Chi ha già visto Il Primo Re (stasera alle 21:10 su Rai Movie) di Matteo Rovere (qui la nostra recensione) non ha potuto non notare la lingua molto particolare, indecifrabile se non con l’aiuto dei sottotitoli.
Dialoghi quasi per tutti incomprensibili in una lingua antica come il protolatino, un idioma ricostruito dai linguisti e dai glottologi di cui non abbiamo testimonianze (se non per alcuni fortuiti casi). L’idea di Rovere e dei suoi produttori non è certo una novità nel mondo del cinema, ci aveva provato anche Mel Gibson facendo recitare gli attori de La Passione di Cristo in aramaico, ma è sicuramente originale nel moderno panorama cinematografico italiano. Usare il protolatino per vicende ambientate nell’XIII secolo a.C dona certamente realismo alle scene e visto che, spesso, i dialoghi sono estesi e complessi non deve essere stata un’impresa facile. Ma cos’è questo protolatino de Il Primo Re?
Il Primo Re: storia del bisnonno dell’Italiano
A quanto si legge nelle interviste, la produzione aveva due opportunità offerte dai linguisti de La Sapienza di Roma: far recitare gli attori in latino classico, a quanto sappiamo una lingua quasi esclusivamente letteraria, oppure tentare di scrivere i dialoghi nel latino “autentico”, parlato dalle persone nella realtà quotidiana. Il latino che si studia nei licei è una lingua cosiddetta cristallizzata, ovvero slegata dall’uso quotidiano. La ritroviamo nella letteratura latina (ma non in tutte le opere) e nella lunga tradizione tardo antica. In realtà gli abitanti di Roma e delle province parlavano una lingua molto diversa da quella cristallizzata nelle opere a noi tramandate. Basti pensare quanto sia difficile ricostruire la lingua parlata a Roma verso l’anno zero, per capire quanto sia complicato risalire a quella parlata nel VIII secolo a.C.
La prima testimonianza scritta del latino, infatti, risale al VII secolo a.C, circa un secolo dopo i fatti narrati ne Il Primo Re. Si tratta di una spilla d’oro rinominata Fibula Prenestina, di cui – tra le tante cose – si è sospettato a lungo che fosse un falso. Di conseguenza, la lingua che Alessandro Borghi ed Alessio Lapice parlano durante il film potrebbe non essere esistita così com’è stata presentata.
Il Primo Re: caratteristiche linguistiche del protolatino
La lingua de Il Primo Re presenta un impianto di base del latino classico (quello della letteratura, come si diceva prima) mescolato alle informazioni certe che abbiamo sugli arcaismi della lingua. Le principali caratteristiche sono le seguenti:
- L’ordine sintattico presenta sempre il verbo in posizione finale (configurazione SOV), a differenza dell’italiano che inserisce il verbo subito dopo il soggetto.
- La desinenza arcaica -ai per il locativo.
- Coniugazioni arcaiche per alcuni tempi e modi verbali, come per il congiuntivo.
- Conservazione delle consonanti finali (ad esempio la -m finale, che probabilmente già non si pronunciava nel latino classico).
- Lessico arcaico.
- Il vocalismo arcaico è pienamente rispettato.
- Alcune parole provengono dall’indoeuropeo ricostruito, la lingua che presumibilmente era parlata ancora prima del latino arcaico.
Grande lavoro, al netto di un paio di scivoloni evidenti, è stato fatto nella pronuncia di questo particolare linguaggio. “Gn” (ad esempio, dal film, in cognosco, aegnis) è stato pronunciato scandendo bene la G e la N (come in Wagner e non in ragno); i dittonghi (“ai”, “ei”, “oi” ecc) sono rimasti intatti; la “c” (letta come k) e la “g” (letta come gh) sono sempre pronunciati in maniera forte e così via. Molte altre sono le peculiarità di questa lingua ricostruita dagli autori de Il Primo Re, che sicuramente si sono distinti per il grande sforzo di realismo e ricostruzione storica e che hanno fatto vivere il latino, la lingua dei nostri antenati, al di fuori dei libri di scuola.
Continua a seguirci su Lascimmiapensa.com per altre news ed approfondimenti!