Red Hot Chili Peppers: le 10 migliori canzoni

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3. Dreams of a Samurai, The Getaway (2016)

Uno dei brani più importanti dell’ultima stagione dei Red Hot Chili Peppers. In esso viene centrata pienamente quella ricerca linguistica che caratterizza tutto The Getaway come una sorta di rilettura del proprio passato. Pur mettendo all’angolo Chad, costringendolo ad interventi estremamente contenuti, i synth di Danger Mouse preparano bene il terreno a Klinghoffer. Il talentuoso Josh, perfettamente coerente con il sound con cui si è fatto conoscere in I’m With You, commenta la voce di Kiedis in uno dei pezzi più maturi del gruppo.

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2. Aeroplane, One Hot Minute (1995)

One Hot Minute probabilmente avrebbe retto questa classifica da solo. Senza ombra di dubbio è una delle migliori release dei Red Hot Chili Peppers, e chiude una fase importante della loro carriera. Sarà infatti il primo e ultimo disco con Dave Navarro alla chitarra, sostituito poco tempo dopo dal ritorno di Frusciante.

Aeroplane non è solo uno dei migliori pezzi dell’album, del quale quindi fa le veci in questa classifica, ma è una delle punte di tutta la produzione della band. In questo brano il sound del gruppo è perfettamente riconoscibile, ma ha un equilibrio temprato e maturo. Flea non sbaglia uno slap, Chad è un metronomo violento ed infaticabile, e le armonie inserite da Navarro incorniciano il tutto in una scrittura, a suo modo, raffinata. Su questo sfondo la voce di Kiedis dà vita ad una performance ipnotica, magnetica. Nella sua autobiografia Scar Tissue ha confermato l’ipotesi dei fan, che vuole Aeroplane infarcita di riferimenti all’uso di droghe.

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1. Wet Sand, Stadium Arcadium (2006)

La vetta di questa classifica, forse un po’ a sorpresa. Wet Sand è un brano dove i peperoncini hanno dimostrato una sensibilità di scrittura che lo pone al di sopra di ogni altro gioiello della loro vasta discografia. La sua struttura infatti ha rari precedenti analoghi sia nella musica leggera che nella musica colta.

Sostanzialmente la sua forma è A-AB-ABC-ABCD. La prima strofa “My shadow side/so amplified” si ripete all’inizio di ogni sezione, con le variazioni testuali del caso. Ad essa si aggiunge, alla prima ripetizione, la sezione “My what a good day/for a walk outside”, che nella seconda ripetizione assume la funzione di bridge con “I thought about it/and I brought it out”. La quarta sezione ripete la terza, e seguendo lo schema aggiunge il segmento finale, “You don’t form in the wet sand”.

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Questa costruzione strofica e insieme progressiva è capace di creare un enorme climax emotivo che esplode nel meraviglioso solo di Frusciante, di certo fra i più belli che ha regalato ai suoi compagni prima di salutarli. Le armonie delle quattro sezioni sono concatenate alla perfezione (tono d’impianto-parallelo di tonica-variante maggiore), e contribuiscono a rendere Wet Sand il grande capolavoro che è.

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