagonista. Monty è arrabbiato e lo si coglie pienamente in una delle sequenze più famose del film: il ragazzo si trova davanti uno specchio ed inizia un monologo dove manda al diavolo tutti; ogni persona che vive a New York, di qualsiasi etnia. Nessuno può scampare al suo profondo e sconsiderato odio.

E nel finale del monologo arriva l’amara verità: “In **lo a te Montgomery Brogan. Avevi tutto e l’hai buttato via, brutta testa di ***zo!!”

Le musiche de La 25ª ora sono affidate a Terence Blanchard, uno dei collaboratori storici del regista. Blanchard mischia musiche di origine irlandese, utilizzando spesso le cornamuse, ad una sonorità mediorientale. Il risultato esprime una malinconia che sottolinea anche la cultura così multietnica di New York. La fotografia è affidata a Rodrigo Pietro, bravo nell’immortalare una città caratteristica, esaltando i dettagli delle sue zone periferiche e dei quartieri meno noti. E come anticipato nella premessa dell’articolo, Spike Lee si concentra non solo nelle vicende personali di Monty, ma punta ad offrire una visuale della situazione della città di New York post 11 settembre. E così inserisce nella storia un espediente: uno degli amici di Monty, il broker Frank, ha acquistato un appartamento lussuoso che si affaccia proprio sul Ground Zero. In una scena commenta con l’altro amico, Frank, quanto è accaduto e ironizza dicendo di non voler lasciare la casa dopo tutti i soldi che ha speso per comprarla. Una trasparenza ed un’ironia sottile spesso al servizio di Spike Lee, a cui piace osare anche nelle tragedie.

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La 25ª ora

Nel ruolo di Monty ritroviamo un Edward Norton in splendida forma, che regge perfettamente la scena per tutta la durata de La 25ª ora, innalzando visibilmente il livello del film con la sua interpretazione. Nel ruolo della sua ragazza Naturelle troviamo Rosario Dawson, bellissima come sempre ma forse non in una delle sue prove migliori. I suoi due migliori amici Jacob e Frank sono rispettivamente Philip Seymour Hoffman e Barry Pepper. Abbiamo davanti due ruoli che, seppur marginali, hanno un’importanza fondamentale nel costruire il personaggio di Monty e regalano momenti davvero grandiosi. Da un lato il timido professore infatuato da una delle sue studentesse e dall’altro un cinico e senza scrupoli agente di borsa. Le ore trascorrono inarrestabili sino ad arrivare al fatidico momento: il padre di Monty accompagna il figlio in prigione. E qui Spike Lee compie un’ulteriore scelta vincente. Il finale de La 25ª ora rivela un tocco poetico da brividi e conferma la grande abilità narrativa di Spike Lee. Se non lo avete ancora visto andate a recuperarlo, il monologo e questo finale sono dei motivi più che validi.

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