REHAB Live Tour: come Ketama126 e i fratelli della LoveGang hanno conquistato Milano
Se non siete stati con Ketama126 al Fabrique per la data milanese del REHAB Live Tour, non sapete che vi siete persi. È stato un po' come assistere ad miraggio, come intravedere un messia in un ossario.
Non uno spettacolo ma molti, non un artista ma molti.
Sono passati diversi mesi dall’uscita dell’ultimo lavoro di Piero Baldini, in arte Ketama126. Sicuramente una delle personalità più singolari e, per questo, interessanti dell’attuale panorama musicale italiano. Una motivazione in più, per cui, per assistere alla sua data a Milano senza alcuna esitazione.
Come è giusto che sia, la comparsa sul palco del protagonista della serata si è fatta attendere, però, nonostante ogni possibile supposizione, questa attesa non si è rivelata fastidiosa nemmeno per un secondo. Il pubblico è stato accolto (e, al contempo, si è riscaldato) con il lol rap della Garage Gang, un collettivo di Roma che purtroppo non è riuscito ancora a ritagliarsi la fetta di visibilità che si merita. La loro sottile ironia e l’intelligente provocazione di cui i tre membri della gang sono artefici ha lasciato spazio al più conosciuto Drone126, accompagnato dal produttore G Ferrari.
Il trionfale ingresso della star.
E poi il tanto atteso arrivo (o forse sarebbe meglio definirla ‘apparizione’?): Ketama126 si presenta al suo pubblico, confermando ancora una volta di essere quella ventata d’aria fresca di cui la scena attuale aveva tanto bisogno.
Coinvolgente, provocante e maturo, il protagonista della serata si denuda (metaforicamente, ovvio) di fronte alla folla, mostrandosi in tutta la sua degradante e distruttiva genuinità: privo di qualsiasi artificio e libero da ogni forma di estetizzazione, Ketama126 è totalmente estraneo al buonismo, lontano da tutto ciò che è giusto e positivo. In poche parole, è tutto ciò da cui il moralismo è disgustato e, sotto sotto, profondamente ammaliato. Ed è fiero di essere così, è immensamente orgoglioso di far schifo.
È stata una performance carica di un’energia e di una grinta che non si vedevano da tempo, quella di Ketama al Fabrique, il cui palco ha visto susseguire una sfilza di ospiti: in due orette, il rapper di Latina ha condiviso lo stage con i “fratelli” della LoveGang, partendo dal più malinconico Franco126 fino ad arrivare a Pretty Solero, passando per i sopracitati Drone126 e G Ferrari, Ugo Borghetti, Asp126, Generic Animal e un inaspettato Massimo Pericolo. Milano diventa la loro Roma e il palco del locale casa. Sembra di osservarli mentre vanno a zonzo indisturbati per i vicoli del Trastevere, a scherzare e a bere birre da 66. Il Fabrique pare trasformarsi nella scalinata che, anni fa, li ha battezzati. Questa data del REHAB Live Tour è stata, quindi, a tutti gli effetti quella che, prendendo in prestito il vocabolario romanesco, potrebbe essere definita una vera e propria caciara.
Eppure, in quel potente caos, Ketama126 è stato in grado di emergere, confermandosi il cuore pulsante dell’intero spettacolo.
Incita la folla che lo acclama, canta e si muove senza sosta. Attrae e seduce il suo pubblico. Sa come farsi adorare e si fa amare. È una rockstar con un carisma totalmente anomalo rispetto al paesaggio della trap più canonica e tradizionale.
Il concerto, con il leader e i fratelli di vita con cui quest’ultimo ha condiviso il palco, è stato capace di ri-creare un’atmosfera inedita, febbrile e caotica ma, al contempo, inaspettatamente intima e familiare. Non erano solo gli esponenti della LoveGang a sentirsi a casa, ma anche il pubblico. Perché la Roma che Ketama126 racconta in diversi pezzi, quella sua giungla tiepida ma un po’ meno tranquilla di quella felliniana, in molti non l’hanno mai vissuta.
Quelle scalinate si sono materializzate di fronte al pubblico, istantaneamente, come se le serate insonni, trascorse in giro con gli amici di sempre, le avessimo passate da sempre lì, nei luoghi della sua vita. Con la scrittura vivida, viscerale e impulsiva che lo caratterizza, l’artista romano è riuscito a far (ri)vivere ai suoi fan quelle notti in cui si passava a Marconi per fare ciao alle lucciole, notti che, dopotutto, abbiamo vissuto un po’ tutti, magari non nella sua Roma maledetta.
Se non siete stati con lui al Fabrique, non sapete che vi siete persi. È stato come assistere ad miraggio, come intravedere un messia in un ossario. Perché, dopotutto, il concerto è stato di domenica e, si sa, la domenica è il giorno del Signore.