Luca Guadagnino ha fatto molto discutere con la sua personalissima interpretazione di Suspiria.
Nè un remake, nè un reboot, ma un’opera ispirata dallo sconvolgimento emotivo che il regista provò nel vedere il capolavoro di Dario Argento. Suspiria, quello del 2019, è un’opera con tratti autoriali molto marcati. Guadagnino ha operato delle scelte registiche e narrative orientate ad una rivisitazione dei motivi dell’originale. Discostandosi parecchio dalla ricchezza e ferocia cromatica di Suspiria, ha creato un’atmosfera completamente differente, che esplora un lato diverso dell’orrore.
Mentre Dario Argento usò il pretesto della scuola di ballo per creare un clima misterico e magico, Guadagnino approfondisce molto il tema della danza, regalandoci alcune sequenze davvero memorabili, e in questo marcando davvero la distanza dall’autentico Suspiria. La danza, in senso labaniano, è la forma espressiva più primitiva e potente del corpo umano. Attraverso essa avviene la ricongiunzione con il nostro lato più profondo, dionisiaco. La danza quindi è intesa come controllo e identificazione delle nostre forme arcaiche. Questa concezione del movimento, oltre che nel vibrante sabba finale, ci è spiegata meravigliosamente nella sequenza della morte di Olga. Con un montaggio incrociato a regola d’arte la protagonista, come una bambola vudù animata, detta alla vittima i movimenti della sua danza letale, controllandone quindi il destino.
Ovviamente ciò si riflette sulla colonna sonora.
E qui siamo di fronte a due giganti, la cui caratura regge benissimo l’arduo compito di firmare le partiture del sospiro. I Goblin collaborarono con Dario Argento per le colonne sonore di diverse pellicole. Tenebre e Non ho sonno tra le meno note; Profondo Rosso e Suspiria diventate praticamente leggendarie. Thom Yorke invece è nuovo come compositore di colonne sonore, essendo alla sua prima esperienza: non per questo però la musica che ha scritto per Suspiria è meno bella e centrata.
Ovviamente Guadagnino, avendo virato verso un horror più concettoso e corporale, ha avuto bisogno di una colonna sonora capace di essere ispirazione e metronomo delle vertiginose coreografie. La sequenza di Volk, in cui il corpo di ballo inscena il ritualistico balletto, è accompagnata da un lungo brano strumentale. Come il main title, Suspirium, è costruito su un ostinato che per sei minuti si ripete praticamente sempre uguale a se stesso. Il carattere ritmico di Volk è determinato proprio in termini di successione e reiterazione di questa struttura, e allo stesso tempo viene disperso dall’ossessiva ripetizione del piede pirrichio.
Il ritmo diventa il motore dei passi di Volk, in cui tutta l’atmosfera iniziatica e delirante si concentra in una spettacolare danza. Ritmo che si estende anche alla grammatica cinematografica, dettando il tempo al montaggio, esso stesso ritmo. In questa sequenza è certamente più concitato, quasi schizofrenico. Inoltre l’ostinato è in un metro irregolare, 5/4, che ha l’effetto di spostare sempre in avanti il battere, cioè l’accento forte di una misura musicale, rispetto a quella che è l’aspettativa dell’orecchio e della sua zona di comfort. Questo aumenta l’effetto di sospensione del ritmo che contribuisce al carattere straniante di Volk.
Anche i Goblin fanno uso di un ostinato.
Un arpeggio della celesta viene ripetuto in tutto il celeberrimo main title di Suspiria, sul quale progressivamente si aggiungono il synth, la voce di Claudio Simonetti, la chitarra, il basso e le percussioni. L’effetto dell’ostinato qui però è inverso a quello ottenuto da Yorke. L’ipnotica ripetizione dell’arpeggio in tre e l’utilizzo di suoni evocanti una certa atmosfera quasi sospendono l’accentazione, creando quella sorta di diabolico carillon ben impresso nell’immaginario di tutti. Suspiria è un vero e proprio gioiello del progressive rock italiano, votato ad una sperimentazione sonora importante, e quindi anche in questo senso si riallaccia alla partitura del frontman dei Radiohead.
Infatti sia i Goblin che Thom Yorke si spingono ad inserire nella tessitura sonora rumori ed effetti perfetti per le scene che devono musicare, che tentano di mimare l’effetto sonoro del sospiro di terrore. Se però da un lato i Goblin si rifanno a timbri tipici del progressive, di stampo quasi colto come la celesta e il clavicembalo, Yorke si indirizza verso una sperimentazione puramente elettronica. Ciò permette a Yorke di declinare le stesse forme musicali in intenzioni differenti, proprio come l’ostinato tastieristico di Suspirium che giunge alle oscure elucubrazioni di Volk.
Due modi lontani di intendere l’horror, due diversi mondi musicali.
Nonostante Yorke abbia dichiarato di non essersi ispirato al lavoro dei Goblin, è possibile rintracciare degli elementi in comune nelle due colonne sonore. In questo sicuramente Suspiria si conferma un omaggio ad un’atmosfera più che un suo rifacimento. Un mito a cui Guadagnino, e Thom Yorke, hanno saputo apportare il loro ambizioso e riuscito contributo.