Due cineasti agli antipodi che in sinergia danno vita ad un progetto lungo quasi vent’anni: Alita-Angelo della Battaglia . Una produzione rimandata dal 2000 ad oggi per una serie di motivi infiniti, tra cui una questione di priorità , che nello specifico risponde al nome di Avatar . Finché poi, James Cameron ha visto in Robert Rodriguez il regista perfetto per questa sceneggiatura scritta dal regista di Titanic . Tutti in conosciamo il cinema commerciale di Cameron e chi segue assiduamente questo sito è perché molto probabilmente è un profondo estimatore del “fratellastro” di Quentin Tarantino. Ebbene, le perplessità e i dubbi viaggiano di pari passo per questo Alita-Angelo della Battaglia . Insieme ad una domanda: può coesistere una sceneggiatura scritta da il re dei blockbuster con lo stile pulp di Rodriguez? Ovviamente no. Quindi il film è da bocciare? Nemmeno.
Ci troviamo sulla Terra e siamo metà del millennio in corso. E ovviamente tutto è cambiato a causa di una grande guerra che ha devastato il pianeta e l’ha diviso in due mondi. Su nel cielo, la terra promessa delle opportunità dove tutto è perfetto. Di sotto, un mondo con poche leggi, tantissima gente che parla spagnolo e un bel giallo caldo a caratterizzare la fotografia. E vien da sé che Rodriguez qui porta sé stesso inserendo un sotto testo politico da lui preso in Machete, seppur in maniera diametralmente opposta. Questo perché abbiamo davanti non il Rodriguez del Mariachi o, appunto, di Machete ma quello che verte più sul suo bistrattato Spy Kids . Nonostante si conceda qualche scena di violenza tarantiniana, come quando Alita acquisisce una sua consapevolezza e decide di imitare Gogo Yubari .
Colpisce senza dubbio l’origine e soprattutto lo sviluppo della vera protagonista del film, Alita interpretata dalla bellissima Rosa Salazar . Trovata in una discarica e ricostruita dal dottor Ido, un Christopher Waltz a metà tra Mastro Geppetto e il dottor Schultz di Django . Tutta la prima parte di Alita-Angelo della Battaglia focalizza l’attenzione proprio sulla costruzione di Alita, fisica e mentale, di una ragazza che prende conoscenza e coscienza di sé come capita ad un bambino: davanti ad uno specchio. E ovviamente il suo processo formativo. Per vedere l’azione bisognerà pazientare un po’, ma di lì in poi susseguiranno colpi di scena e tanta (troppa) azione, inframezzata da qualche momento da love story non del tutto richiesto e necessario. Ed è proprio qui che iniziano a spuntare i primi problemi del film.
C’è un villain oscuro che non diremo e che si comporta da deus ex machina, manipolando a sua scelta moltissimi cibori ma soprattutto il duo formato dall’attore del momento, Mahershala Ali e la phenomenale Jennifer Connelly (l’aggettivo scritto così ha un senso e non è un refuso). Si arriverà allo scontro finale? La risposta non è così scontata. Intanto, bisognerà arrivare a loro e per farlo Rodriguez darà sfoggio di ogni suo tecnicismo per esaltare Alita in ogni sua forma.
Ciò che lascia più perplessi, sin dal principio è proprio il duo Cameron –Rodriguez . E le perplessità vengono palesate proprio dalla gestione dei tempi e della narrazione. Perché basilarmente troviamo le peculiarità di ambedue i cineasti, i quali sono in netto contrasto giacché qui siamo di fronte all’ultimo Cameron (non a quello di Terminator , per intenderci). L’estetica da B movie di Rodriguez ha vita a sé stante e detta perfettamente il suo ritmo. Il quale viene tuttavia brutalmente interrotto dalle scelte narrative di James Cameron che appaiono prolisse e pretestuose in molti casi, come la gestione del finale aperto.
Al netto di queste storture, Alita-Angelo della Battaglia è un film pregno di contenuti latenti molto interessanti sublimati dalla sempre perfetta regia di Rodriguez ma allo stesso tempo di contenuti manifesti che vengono solamente accennati, senza approfondire mai la discussione eventuale del caso. Inutile discutere del comparto visivo, praticamente perfetto e curato sebbene non brilli di originalità . Cameron ha parlato di Alita-Angelo della Battaglia come primo capitolo di un possibile franchising. Il sequel già si sta lasciando attendere.