Red Hot Chili Peppers: le 10 migliori canzoni

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7. Can’t Stop, By the Way (2002)

By the Way è un album estremamente sperimentale. Tracce come quella che dà il titolo al disco, così come Venice Queen o Can’t Stop sono caratterizzate da una sperimentazione sonora senza precedenti nella loro discografia. Tra tutti Can’t Stop è quello la cui scrittura centra meglio l’obiettivo. Il brano è costruito tutto sulla ripetizione ossessiva di un inciso, esposto prima dalla chitarra nell’introduzione, e poi cantato da Kiedis su tutti i versi. Il gusto minimal orienta la ricerca verso il ritmo. Esso diventa la guida di tutto il brano, di quell’onda che non si ferma, in cui Kiedis vuole entrare cantando i suoi nonsense, che diventano puri elementi ritmici.

The world I love
The tears I drop
To be part of
The wave, can’t stop

https://open.spotify.com/track/3ZOEytgrvLwQaqXreDs2Jx?si=OteSrEa_SX6nQmuTz8L5bQ

6. Higher Ground, Mother’s Milk (1989)

L’elegante e preciso Stevie Wonder di Innervisions rivive di una linfa completamente rinnovata in Mother’s Milk. I peperoncini scelgono la sua Higher Ground per dare vita ad una delle cover migliori di sempre. La loro rilettura hard rock è potente, spassionata, nerboruta e splendente. Mettono tutti il piede sull’acceleratore, lasciando a casa qualsiasi ritegno, a differenza di quanto fecero con Hollywood. Kiedis ha una vocalità esplosiva, Flea non conosce pace saltando da una parte all’altra della tastiera. Chad ci mette sotto il fuoco incrociato dei suoi colpi incessanti e Frusciante firma una delle sue migliori tracce. Dal vivo la loro Higher Ground sembra davvero sollevare la terra e farla ascendere.

https://open.spotify.com/track/0dMd4rilfd6gPbXaLpNYhu?si=Ugbvw6JdTYmqjRMOsrWS7A
https://open.spotify.com/track/5arVt2Wg0zbiWwAOZef2Nl?si=6vismfaCRDerjFvLAOm9XQ

5. Turn It Again, Stadium Arcadium (2006)

Dell’enorme enciclopedia musicale che è Stadium Arcadium sono passati tanti brani e alcuni gioielli. Tra questi ultimi c’è sicuramente Turn It Again, con il quale i peperoncini recuperano il loro amato funk. In questo brano la voce di Kiedis e la chitarra di Frusciante si moltiplicano in un tracking a spirale. Il brano nel finale diventa quasi selvaggio, e sembra procedere senza briglie verso il cazzutissimo solo di John, in splendida forma e senza alcun limite per l’occasione.

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https://open.spotify.com/track/4gJgHqy4BVCIEcGvx0hGLw?si=47SzcOWXRjqeLH6NjM8qvw

4. Under the Bridge, Blood Sugar Sex Magik (1991)

Una delle bandiere dei Red Hot Chili Peppers. Uno dei loro migliori pezzi di sempre, ma anche un pezzo della loro storia. Kiedis lo scrisse infatti in un momento di particolare solitudine. Il frontman, che ormai si era disintossicato, si sentiva distante dal resto del gruppo, che continuava a fare uso di stupefacenti. Questa distanza, unita ai ricordi della sua giovinezza, lo portò ad una profonda depressione, che Kiedis riversò tutta nella scrittura. Infatti ritroviamo tutto nel testo: Sometimes I feel like my only friend is the city I live in. L’unica terapia alla sua malinconia era girovagare per Los Angeles e le sue colline, respirandone lo spirito, sentendosi meno solo.

Il resto è leggenda. Leggenda sono le chitarre di Frusciante, che accompagnano Kiedis con un’intimità raggiunta in poche altre occasioni. Leggendario è il finale corale, che chiude con potenza la traccia. Under the Bridge rappresenta un vero e proprio punto di svolta nell’estetica dei Red Hot Chili Peppers, che a mano a mano si orienteranno verso linguaggi più elaborati del funk, concime del quale tutti i loro primi lavori si sono nutriti.

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