“Perché non è già tutto scomparso?” il disco dei Deerhunter, registrato interamente nel deserto texano, si risponde da solo
Deerhunter; a che punto sono? Dopo poco più di tre anni dall’uscita di Fading Frontier (2015), Bradford Cox e soci ritornano con quello che può essere considerato il suo seguito spirituale. Un disco maturo, un evidente segno dell’evoluzione artistica del gruppo in tutti i suoi aspetti: “Why Hasn’t Everything Already Disappeared?”.
“Perché non è già tutto scomparso?” recita il titolo. I Deerhunter sono infatti riusciti ad arrivare all’ottavo album in studio, attraversando ovviamente varie fasi stilistiche. Non sono più i Deerhunter di Cryptogram, quelli puramente (post-) punk, e neanche quelli del capolavoro che li aveva consacrati, Halcyon Digest.
Sono i nuovi Deerhunter: musicisti con quasi quindici anni di esperienza alle spalle, che hanno sperimentato e spaziato tra i generi, rimanendo comunque nell’ambiente indipendente ma riuscendo a fuggire sempre la banalità e la monotonia, e il loro ultimo lavoro ne è la prova.
Definito dallo stesso Cox come “un’elegia per l’ecologia”
L’album, aperto dalla velata malinconia di “Death in Midsummer“, scorre velocissimo fino a più della metà della sua durata fino a chiudersi con quello che è sicuramente il brano migliore, nonché il più nostalgico tra tutti,“Nocturne”.
Il quadro appare perfettamente amalgamato ed uniforme, grazie anche alle canzoni di transizione (Greenpoint Gothic, Détournement, Tarnung). L’unico suo neo è forse quello di non avere singoli particolarmente potenti, d’impatto.
Come accennato prima, vengono riprese le sonorità pop e “accessibili” di Fading Frontier mescolandole con le “care vecchie influenze” noise e psichedeliche, in modo particolare negli intermezzi strumentali, incastrando perfettamente i dieci pezzi del disco.
Merito anche dell’ottima produzione, ad opera di Cate Le Bon e del gruppo stesso: piena ma pulita, ben scandita, definita e tanto interessante a livello di percussioni e voce quanto forse poco varia per quanto riguarda i suoni delle tastiere (ad eccezione di un paio di tracce).
In alcuni pezzi ritornano addirittura le voci doppiate o filtrate e le acustiche sovrastate da pesanti distorsioni tipiche dei primi Deerhunter e di quel Halcyon Digest che tanto ci era piaciuto. Gli arrangiamenti sono efficaci e stratificati, orchestrati magistralmente senza risultare ripetitivi.
Why Hasn’t Everything Already Disappeared? è comunque un ottimo disco, coerente e coesivo, che testimonia il percorso della maturità artistica della band di Atlanta, riaffermando a chiare lettere l’efficacia del loro approccio alla composizione.