In un clima di forti tensioni tra il mondo dell’arte e la classe politica italiana, Marco Giallini non usa mezzi termini per dire la sua sul perbenismo italiano. In Italia infatti, e soprattutto in politica, «si fanno polemiche molto idiote». Marco Giallini invece, neanche sul lavoro si è mai fatto grossi problemi di “moralità”. Non ha mai scelto il ruolo in base al messaggio etico legato al suo personaggio. Contro Rocco Schiavone – ruolo interpretato per l’omonima serie – sono sorte infatti varie polemiche, alle quali Giallini risponde in un’intervista per il Corriere della Sera.
«Considero stupide le polemiche sul rischio di emulazione dei personaggi negativi. Se uno prende una pistola non è per colpa di un film. Si fanno polemiche molto ipocrite. A me hanno rotto le palle perché Rocco Schiavone si fa le canne. Cioè, è pieno di gente che prima pippa cocaina e poi alza il dito per giudicare una canna.»
Giallini mostra di avere le idee chiare sul cinema e sul suo modo di essere un attore. Racconta di fare pochissimi provini; li sceglie solo se si è innamorato di un ruolo. E Giallini, non fa distinzioni con i ruoli troppo cattivi, troppo viscidi o troppo cruenti. Guarda caso, l’unica serie tv americana di cui si è veramente innamorato èBreaking Bade il suo preferito è – prevedibilmente – W. W.: Walter White, un personaggio grandioso ma certo di dubbia moralità.
E la scelta dei ruoli sembra funzionare soprattutto in amore.
«A Mantova, durante un evento per la fiction Rocco Schiavone, sono intervenuti i carabinieri. Mi hanno messo in guardia perché c’erano millecinquecento indiavolate di tutte le età. Io ho preso il microfono e le ho salutate: “Pensate se fossi stato pure bello!”. Credo che i ruoli che ho interpretato abbiano molto influito sul mio successo tra le donne. Tutta colpa di Freud, Schiavone… Richard Gere diceva: “Se John Travolta non avesse rinunciato a interpretare American Gigolò e Ufficiale e gentiluomo girerei ancora ruoli secondari e non mi noterebbe nessuno”».
Giallini, il Dottor Divago, passa dalle canne, al ricordo commosso della moglie, al cinema.
Dell’intervista resta un esplosivo e divertente groviglio di parole, sparate a zero da Marco Giallini su tutto. Risulta ovvio il motivo del suo soprannome: “Dottor Divago”: «Inizio un discorso, lo apro, mi entusiasmo, non lo chiudo e poi, con la stessa frenesia, cambio argomento». In sintesi ecco le sue idee in fatto di cinema: «Il cinema è ridere e piangere stando accanto a persone che non conosci». I migliori attori italiani sono secondo lui Toni Servillo, Pierfrancesco Favino e Massimiliano Gallo. Stima i Vanzina, ma i cinepanettoni non sono roba per lui. Riguardo ai film che preferisce, condivide l’opinione di Federico Fellini per cui: «Se davanti a una pellicola ti viene da pensare a queste cose – inquadrature, carrelli, intonazioni – vuol dire che il film è sbagliato.