Carriera e avvenire di Mahmood

Mahmood
Mahmood - At the 2019 Eurovision Song Contest Grand Final Dress Rehearsal
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La vittoria di Mahmood al festival di Sanremo ha spiazzato un po’ tutti,
positivamente e negativamente. Ma vediamo chi è, chi fu e cosa può fare. L’oramai stranoto vincitore della sessantanovesima edizione del festival di Sanremo ha debuttato tutt’altro che di recente. Partecipante della sesta edizone di X Factor nel 2012, Alessandro Mahmoud, classe 1992, viene eliminato alla terza puntata, appena dopo il ripescaggio. “Vedemmo il tuo talento tanto tempo fa”, dice infatti Simona Ventura sui social, all’epoca giudice del talent e colei che gli fece vincere il ballottaggio.

Dal compimento dei suoi vent’anni alla vittoria di Sanremo giovani avvenuta nel 2018 trascorrono ben 6 anni, di cui 4 passati ad affinare le sue doti di cantante e a coltivare quelle di autore. Il brano Dimentica, col quale partecipa alla sezione giovani di Sanremo nel 2016, è di fatto il primo singolo mai pubblicato dal cantante e risale al gennaio di quello stesso anno. Finita quella prima esperienza Sanremese, cominciano per lui le collaborazioni che lo vedranno al fianco di Fabri Fibra nel brano Luna, in veste di autore e seconda voce, e al fianco di Michele Bravi nella scrittura di due suoi brani di grande successo, uno dei quali (Nero bali) sarà disco di platino.

Una carriera in ascesa quella di Mahmood

Siamo quindi nell’estate del 2018 e il suo secondo singolo, Pesos, ha già compiuto un anno. Il numero dei singoli sale a quota 4 quando arriva la collaborazione con Marco Mengoni, per il quale scrive ben tre pezzi contenuti nel disco, Atlantico (2018). Alla vittoria di Sanremo Giovani, segue la pubblicazione di un EP, Gioventù bruciata (2018), che ai 4 singoli già citati ne aggiunge 2, più una seconda collaborazione con Fabri Fibra.

Il seguito lo sanno tutti. Tranne forse che Mahmood ha ricevuto complimenti sui social, oltre che dai politici, persino dai cardinali. Il fenomeno musicale, coi suoi riferimenti al padre, a Milano, ai soldi e il suo trascinante ”clap clap” (che confessa essere stata un’idea di Charlie Charles, co-produttore del brano vincitore insieme a Dardust, col quale Mahmood collabora da tempo) ha fatto decisamente breccia nel cuore di molti.

Ma chi sono questi molti? Sicuramente tutti coloro che non ritengono siano rilevanti le sue origini. Tutti coloro ai quali non importa che sia fidanzato con un ragazzo. Ma, sopratutto, quelli che vedono in lui uno slancio creativo che in Italia tardava ad arrivare. Se già il progetto Liberato ci aveva dimostrato che con la trap si poteva fare molto di più che insultare, Mahmood aggiunge almeno un paio di tasselli in più.

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Una voce ormai perfettamente sviluppata che non necessità dell’aiuto di alcun correttore vocale, e dei testi decisamente più profondi rispetto alla media, caratteristiche che lo elevano rispetto ai suoi colleghi che magari hanno solo delle ottime basi (e talvolta neanche quelle).

La sua musica tratta temi importanti.

Lui parla del denaro come sostituto dell’affettività; non ci parla di belle ragazze, ma di amori finiti; e quando parla del rapporto col padre ci fa emozionare. Sono queste le motivazioni che fanno di Mahmood l’esponente della musica italiana che verrà. Quella ventata di modernità che sembrava essere arrivata già con Gabbani due anni fa (la stessa che si rivelò nulla più che una modernità da villaggio vacanze) si è adesso concretizzata, ed è quanto mai fondamentale che sia partita da Sanremo quasi nello stesso momento in cui oltreoceano Childish Gambino veniva premiato col Grammy: ”canzone dell’anno” per This Is America.

È il sintomo che questo nuovo modo di fare musica sta ottenendo il consenso che gli spetta a livello planetario, in barba ai vecchiardi che ancora lodano pianoforti a coda e voci piatte. Per tornare a Mahmood, non ci resta che assistere al suo meritato successo in attesa di due importanti pubblicazioni: il singolo Doppio whiskey, in collaborazione con Guè Pequeno, e l’attesissima uscita del disco d’esordio prevista per il primo di marzo. Ci si augura che Alessandro eviti la fine delle meteore intraprendendo una fertile carriera, e che sappia ispirare giovani come lui a cantare i propri malesseri col sound che egli stesso (insieme ai suoi abili produttori) ha creato.

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