Il POP è un corrente artistica che rivolge la propria attenzione alle forme ed ai linguaggi della società moderna, in special modo quella del consumismo. Spesso include al suo interno parte dell’immaginario dalla cultura popolare. È infatti un’arte aperta alle forme più comuni di comunicazione: i fumetti, la pubblicità , i quadri riprodotti in serie. Nel cinema assume diverse forme ed è per questo che vi proponiamo 5 film POP da vedere:
1) Revenge – Coralie Fargeat (2017)
Revenge è un film che sceglie di far parte di una cultura pop, che vive di estremismi e di sensazionalismi, per dare vita ad una storia sopra le righe. Un’opera che attinge a piene mani dal passato, riportando alla ribalta il genere del “Rape&Revenge“, ma contestualizzandolo ai giorni nostri. Una lavoro che ripercorre degli schemi già tracciati in passato, ma affrontandoli in un modo più surreale e simbolico. Un prodotto che sa come affascinare lo spettatore, sia per il suo lato estetico, curato nell’uso dei colori e delle forme e sia per l’atmosfera adrenalinica che riesce a creare.
Il film di Coralie Fargeat, nonostante faccia un uso piuttosto banale dei simboli al suo interno, riesce ugualmente ad avviare un discorso interessante ed attuale sulla figura della donna. Una riflessione che non solo porta qualche spettatore sullo stesso piano degli stupratori, ma che fa anche in modo di far sentire in colpa un po’ tutti quanti.
“Se l’è cercata”, “li ha stuzzicanti” frasi e scuse a favore di aguzzini senza pietà , che hanno oltrepassato ogni limite etico e sociale, andando a macchiarsi più di un peccato. Un film che vuol far ragionare sulla limitata libertà di una donna e di quanto facilmente possa essere giudicata male o aggredita, solo per il suo voler essere sensuale.
Il vero trionfo di Revenge però resta nell’impresa di essere riuscito a rendere credibile tutto ciò che non lo era e che non lo poteva essere.
Un’opera coerente nella sua esagerazione, che distorce la realtà dei fatti, piegandola al volere della vendetta. Non c’è sensazionalismo nella concretezza, non c’è esaltazione nella quotidianità , ma c’è dinamismo e follia nell’estremo. Revenge sceglie così la via del pop, rimarcando più volte questa sua decisione, anche attraverso l’utilizzo di colori flou e di copertine fashion, capaci di richiamare l’indole della protagonista ed il suo carattere. Una donna che all’apparenza può apparire frivola e debole, ma che in realtà risulta capace di riservare delle grosse sorprese. Una ragazza che attraverso la sua morte, diviene simbolo e rappresentazione della vendetta stessa, giocando abilmente con gli stereotipi e gli stilemi del genere.
Una donna che all’apparenza può apparire frivola e debole, ma che in realtà risulta capace di riservare delle grosse sorprese.
Una ragazza che attraverso la sua morte, diviene simbolo e rappresentazione della vendetta stessa, giocando abilmente con gli stereotipi e gli stilemi del genere. Una donna può scegliere di essere sessualmente desiderabile, senza rischiare per forza uno stupro? Una domanda alquanto superflua, ma che purtroppo ancora oggi è meritevole di una rispostae Revenge, lo è.
2)Antiporno – Sion Sono (2016)
La verità è solo un’altra finzione, l’ennesima rappresentazione teatrale che confina l’uomo in un’esistenza predefinita ed esasperata.
In Antiporno l’unica realtà che ci viene mostrata è una stanza dai colori accesi, un mondo portato allo stremo dove la finzione si mescola con il concreto. Sion Sono con questo suo lavoro non imbastisce unicamente una critica rivolta alla società giapponese e alla sua gestione strutturale. Un pensiero che seppur rivolto direttamente rivolto ad una sola nazione, può ugualmente essere trasposto all’intera collettività . Le donne sono attualmente destinate a recitare un copione, un elenco di regole impartito indirettamente da una società ipocrita e propensa all’uguaglianza solamente in apparenza. Nessuno vuole realmente ascoltarle, nessuno desidera tenere seriamente conto di quello che dicono. La libertà di parola a loro concessa è solo un’illusione.
Un’abile inganno protratto da decenni, esattamente come tutte le altre libertà che appartengono al genere femminile.
Le donne in Antiporno vengono confinate all’interno di una stanza, simbolo della realtà distorta e limitata in cui si muovono, soffocano e gridano. Nella vita vengono così chiamate a fare una scelta, essere delle cagne e quindi rinnegare la loro reale indipendenza, oppure divenire delle puttane ed essere finalmente libere di esprimere la loro totalità . Una scelta che viene semplificata tra una vita al collare, atta a servire, oppure un’esistenza all’insegna dell’amor proprio e dell’essere padrona del corpo e della mente. Questa però alla fine non si rivela altro che la visione distorta di un uomo, che muove le protagoniste come dei pupazzi.